Migranti e diritti. La nuova proposta in Parlamento è lo ius scholae
Il dramma dei profughi ucraini in fuga dalla guerra in arrivo in Italia. Si torna a parlare di legge sulla cittadinanza
Mentre migliaia (anzi, milioni) di profughi ucraini in fuga dalla guerra e dall’invasione premono alle porte dell’Europa e chiedono asilo alla Ue e anche al nostro Paese, come vedremo, con una risposta, per una volta, all’altezza dei tempi, torna all’improvviso ad accendersi il dibattito sulla cittadinanza agli immigrati nati in Italia. Il relatore e presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera, Giuseppe Brescia (M5S) ha presentato una proposta di testo unificato in commissione, ma che – a differenza dei pronostici – non punta sullo ius soli (storica rivendicazione della sinistra) ma sullo ius culturae o ius scholae. Si punta, infatti, esclusivamente su questo, lo ius scholae, cioè il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri legato a un percorso scolastico. Il testo prevede, in particolare, che i figli di genitori stranieri nati in Italia o arrivati entro il 12esimo anno d'età e che abbiano frequentato almeno cinque anni di scuola, oppure uno o più cicli scolastici, potranno avanzare la richiesta di cittadinanza attraverso i genitori, ove questi siano "legalmente residenti in Italia" (cioè dotati, a loro volta, di diritto di cittadinanza).
La relazione del presidente di commissione Brescia e le motivazioni per lo ‘ius scholae’
A trent'anni di distanza dall'approvazione della legge 91 del 1992 (detta anche legge Martelli), "il legislatore - sottolinea Brescia - deve prendere atto delle profonde trasformazioni avvenute nella società italiana e aggiornare le norme in materia di cittadinanza". "Nel testo proposto non c'è lo ius soli", specifica il deputato M5S nella sua relazione per prevenire il fuoco polemico della destra. Ma anche in questo caso, cioè di un diritto alla cittadinanza ‘attenuato’, è sempre un tema che divide le diverse anime della maggioranza, schierate su sponde opposte. Si va da un 'no' secco del centrodestra a una spinta, invece, per la cittadinanza agli stranieri nati in Italia da parte del Pd di Enrico Letta. E in mezzo si colloca proprio la proposta del deputato pentastellato. Proposta che - riflette lo stesso Brescia - "punta a introdurre in maniera puntuale una nuova fattispecie orientata al principio dello ius scholae, con una scelta di fiducia non solo negli stranieri che vogliono integrare i loro figli, ma nel lavoro della comunità didattica, nella dedizione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti che in classe costruiscono la nostra Repubblica e insegnano i valori della nostra Costituzione". E non solo.
Brescia ricorda anche i "diversi ampi tentativi di riforma, tutti rimasti incompiuti", nelle diverse legislature, in commissione a Montecitorio, "con l'unico risultato - ammonisce nella relazione - di illudere e deludere centinaia di migliaia di giovani. Sono figli di stranieri che studiavano e studiano con i nostri figli e hanno visto le loro vite condizionate dall'assenza di una minima legge di civiltà". "Nel frattempo - dice ancora Brescia - si è però intervenuti sulla materia con decretazione d'urgenza all'interno di provvedimenti legati alla sicurezza e all'immigrazione. È proprio da questi temi che va sganciato un dibattito razionale su una nuova legge della cittadinanza, mettendo al centro invece il ruolo della scuola come potente fattore di integrazione". L'iter dei lavori sullo 'ius scholae' è partito, quindi, a partire da ieri in commissione Affari costituzionali a Montecitorio.
Il dibattito in commissione. La contrarietà della destra e il favore del Pd (scavalcato dai 5s)
Una "proposta di legge fondamentale per le politiche di integrazione del nostro Paese e che coinvolge circa un milione di giovani", afferma Vittoria Baldino, capogruppo pentastellata nella stessa commissione. "Si tratta - sottolinea - di un testo unificato, sintesi di tre proposte di legge promosse da Leu, Forza Italia e Pd e che vede Brescia come relatore. Non si tratta di 'ius soli'. In questo modo si riconosce l'importante valore della scuola, fondamentale per il processo di integrazione". Non è d'accordo Maurizio Gasparri che da Forza Italia (di cui però rappresenta l’area e l’anima filo-leghista e di destra, non certo quella liberal e moderata, infatti una delle proposte di legge in commissione è di Renata Polverini ed era proprio un ius culturae) avverte: "Leggi demagogiche sulla cittadinanza non saranno mai approvate. Inutile che il Pd si affanni in vani tentativi di portare avanti alla Camera un testo comunque viziato da una impostazione ideologica sulla quale non ci sarà mai alcun accordo. Ribadiamo quanto detto per altre questioni: le priorità per il Parlamento sono tante e sono altre, non certo una legge sulla cittadinanza. La sinistra si rassegni”.
