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Carini- Khelif, doveva essere un incontro di boxe, è diventato un lungo comizio contro il genere

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Imane Khelif, la pugile 'incriminata', a destra il premier, come preferisce essere chiamar, Giorgia Meloni (Ansa)
Imane Khelif, la pugile "incriminata", a destra il premier, come preferisce essere chiamar, Giorgia Meloni (Ansa)

Doveva essere solo un incontro di boxe. Olimpico, ma di boxe. L’hanno trasformato in un comizio politico sul genere, una battaglia tra destra e sinistra,  tra uomini e donne, cromosomi e ormoni, giusto e sbagliato, con acuti da comizio di Vox o da marcia Pro Vita. 

Buona gara Imane. Grazie di tutto Angela. Sarebbe dovuto finire così, “citius, altius, fortius, communiter”, “più veloce, più in alto, più forte e insieme” secondo il più antico motto olimpico, l’incontro di pugilato femminile categoria welter andato in pedana ieri a Parigi alle 12.20. E’ finito invece dopo 36 secondi con l’azzurra Angela Carini in ginocchio dopo il primo affondo che alza il braccio e chiede il ritiro: “Scusate ce l’ho messa tutta, l’ho fatto per mio padre, sono salita sul ring per combattere ma quel primo pugno mi ha fatto troppo male”. Sicuramente hanno pesato sulle spalle di Angela tre giorni di polemiche assurde, sbagliate, strumentali che hanno acceso la politica italiana e schierato destra contro sinistra mobilitando associazioni e testimonial sulle questioni di genere.

Una incredibile campagna sul genere

Proprio così: Libano, Israele, Iran, Gaza, il Medioriente è in fiamme, l’escalation scongiurata ma dietro l’angolo e la stampa di destra, vicina al governo, sta orchestrando da giorni una incredibile campagna sul genere, anzi, contro il tema del genere per trascinare i giochi olimpici nel fango di una polemica che non è neppure politica, contro Macron e le politiche inclusive e liberali del suo governo. Libero ieri ha dedicato le prime cinque pagine del giornale al caso Imane Khelif, la pugile donna algerina con un bagaglio di ormoni maschili superiori alla media che il Comitato olimpico fa gareggiare con le donne, tra le donne.   L’avversaria era Angela Carini, atleta azzurra, 25 anni, diventata suo malgrado testimonial di una scrupolosissima battaglia per la difesa del genere. “Il nostro sport è ai confini della realtà, la biopolitica è comparsa sul ring di Parigi” ha scritto il direttore Mario Sechi che ha dedicato al tema l’editoriale. “Il Pd fa a pugni con le donne” il titolo a tutta pagina in prima . Non sono stati da meno in questi giorni La Verità e il Giornale che dal giorno della cerimonia inaugurale dei Giochi e il tableau vivant citazione dell’Ultima Cena con drag queen e altre variopinte figure del burlersque attaccano ogni giorno le Olimpiadi francesi per attaccare Macron. A destra non hanno ancora digerito che l’inquilino dell’Eliseo sia riuscito a fermare l’avanzata delle destre. In Francia. E poi in Europa.“Olimpiadi, sempre peggio” è il refrain di questi giornali.

Anche Meloni si schiera  

Così ieri è sembrato normale che Giorgia Meloni reduce da sei giorni in Cina, prima visita di Stato a tu per tu con  Xi Jinping con il Medioriente in fiamme, appena arrivata a "Casa Italia”, il salotto degli atleti italiani, abbia ritenuto primario dichiarare sulle questioni del genere. “Non sono d'accordo con la scelta del Cio - ha attaccato Meloni – i livelli di testosterone nel sangue dall’atleta algerina non rendono equa in partenza la gara. Bisogna fare attenzione a non discriminare nel tentativo di non discriminare. Da anni spiego che alcune tesi portate all'estremo rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne”. In pratica l’algerina Khelif è un danno per l’italiana Carini. Mentre la premier dichiarava in linea con le tesi esposte da Mario Sechi su Libero, succedeva che Carini si ritirava.  “Mi spiace ancora di più – ha concluso la premier - mi ero emozionata quando ieri ha scritto che avrebbe pensato solo a combattere”. Gli artefici della campagna stampa adesso hanno anche la vittima da issare sull’altare della comunicazione politica. A ruota, infatti, ministri e parlamentari, persino l’associazione “Giornaliste italiane” molto vicine a Meloni, hanno iniziato ad inondare redazioni ed agenzie sullo “scempio” della boxeur algerina messa all’indice e mostrificata nel peggiore dei modi e sulla discriminazione “subita” da Carini.

La lezione dell’Algeria

Finisce che dobbiamo prendere lezioni di diritti anche dall’Algeria. “Mi spiace per quanto è successo,  adesso voglio andare avanti il più possibile e vincere l’oro” ha detto Imane Khelif, sostenuta da tutta la squadra, dal Comitato olimpico algerino che ha volutamente ignorato ogni questione legata al genere, anche lei con i suoi supporter prestigiosi come il centrocampista del Milan Ismail Bennecer. Che lezione dal paese africano. Sono tre giorni che noti influencer battono la gran cassa sui livelli ormonali dell’atleta algerina che nell’ordine è stata definita “transessuale”, “transgender”, “cambio di sesso già avvenuto”. Pura disinformatia alimentata dai tweet di Salvini, Vannacci (“uomo boxa contro donna, è la fluidità di genere”) e ieri anche Elon Musk (“no uomini contro donne”).  

