[Il retroscena] Via le accise sulla benzina e i vitalizi, estensione del reddito di inclusione e "lotta" all'Ue: ecco il programma del governo Salvini-Di Maio
Il segretario della Lega vuole coinvolgere il M5s in un governo che duri un anno e prepara proposte concrete: via le accise sulla benzina, giù le tasse e allargamento del Reddito di inclusione, che assomiglia al Reddito di cittadinanza promesso dai Cinquestelle. Entrambi vogliono chiedere più flessibilità in Europa e che Bruxelles aiuti a gestire il fenomeno dell'immigrazione. "Disponibili al confronto con tutti", conferma Di Maio, che continua però a preferire l'idea di un asse col Pd. Ma sulle Camere è accordo tra i "populisti"
Prima di tutto l’accordo sulle presidenze delle Camere: una alla Lega e un’altra al Movimento 5 stelle. Poi, conquistate seconda e terza carica dello Stato, i partiti di Matteo Salvini e Luigi Di Maio potrebbero cominciare a parlare anche di altro. Il leader del fu Carroccio si è preso il centro della scena politica e non passa giorno senza che partecipi ad una manifestazione pubblica o ad un evento, cerca di mantenere il protagonismo che gli è stato assegnato dagli elettori domenica scorsa. Ieri, alla scuola di formazione politica della Lega, ha confermato che la sua prima mossa è quella di trattare con “l’altra forza politica vincitrice” e di considerare l’accordo sulle presidenze di Montecitorio e di Palazzo Madama quasi chiuso coi pentastellati il viatico per costruire qualcosa d’altro.
Sette accise da cancellare
Ecco perché, giorno dopo giorno, sta mettendo sul piatto proposte che il Movimento fondato da Beppe Grillo non può non condividere. “Sarebbe un’opera di giustizia e trasparenza cancellare le sette accise sulla benzina al primo consiglio dei ministri. Pare che la guerra in Etiopia sia finita, non vedo perchè si debba pagare ancora per quella”, ha detto ieri. Sulle tasse, per esempio, tra leghisti e pentastellati non ci sono troppe distanze. Salvini ha promesso la flat tax, mentre Di Maio di abbassare le aliquote dell’Irpef, ma entrambi si sono impegnati per la riduzione fiscale. “Se qualcuno ritiene che bisogna aumentare le tasse o è un cretino o è in malafede, o è un cretino in malafede. Noi faremo l’esatto contrario, con la coalizione che ha vinto, il centrodestra, e con chi mette prima dei destini del partito e della poltrona l'interesse del Paese”, ha aggiunto il segretario della Lega. Ecco perché il tandem di economisti leghisti costituito da Claudio Borghi Aquilini e Armando Siri starebbe lavorando ad una proposta di “semplice” riduzione dell’aliquota più bassa, che non necessita nemmeno di grosse coperture.
Vitalizi, sempre quelli
Un altro segnale la Lega potrebbe darlo sui vitalizi. Per i Cinquestelle si tratta di una battaglia campale, mentre nel centrodestra ci sono forti resistenze, ma difficilmente, dopo il risultato elettorale, Forza Italia avrà la forza per opporsi ad un taglio del trattamento pensionistico per gli ex parlamentari. Il leghista non vuol sentir parlare di reddito di cittadinanza, bollato come una “misura assistenzialistica inutile che penalizza chi lavora”, ma potrebbe non opporsi all’allargamento delle platea di coloro che oggi percepiscono il Reddito di inclusione. Già perché il governo uscente ha approvato pochi mesi fa questa forma di sussidio rivolta a circa 400 mila famiglie in difficoltà, con un reddito annuale inferiore ai seimila euro e che consta in 485 euro mensili.
Piano Cottarelli
Salvini sa di avere dalla sua, rispetto al più giovane competitore, un numero di seggi in Parlamento superiore grazie all’alleanza con Fi e Fdi, un gap da colmare molto ridotto e, soprattutto, di avere una seconda chance: l’accordo col Pd. Di Maio, invece, non ha questa possibilità: il suo tentativo è one shot. “Il programma del centrodestra deve essere messo a disposizione del parlamento per vedere se qualcuno dice che viene prima l'interesse del Paese”, ha aggiunto Salvini. Sulle coperture delle prime iniziative un’intesa ci può già essere. Il cosiddetto Piano Cottarelli, scritto dall’economista e aspirante ministro Carlo, consente venti miliardi di risparmi nel giro di pochi anni, seppur con qualche sacrificio. Qualcosa d’altro sarà possibile recuperarlo stressando i rapporti con la Ue, dove il messaggio degli elettori italiani è arrivato chiaro e forte.