Anche la Lega, ovviamente, si mette di traverso. “Altro che Ius scholae – dice il leghista, vicinissimo a Salvini, Igor Iezzi, a sua volta membro della commissione Affari costituzionali - Questo è uno Ius soli mascherato. Il solito cavallo di Troia per allargare le maglie del riconoscimento della cittadinanza italiana. Pd e 5s evitino di ingolfare i lavori della commissione con un provvedimento che non passerà mai. Se non se ne sono ancora accorti, c'è una guerra in Ucraina e il costo stratosferico delle bollette a cui pensare”. Un modo per buttare la palla in tribuna.
Di tutt’altro parere, ovviamente, è il Pd, che pure aveva presentato diverse proposte di legge in materia, ma più puntate sullo ius soli vero e proprio e che, stavolta, si trova scavalcato dai 5s: “È una buona notizia che oggi alla Camera si sia riaperta la strada per avere finalmente una nuova legge sulla cittadinanza. Faremo di tutto per farla passare e perché sia la più avanzata possibile'' dice il deputato del Partito democratico Matteo Mauri, ex vice ministro dell'Interno.
''Apprezziamo che il Presidente Giuseppe Brescia - prosegue Mauri - abbia presentato in Commissione un testo base che riprende alcune proposte depositate che riteniamo molto utili. Questa è l'ultima occasione per approvarla entro la fine di questa legislatura. Il Pd sta lavorando da sempre per questa norma di civiltà. Il Segretario Letta l'ha messa tra le assolute priorità il giorno della sua elezione. Non sarà facile perché sappiamo qual è il clima politico e l'opposizione ideologica di alcuni partiti. Ma noi siamo assolutamente determinati e confidiamo nella forza dei nostri argomenti e nella sintonia che c'è nella società''. Insomma, il Pd si adegua e perde la primazia sull’argomento, diventato da oggi ‘terreno di caccia’ dei 5Stelle, mai stati, peraltro, particolarmente entusiasti ai diritti dei migranti tanto che, nel primo governo gialloverde, avallarono tutti i decreti sicurezza di Salvini, ma ansiosi di rifarsi una verginità, al netto di un ‘progressista’ pentastellato ‘vero’ come il presidente della commissione Brescia.
Cosa è, nel concreto, la proposta Brescia
"Il minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia" e che "abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici" o percorsi di istruzione e formazione professionale "acquista la cittadinanza italiana" prevede il testo unificato della riforma della Cittadinanza presentato in Commissione Affari costituzionali dal presidente della Commissione e relatore Giuseppe Brescia (M5s) che ha sottolineato illustrando il testo che non si parla di ius soli.
La Cittadinanza, prevede ancora il testo, "si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell'interessato, da entrambi i genitori legalmente residenti in Italia" all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, da annotare nel registro dello stato civile. "Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, l'interessato può rinunciare alla Cittadinanza italiana se in possesso di altra Cittadinanza". Qualora i genitori del minore, pur essendoci i requisiti per chiedere la Cittadinanza italiana per il figlio non la abbiano richiesta, "l'interessato acquista la Cittadinanza se ne fa richiesta all'ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età".
Il testo Brescia è il testo unificato di tre proposte di legge finora discusse in commissione.
Le altre proposte depositate e la legge attuale
Finora in commissione Affari costituzionali della Camera erano stati presentati tre testi sul diritto a richiedere la cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri. I testi spaziano dal riconoscimento dello ius soli al piu' 'moderato' diritto allo ius culturae. La prima proposta e' a firma Laura Boldrini, un'altra proposta e' stata presentata dal dem Matteo Orfini e l'ultimo testo recava la firma della deputata di Forza Italia Renata Polverini. Ma l'iter parlamentare si e' piu' volte interrotto, fino ad essersi definitivamente arenato per la netta contrarieta' delle forze di centrodestra e le perplessita' esistenti anche all'interno delle forze di centrosinistra. Il testo base di Brescia, punta solo sullo ius scholae, ovvero il riconoscimento della cittadinanza italiana per i minori stranieri legato a un percorso scolastico.
La legge attualmente vigente (5 febbraio 1992, n. 91) prevede lo ius sanguinis, in base al quale il figlio nato da padre italiano o da madre italiana e' italiano. I cittadini stranieri, tuttavia, possono acquistare la cittadinanza italiana se risultano essere in possesso di determinati requisiti. Innanzitutto, la cittadinanza puo' essere concessa per matrimonio (i casi sono espressamente specificati dalla legge); in secondo luogo, puo' essere acquisita per 'residenza italiana', ma con limiti ben definiti e, infine, lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore eta', puo' dichiarare di voler eleggere la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data. L'ordinamento italiano riconosce quindi anche il criterio alternativo dello jus soli, pur prevedendolo solo in via residuale e casi limitati.