Intersex

La questione è nota: Imane Khelif, la pugila algerina, è un’atleta classificata “intersex”. Secondo l’Istituto superiore della Sanità si tratta di un termine-ombrello che comprende tutte le variazioni innate (cioè dalla nascita) nelle caratteristiche del sesso: cromosomi sessuali, ormoni sessuali, i genitali esterni o i componenti interni dell’apparato riproduttivo”. Insomma, Imane è nata donna, è sempre stata donna, non ha mai cercato operazioni o avviato percorsi trasngender. E’ solo una ragazza con un livello di testosterone più elevato di quello medio di una donna. Possiamo tentare un paragone. Ricordate i piedi pinnati di Phelps? Misura 47 e flessibilità di 15 gradi superiore agli altri atleti. Era fatto così Phelps, con delle vere e proprie pinne al posto dei piedi, ma nessuno gli ha mai contestato nulla. Ismael è nata a Tiaret sui monti dell’Atlante 25 anni fa. Ha sempre gareggiato, da quando ha sedici anni, finchè ai mondiali in India nel 2023 la Iba (International boxing association) e il suo presidente Umar Kremlev, fraterno amico di Putin, l’hanno squalificata proprio una volta giunta in finale contestando il livello di testosterone più alto della media. Nel frattempo la Iba è stata chiusa (la gestione Kremlev è stata discutibile sotto tanti punti di vistas) e le valutazioni sono passate sotto l’ombrello del Cio che su questo tipo di atleti è molto più tollerante ed inclusiva. Nessun problema insomma per qualche ormone in più. Ci sono altri casi. Il più noto è quello della mezzofondista Caster Semenya, medaglia olimpica negli 800 metri piani a Londra e a Rio. E quello di un’altra pugile Lin Yu ting, anche lei ammessa dal Cio.

La “fuga” di Angela

E’ chiaro che Angela Carini dopo quattro, cinque giorni in balia di questo scontro politico cercato, voluto, soprattutto becero, ha pagato un prezzo.  Molto esplicito un post sui social di Mario Berruto, ex ct dell’Ita volley femminile.  “Eminenti influencer che vi siete prodigati a spiegare ad Angela Carini ‘'Ti farai male, ti picchierà un uomo’, ci siete riusciti: Angela è salita sul ring con un menhir sulle spalle. La Russa l’ha invitata al Senato? Giusto, ma per chiederle scusa”.

Vladimir Luxuria, una trans che ha trovato il proprio posto nella vita (ex parlamentare ora è conduttrice tv) dopo aver ingoiato offese e umiliazione, attacca le “polemiche strumentali che hanno “inquinato la gara”. Non solo: è da ancora prima che iniziassero i Giochi che si è tentato di strumentalizzarli.  “Prima la polemica fake sull’ultima cena, che in realtà era il banchetto degli dei. Poi la campagna che hanno fatto con le donne nuotatrici, col costume intero, con la scritta tra le gambe ‘non sono un ragazzo’ e infine l'incontro di boxe. Sono diventati tutti allenatori, mister e coach. Tutti sono esperti di gare olimpiche e regolamenti”.Prima Salvini con la fake news dell'atleta trans e poi Meloni che non ha visto l’incontro”. Ogni gesto di quei 46 secondi, tanto è durato l’incontro,  a cominciare dal pugno che ha spinto Carini a ritirarsi “sia stato caricato dallo stress e dalle frustrazioni di questi giorni”.

La fuga e il bacio omosex

Quindi grazie Angela che ce l’hai messa tutta e hai gareggiato con addosso il peso di una battaglia che non ti  riguarda, non hai scelto e non ti appassiona. E’ chiaro che il ritiro dopo una manciata di secondi è una fuga da qualcosa che era diventato altro e diverso da un incontro di pugilato. E buon torneo Imane. In carriera l’algerina ha vinto 9 incontri e persi cinque.

Ma oggi dovremo leggere altri titoli spazzatura. Su questo e altro pur di attaccare le olimpiadi parigine. Ad esempio: è vero che gli atleti del Triathlon hanno vomitato dopo la gara. Ma non è detto che sia “colpa della Senna inquinata”. In quella gara lo sforzo fisico è talmente intenso che il vomito a fine gara è spesso e volentieri un previsto effetto collaterale. E chissà se leggeremo polemiche anche sul bacio omosex a favore di telecamere tra Alice Bellandi che appena conquistato l’oro nel judo è andata, con la bocca ancora insanguinata, a baciare la sua compagna. “Il nostro è amore, la gioia immensa, mi spiace sia visto in modo strano” ha detto poi Bellandi. La premier Meloni era li, a pochi metri. Intersex, omosex, esiste una gamma di variazioni piuttosto numerosa. Il mondo, la vita, gli affetti non sono quasi mai un rassicurante binario ma un meraviglioso casino.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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