Contro questa Ue
Lega e M5s sono due partiti fortemente anti-europeisti e anche su questo tema il segretario del Carroccio lancia un amo: “Rileggevo ieri di uno, Galileo, costretto ad abiurare nel 1633, perché diceva che il sole è fermo e la terra si muove, perché allora si riteneva acquisizione irreversibile che la terra fosse ferma. Mi fa venire in mente Mario Draghi quando dice che l'euro è irreversibile.Non c'è nulla di irreversibile”, ha buttato lì ieri, citando per nome e cognome nientemeno che il presidente della Banca Centrale europea. Interessa sempre le regole Ue il sistema per l’accoglienza dei migranti che sia un partito che l’altro vogliono cambiare. Accetteranno i grillini di collaborare col centrodestra, aggregandosi al polo capitanato dalla Lega, anche solo per un governo della durata di dodici mesi, che traghetti il Paese verso un election day di spareggio tra un anno, insieme con le Europee? “I cittadini ci guardano”, scrive Di Maio sul blog delle stelle, auspicando che tutte le forze politiche “abbiano coscienza delle aspettative degli italiani”.
Che fare della Terza Repubblica
Il capo politico dei Cinquestelle ribadisce la disponibilità “al confronto con tutti per far nascere il primo governo della Terza Repubblica, la Repubblica dei cittadini”, scrive che “tutti abbiamo bisogno di un governo al servizio della gente” sottolineando che “c’è la concreta possibilità di un’occasione storica irripetibile per cambiare le cose e rimettere l’Italia nei binari giusti”. Quando dice così, però, il leader del Movimento pensa ad un governo guidato da lui stesso e appoggiato dal Pd. “Non se ne parla proprio, sarebbe una scelta contronatura e la fine del Pd”, ha chiuso però Matteo Orfini, presidente dem. Oggi la direzione del partito prenderà atto delle dimissioni di Matteo Renzi dalla segreteria, si discuterà di questa prospettiva, ma il braccio destro del Rottamatore chiama fuori il suo partito da tutto e dice di ritenere “normale” che le presidenze delle due Camere siano frutto di un accordo tra i due partiti vincitori. Per la cronaca i predestinati a ricoprire una delle prime cariche dello Stato sarebbero Roberto Calderoli o Giancarlo Giorgetti per le Lega e Danilo Toninelli, Roberto Fico o eventualmente Emilio Carelli per il M5s.
Un'altra legge elettorale
Oltre al risiko dei primi incarichi per far partire la legislatura, i due partiti “populisti” sono d’accordo sull’idea di tornare alle urne l’anno prossimo, ma con una legge elettorale diversa, forse, al contrario di quanto ci si aspetti, ancora più proporzionale. Il sistema tedesco votato a giugno del 2017 sia dagli uni che dagli altri potrebbe essere una buona base di partenza. In questo quadro di trattative c’è Forza Italia che sembra molto defilata. I principali esponenti forzisti sono letteralmente scomparsi da giorni e, come da indicazioni del loro presidente, lasciano che il segretario del Carroccio faccia le sue mosse. “Io rispetto i patti”, gli ha ribadito ancora due giorni fa il Cavaliere. Salvini e Berlusconi si vedranno fisicamente in settimana, ma l’ex premier sembra convinto che per sbloccare la situazione servirà un nome diverso da quello del segretario della Lega e che l’interlocutore da privilegiare dovrà essere il Pd, che lui considera “più affidabile”.
Il programma suggerito dai vescovi
In questa direzione sembra andare l’invito che ieri ha lanciato Avvenire. Il quotidiano dei vescovi, con un editoriale del direttore, chiede “governo di tregua, utile perchè di tutti, dall’orizzonte limitato e dal programma essenziale”, che non coinvolga solo Lega e M5s, ma anche tutti gli altri, compreso il Pd. Il programma? “Fisco, welfare e nuova legge elettorale”. Si può fare? Al Quirinale sembrano convinti di sì.