Ucraini in Italia: potrebbero arrivare in 800 mila
Parlando invece della questione delle migrazioni legate alla guerra in corso, va detto che se già oggi, in Italia, ci sono e vivono 248 mila ucraini, mille profughi sono già arrivati, per lo più donne e bambini, quasi tutti diretti a casa di familiari o amici che nel nostro Paese vivono e lavorano e l'associazione Italia-Ucraina stima in 800-900 mila i profughi che potrebbero cercare rifugio nel nostro Paese, ma è impossibile prevedere quanti saranno coloro che nelle prossime settimane potrebbero arrivare.
Il piano di accoglienza del Viminale
Il Viminale, al momento, ha predisposto un piano di accoglienza per 16mila posti nelle strutture destinate ai migranti, 13mila nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e 3.000 nella rete Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) quest'ultimo decisamente più adatto visto che - almeno per ora - a cercare rifugio sono soprattutto anziani, donne e bambini. A giudicare dalle previsioni fatte da Unhcr e Nato - che parlano di 5-6 milioni di persone in fuga dall'Ucraina - i posti potrebbero però essere del tutto insufficienti, ma - spiegano fonti del Viminale - si tratta solo del primo step di un piano impossibile da definire nei numeri e che conta molto sul lavoro nei territori dei prefetti e sulla gara di solidarietà che si sta già registrando.
La più grande comunità ucraina d’Europa
Il fatto è che l'Italia conta la più ampia comunità ucraina d'Europa, quasi 250 mila persone, la maggior parte delle quali residenti in Lombardia, Emilia Romagna e Campania. E' dunque prevedibile che migliaia di profughi arrivino nel nostro Paese ma già con un indirizzo dove andare, trovando ospitalità a casa di familiari e amici. Una soluzione di certo preferibile ai centri di accoglienza. Ma ovviamente si porrà il problema del loro mantenimento. Toccherà allo Stato, attraverso i Comuni o alla rete di enti, associazioni, volontariato, mettere a punto un piano per provvedere ai pasti, o con l'allestimento di mense o in alternativa con la distribuzione di buoni spesa, all'assistenza sanitaria, e successivamente all'iscrizione a scuola dei bambini, ai corsi di italiano, a quelli di formazione e lavoro per gli adulti.
La direttiva della Ue sull’accoglienza profughi
Ieri a Bruxelles la Ue ha varato la direttiva di accoglienza temporanea che prevede in automatico il riconoscimento della protezione internazionale per un anno (rinnovabile) a tutte le persone che provengono dalle zone di guerra che non dovranno dunque presentare alcuna richiesta di asilo da passare al vaglio delle commissioni territoriali. Riceveranno il documento e potranno circolare liberamente in Europa. Non è dunque prevista alcuna ripartizione in quote di accoglienza per i 27 stati membri dell'Europa visto che i profughi saranno liberi di muoversi e di scegliere il Paese in cui andare a raggiungere amici e parenti. Alla riunione dei ministri dell'Interno di giovedì a Bruxelles era presente anche la ministra Luciana Lamorgese che oggi relazionerà invece sul piano di accoglienza al Comitato Schengen.
Il censimento delle strutture dei prefetti
I prefetti nel frattempo si stanno già muovendo con un censimento di tutte le strutture che potrebbero eventualmente essere disponibili qualora - come è molto probabile - la richiesta di posti per sistemare chi non ha dove andare dovesse andare oltre i 16 mila posti previsti: si valutano anche gli alberghi Covid, al momento in disuso, ma anche tutte le strutture ricettive che non hanno mai riaperto dopo l'emergenza Covid. Alle prefetture anche il compito di gestire l'enorme quantità di aiuti umanitari che si sta registrando in tutta Italia.
I controlli anti-Covid sui profughi
Il ministero alla Salute sta lavorando sui controlli anti Covid dei profughi. L'idea è di fare un tampone a tutti al di là del loro stato vaccinale ma visto che gli ingressi sono difficilmente controllabili, si farà un invito a tutti coloro che arrivano dal Paese sotto attacco della Russia a fare il test. Dal primo marzo agli gli stranieri basta rispettare le condizioni del Green Pass base (guarigione, vaccino o tampone) per entrare in Italia. Per gli ucraini dunque verrebbe fatta un'eccezione, cioè si chiederebbe sempre il test. Si tratta di una decisione che non cambierebbe molto le cose, visto che in Ucraina il vaccino è molto poco diffuso, solo il 35% dei cittadini hanno concluso il ciclo. L'indicazione che arriva dal ministero della Salute è quella di far osservare 5 giorni di quarantena a chi arriva e di provvedere subito a tamponi e vaccini. Sperando che basterà.