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"Maglietta con Putin e contestazione a Przemysl di Salvini? Un blitz in piena regola organizzato in Italia”

Il capodelegazione della Lega all’Europarlamento Campomenosi: "In atto una campagna contro il nostro leader. La questione della maglietta ha oscurato il resto: i campi profughi, la conoscenza delle persone, il portare gli aiuti"

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   

Marco Campomenosi è quel signore con lo sguardo basito che appare dietro al sindaco di Przemysl Wojciech Bakun che mostra la maglietta con il volto di Putin a Matteo Salvini. Campomenosi nella vita fa il capodelegazione della Lega all’Europarlamento, il partito europeo più votato alle ultime elezioni nel 2019 fra tutti i 27 Paesi dell’Unione Europea, anzi 28 visto che allora votò anche il Regno Unito. E soprattutto non è mai stato un ultrà filorusso, non sono agli atti suoi sperticati atti d’amore a Putin, non era al Metropol. E infine è una persona perbene, riconosciuto come moderato e dialogante anche dagli esponenti delle altre eurodelegazioni a Strasburgo e Bruxelles. Insomma, è il testimone preferenziale per raccontare quella che, da qualsiasi parte la si veda, soprattutto dal punto di vista della sua diffusione sui social italiani e mondiali, è stata una figuraccia per Salvini.

Onorevole Campomenosi, come vi è venuto in mente di cacciarvi in una situazione simile?
“Il sindaco insisteva perché ci voleva parlare e Matteo Salvini, a cui sarò sempre vicino, soprattutto nei momenti in cui è in difficoltà, ovviamente ha acconsentito. Poi è successo tutto ciò che sappiamo, a mio parere un blitz in piena regola organizzato in Italia, come testimonia anche la presenza dei fotoreporter che hanno urlato gli insulti a Matteo”.

Non è una tesi troppo “riduzionista” la sua?
“No, è un fatto che in Italia è in corso una campagna contro Salvini e magari per scegliere altri leader per il centrodestra alle prossime elezioni politiche, magari più ricattabili con l’argomento del “fascismo”.

Lei ce l’ha con Giorgia Meloni?
“No, mi limito ad osservare che le dichiarazioni della Meloni, dello stesso Berlusconi, dei Cinque Stelle, di una parte della sinistra a favore di Putin, fanno meno notizia e scandalo di quelle di Salvini. Curioso, no?”.

Ora, prendiamo per buono tutto ciò che dice lei, ma ve la siete cercata. Non trova che la missione di Salvini fosse una passerella e la solidarietà ostentata un po’ pelosa?
“Ecco, la ringrazio della domanda, perché mi dà l’occasione per dire che a centinaia le testate italiane, polacche, internazionali, persino della mia Liguria, ci hanno chiesto la possibilità di fare dirette e comunicati sulla missione. Ma proprio perché non volevamo fare passerelle abbiamo detto di no a tutti”.

Salvini e il sindaco di Przemysl Wojciech Bakun (Ansa)

Cioè lei lo rifarebbe?
“Nonostante non abbia organizzato io questo viaggio e sia stato coinvolto all’ultimo da Matteo che mi ha chiesto di accompagnarlo, penso sia stato utilissimo. Perché la questione della maglietta ha oscurato il resto, che è moltissimo: i campi profughi, la conoscenza delle persone, il portare gli aiuti. Pensi che chi ha organizzato, non io, non mi prendo meriti non miei, ha coinvolto l’ambasciata, canali ufficiali, la Caritas Polska, che è una realtà importantissima. E ci siamo relazionati con volontari che venivano da parrocchie italiane per prendere, un po’ alla volta, i tremila profughi ammassati in un centro commerciale, senza burocrazia, semplicemente con la volontà di aiutare. Anzi, spero che anche in Italia non ci siano bandi come quelli a cui eravamo abituati per altre emergenze, con i 35 euro e tutto il business, ma volontariato vero, dove gli interlocutori siano i sindaci, gli unici che conoscono le rispettive realtà e che Luca Toccalini, il deputato capo dei giovani leghisti che era con noi, sta già coordinando, almeno i nostri”.

