[Il retroscena] L’incubo di Berlusconi è il sorpasso di Salvini: Forza Italia è avanti, ma la Lega è quasi pari nel numero degli eletti
L'ex premier rivendica: "Nonostante tutto ho mantenuto un rapporto con gli italiani, sono ancora un leader in testa". Ma è costretto a scartare a destra su sicurezza e unioni civili per recuperare sugli alleati: azzurri avanti di soli 15 seggi sul Carroccio, ma al Sud è in rimonta. Sgarbi se la gioca contro Di Maio
Radio, tv. Poi l’assemblea di Confcommercio e stasera di nuovo Porta a Porta. Silvio Berlusconi è entrato nel rush finale per le prossime elezioni Politiche, sogna la “rimonta” che si dice sia la sua specialità. “Ho mantenuto un rapporto di grande fiducia con gli italiani e sono ancora il leader in testa”, ha rivendicato ieri davanti ai commercianti. Se fino ad oggi i suoi interventi erano tesi a motivare i suoi elettori e a scatenarli contro i Cinquestelle, oggi il leader di Forza Italia cerca di recuperare i delusi del Pd raccontando che “oggi, purtroppo, è sotto al 20 per cento, non è in partita e l’unica occasione di governabilità è il centrodestra”, ma, soprattutto, cercando di allargare la forbice con Matteo Salvini. Lo scenario peggiore che gli possa capitare, infatti, è quello di ritrovarsi dietro la Lega. Nei giorni scorsi si era vagheggiato uno scenario da panico: Forza Italia oltre il 18 per cento, Lega (ferma) al 14,5, ma coi salviniani che riuscivano ad eleggere un numero più nutrito di parlamentari nei collegi uninominali, dal momento che al Nord è possibile che il centrodestra faccia cappotto. Ecco perché ad Arcore hanno commissionato nuovi sondaggi che sembrano avere scongiurato questo rischio.
Berlusconi non vuole arrivare secondo
Il centrodestra si aspetta un risultato in termini che varia tra i 250 e i 300 deputati e i 130 o 150 senatori, ma gli azzurri in nessuna di queste ipotesi vengono sorpassati dai leghisti. Forza Italia stima di avere sempre e comunque tra i 15 e i 25 deputati più del partito che fu fondato da Umberto Bossi. Per blindare questo risultato serve però un recupero del partito di Berlusconi nelle Regioni del Sud Italia - dove la Lega esprime pochissimi candidati - e per questa ragione ad Arcore avrebbero ragionato su due trasferte nel Centro e nel Sud da qui al 4 marzo, una a L’Aquila e una ad Acerra, dove, tra l’altro, corre Luigi Di Maio. In Sicilia Gianfranco Miccichè è convinto di riuscire a fare anche da solo, resta in scia del buon risultato raggiunto alle Regionali. L’inizio della campagna elettorale e la composizione - tanto travagliata - delle liste sembra avere consentito un piccolo balzo in avanti.
Fondamentale l'affluenza degli elettori
Ieri Il Mattino di Napoli, per esempio, pubblicava un sondaggio attribuito ad Alessandra Ghisleri e titolava pomposamente in prima pagina “Campania, il centrodestra è in rimonta”. Secondo la casa di sondaggi sarebbe apertissima addirittura la sfida tra Vittorio Sgarbi e il candidato premier dei Cinquestelle, che sconta lo scandalo delle mancate restituzioni di alcuni suoi parlamentari uscenti (e ricandidati). “Oggi le elezioni le può vincere solo il centrodestra. Oggi è al 39-40 per cento, dall’altra parte ci sono i Cinque Stelle che sono al 27-28 per cento. È assolutamente importante che gli italiani vadano a votare perché un conto è avere 100 oppositori in Parlamento, un conto è averne 300”, ha sottolineato. Berlusconi vuole avere più parlamentari possibile per contare di più nel prossimo frastagliatissimo quadro politico. “Se Di Maio diventa premier gli manderò una cartolina da un posto lontano come credo faranno molti di voi”, ha scherzato, dimenticando che minacciare la fuga all’estero non porta mai molta fortuna.
I temi a cuore del Cav
Sempre nel recinto del centrodestra è stimato oltre quota venti seggi a Montecitorio anche il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. Per tenere a “bada” le sue “destre” l’ex presidente del Consiglio, che pure è celebrato dalla stampa internazionale come l’unico possibile “garante della stabilità” in Europa sta facendo frequenti incursioni su temi appannaggio della destra. Ha parlato di rivedere le unioni civili, per esempio, salvo poi sostenere di essere stato frainteso. E’ stato lui a dire con più forza - e imponendo il tema all’agenda politica - il tema del possibile “rimpatrio dei seicentomila clandestini” che ci sono in Italia. Ancora ha difeso la Polizia dai pestaggi dei giorni scorsi e criticato duramente i cori contro i morti nelle Foibe. In compenso ha ribadito di avere offerto un posto da ministro alla Spending review all’ex economista del Fondo Monetario Internazionale Carlo Cottarelli, pure se quest’ultimo - che già aveva collaborato con Enrico Letta - ha ringraziato ma si è detto “indisponibile”.
Come sarà composto il team dei ministri scelti da Berlusconi
Noncurante del fastidio che questa dichiarazione crea, l’ex premier ha ribadito la sua formula magica: “Dodici ministri su 20 saranno personalità provenienti dalle imprese, manager, rettori delle università, persone che nella vita abbiano dimostrato di saper fare cose importanti concrete e importanti”. Sul futuro non c’è certezza, ma il leader di Forza Italia che si è visto ospite di Bianca Berlinguer non sembra un uomo prossimo alla resa o al pensionamento: “Quando sono sceso in politica avevo immaginato che me ne avrebbero fatte tante, ma ne hanno fatte molto di più: ho avuto una sola condanna criminale, che tra l’altro non è da crederci e fatta per escludermi dalla politica e rendermi incandidabile. Ho resistito a tutte le infamie e a tutte le falsità. Per fortuna ora si inizia a capire che erano tutte balle”, ha ribadito l’ex premier. Incandidabile lo resta uguale, ma molto dipende dal risultato. Soltanto qualche giorno fa Gianfranco Rotondi, candidato capolista di Forza Italia in Abruzzo aveva ipotizzato una revisione della legge Severino dopo il voto che lo “riabilitasse” definitivamente anche in assenza di un pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’Uomo, ma è probabile che non serva nemmeno quella. Già dal 9 marzo, infatti, gli avvocati di Berlusconi potrebbero chiederne la riabilitazione, come previsto dalle normative vigenti. Ad Arcore giurano che non lo farà, ma teoricamente potrebbe pure tornare a ricoprire “pubblici uffici”.