[Esclusiva] Paolo Mieli: "La sinistra è malata, il Pd unico partito legittimato da primarie. Pisapia? Faccia le sue"
Intervista a tutto campo: dalla fronda interna ai tentativi dell'ex sindaco di Milano per la ricomposizione di un centro-sinistra allargato. Ecco le sfide davanti al segretario Pd Matteo Renzi
Dalla direzione PD emerge un nuovo scoglio per Renzi: la saldatura della fronda tra Franceschini e Orlando. Come se ne esce?
"Innanzitutto mi colpisce il fatto che per la prima volta dopo molti anni questa direzione è chiusa: hanno capito anche loro che l'apertura dei lavori in diretta streaming è uno strumento retorico che impedisce un vero dibattito perchè tutti in pubblico dicono delle cose ma poi in privato sono più sinceri.
E' possibile che per un momento i toni di questa nuova fronda siano persino più cauti ma non per una volontà di pacificazione: perchè giudicano magari più conveniente-come fecero gli scissionisti loro predecessori -aspettare il momento giusto per il redde rationem. Un'inciddente di percorso di Renzi, le elezioni siciliane, o chissà cos'altro".
"Un dato emerge chiaramente: che in quel partito è venuto meno il principio di lealtà. Normalmente si fa un congresso, si misurano diverse posizioni, poi c'è uno che vince e uno che perde. In genere quello che perde si adegua alle decisioni della maggioranza. Tra l'altro una maggioranza molto vistosa: Renzi ha preso il 70% contro una minoranza -peraltro divisa- che non è andata oltre il 30%: Orlando si è attestato sul 20% Emiliano è arrivato al 10%. Mi sarei aspettato che tenessero un atteggiamento di basso profilo almeno fino a dopo l'estate. Invece hanno ricominciato subito approfittando del risultato delle amministrative e si è addirittura unita la fronda di Franceschini. Immagino che quando anche questi usciranno-sebbene ora giurino che non se ne andrebbero neanche coi carri armati- altri prenderanno il loro posto, con gli stessi argomenti, all'infinito. Questo però significa che non si accettano le regole elementari di una comunità poltica.
Peraltro mi sembra abbastanza incerto anche il campo che -quando usciranno- i futuri dissidenti andranno a raggiungere, disseminato com'è di insidie, rivalità insormontabili, odi. La sinistra appare molto malata, non solo a me ma ad osservatori autorevoli come marc Lazar, Emanuele Macaluso e financo lo stesso Cuperlo.
LA proposta di Pisapia di un centro sinistra allargato è ancora in campo oppure il Pd deciderà per l'isolamento, percorrendo la strada da solo?
"Il centro-sinistra allargato è una cosa totalmente senza senso. Esiste un partito che ha fatto le primarie, hanno votato 2 milioni di persone ed hanno eletto Renzi e la sua linea politica. Una linea che non mi convince del tutto, ma quella è una comunità che ha dimostrato di avere una forza di mobilitazione importante e che ha scelto una direzione da percorrere. Il Pd non è isolato, è uno dei più grandi partiti che ci sono in Italia. La comunità raccolta intorno a Pisapia al momento ancora non si sa cosa sia. Ci sono sicuramente i fuoriusciti del PD. E poi chi altro? I referendari di Falcone e Montanari avanzano molte obiezioni, quelli di Sinistra italiana pure. Tutti gruppi sulla la cui consistenza si può essere anche ottimisti, ma al momento i sondaggi li danno sotto il 3%. Valgono di più? Devono dimostrarlo: facciano le loro primarie, si contino, misurino le loro forze prima di pensare di proporsi. Altrimenti chiunque si presenta può dettare le regole all'infinito. Ma il PD le sue primarie le ha già fatte e non è pensabile che le possa rifare ogni due mesi, perchè tanti ne sono passati dalle ultime. Una cosa che non sta ne in cielo ne in terra".
"Pisapia deve organizzare il suo consenso e passare attraverso primarie, in modo da dimostrare che la sua legittimazione viene da un meccanismo di coinvolgimento di popolo, non da qualche circolo dalemiano. A quel punto potrà presentarsi alle elezioni e poi, con la forza dei suoi voti potrà costringere il PD a scendere a patti per fare un governo che risulterà dalla somma dei rapporti di forza fra PD e Insieme. Non è la protervia di Renzi che vuole andare da solo. E' che gli altri, prima di porre condizioni devono far vedere quello che contano nel paese"