Ripeto, lo rifarebbe, lo rifareste?
“Certo che sì, anche perché in Italia il dramma dei profughi non è chiarissimo, perché ovviamente l’attenzione è tutta sulla guerra, sui bombardamenti. Ma non è che questo sia un dramma minore e aiutare a consegnare famiglie ucraine ad amici che le accolgono è qualcosa che vale più di ogni altra cosa”.

Però non può negare che un po’ di passerella c’è in tutto questo
“Le ripeto che se avessimo voluto fare passerella avremmo chiamato giornalisti, non avremmo impedito loro di venire. L’unico che ha fatto davvero passerella è il sindaco, peraltro esponente di Kukic, il partito polacco più simile ai Cinque Stelle nel non dichiararsi né di destra, né di sinistra”.

Lei prima ha ricordato la stima o l’amicizia di molti alti politici italiani per Putin. Ma loro sono stati più furbi o più cinici di Salvini, non trova?
“Il dibattito politico in Italia è delirante. Si è parlato con ammirazione del viaggio in America della Meloni, dimenticando che c’erano otto eurodeputati della Lega lì nello stesso posto. Io credo che polemiche come queste, tutte italiane, danneggino in primis proprio l’Italia”.

Vuole negare che eravate amici di Putin, addirittura contrapposto a Mattarella come esempio da seguire da parte da Salvini?
“Vuole negare che da due anni votiamo all’Europarlamento tutti i documenti di condanna alla Russia, su Navalmy e tanto altro e che appoggiamo convintamente la linea di Draghi? Salvini dovrebbe essere applaudito per aver cambiato linea sulla Russia, su questa Russia, non attaccato”.

Cioè fine del peccato originale?
“A sinistra c’è gente che si è dimessa l’altro giorno dai consigli di amministrazione di società russe, anche in Italia, per non parlare di Schroeder. Dal giorno dell’invasione è come se fossimo al giorno zero. Invece a qualcuno fa comodo continuare a parlare del passato, anziché dare una mano ai profughi oggi”.

Insomma, Salvini non è più amico di Putin?
“Chi tira fuori in continuazione questa storia, non vuole attaccare Putin, ma lavorare solo contro Salvini e contro l’Italia. Lui ha preso le distanze da Putin anche già con il sindaco polacco. E a Bruxelles non c’è uno di noi che ha votato contro le sanzioni e a favore della Russia”.

E’ innegabile che questa storia della maglietta è diventata virale sui social. Non è una nemesi dell’uso salviniano dei social? Cioè chi di social ferisce di social perisce?
“Guardi lei parla con uno che ogni giorno perde preferenze perché, anziché postare in continuazione cose, passa le notti a scrivere emendamenti e a lavorare. Questo è il mio modo di aiutare Matteo Salvini e la Lega, oppure vado fra la gente nelle piazze – cosa che non abbiamo potuto fare per mesi e mesi – piuttosto che fare post social. Ma capisco che un leader deve invece essere presente sui social”.

Si è parlato molto anche dei marchi sulla giacca di Salvini. Le pare intelligente essersi fatto sponsorizzare il viaggio?
“Quel giubbotto era il più pesante che aveva Matteo nell’armadio, è di un’associazione che si chiama “Cancro primo aiuto” e non è stato realizzato per questa occasione, ma ce l’aveva da anni. Ennesima prova delle mistificazioni a cui abbiamo assistito”.

Si è detto e scritto che tutto questo apre anche un fronte interno alla Lega, con una fronda per far cadere Salvini. Lei che è un amico di Salvini, più che un ultrà salviniano, che ne pensa?
“Innanzitutto ci tengo a dire che, come è sempre stato, nei momenti di difficoltà, Matteo mi troverà al suo fianco. Ma non eludo la sua domanda. E dico che se c’è qualcuno che ha qualcosa da dire sulla gestione del partito, quel qualcuno lo faccia, lo faccia ora, esca allo scoperto, anziché stare su comodi divanetti di Camera e Senato o in salottini al caldo, non al gelo come in Polonia fra i profughi. E’ possibile che qualcuno, quando si renderà conto di non avere possibilità di essere rieletto, lo farà”.

Ce l’ha con Giorgetti?
“Assolutamente no, né con lui, né con i ministri. Giancarlo Giorgetti è una persona corretta che quando deve dire qualcosa a Salvini glielo dice in faccia e nelle sedi opportune. Il problema sono quelli che urlano “Grande Matteo! SuperMatteo! E poi tramano alle spalle”.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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