Ilaria Cavo ministro della Cultura al posto di Sangiuliano con ingresso in Fdi? Le ipotesi in campo
Il rimpasto in Liguria prima delle nuove elezioni potrebbe avere ripercussioni anche sul governo nazionale con Cavo che potrebbe diventare sottosegretario alla Cultura o addirittura ministro
Quindi, c’è il rimpasto, sempre più probabile, e ci sono le elezioni in Liguria, la prima delle tre Regioni dove si andrà al voto, il 27 e 28 ottobre, mentre con ogni probabilità Emilia-Romagna e Umbria voteranno fra novembre e dicembre.
Ma cosa c’entrano il rimpasto, peraltro escluso in questi termini da Giorgia Meloni, e le regionali liguri?
Tutto parte dal Ministero della Cultura, dove è rimasto scoperto il ruolo da sottosegretario dopo le dimissioni di Vittorio Sgarbi e dove potrebbe liberarsi ad horas anche il posto di Gennaro Sangiuliano, con il caso della consulente non consulente che monta ogni giorno di più e che potrebbe portare alle dimissioni del titolare del dicastero fra poche ore.
Per quelle caselle il nome perfetto già c’è ed è quello di Ilaria Cavo, che da assessore regionale alla Cultura in Liguria per sette anni, ha saputo conquistarsi credibilità e stima bipartisan nel difficile mondo culturale, scavallando le appartenenze e guadagnandosi la stima e l’amicizia di Luca Bizzarri, di Maurizio De Giovanni, di Davide Livermore, di Linda Gennari, di Ivano Fossati, di Mercedes Martini, di Neri Marcorè, di Nek, di Enzo Paci e di tanti altri. Nessuno di loro o quasi credo voti centrodestra. Ma se uno è bravo in questo settore, è bravo.
Insomma, esattamente come disse il ministro Dario Franceschini alla presentazione della Casa dei cantautori a Genova con Paolo Masini, quando Ilaria Cavo era coordinatrice degli assessori alla Cultura di tutta Italia, “non è della mia parte, ma non è davvero brava e ti prende per sfinimento, aspettandoti persino fuori dal bagno per convincerti della bontà dei suoi progetti. E ci riesce”.
Praticamente, l’identikit di un ottimo ministro. O, se Sangiuliano dovesse resistere, resistere, resistere, di un ottimo sottosegretario.
Unico problema: Ilaria Cavo è eletta in quota di Giovanni Toti in “Noi moderati”, il cui leader Maurizio Lupi ha in mente pure lui il nome di un sottosegretario che stima moltissimo, che l’ha già fatto, alla Salute, con una delega pesantissima nella fase finale della pandemia nel governo Draghi e che è un suo stretto collaboratore: Andrea Costa.
A questo punto, potrebbe nascere uno scenario di questo tipo: durante la trattativa per le regionali liguri, il nome di Ilaria Cavo è uscito e Fratelli d’Italia ha espresso la sua stima, con lo scouting del presidente del Senato Ignazio La Russa, che – come ha sempre dichiarato non si limita affatto al solo ruolo istituzionale, ma continua anche in pieno la sua attività politica - si è consultato con gli amici più cari nel Tigullio e a Genova, quelli di cui si fida ciecamente, Alberto Campanella e Augusto Sartori, e del coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Matteo Rosso, che si è incontrato con Giovanni Toti sposandone completamente la linea, senza se e senza ma. I rapporti fra Rosso e Toti sono ottimi anche per l’apporto arancione al candidato Ligure alle Europee Stefano Balleari, che ha fatto un buon risultato in Liguria, ma insufficiente ad essere eletto di fronte a regioni enormi come Lombardia e Piemonte.
A questo punto, la “scoperta” di un profilo così autorevole e gradito potrebbe spalancare a Ilaria Cavo le porte del ministero, ma anche quelle di Fratelli d’Italia che, dopo l’endorsement ligure, accoglierebbe a braccia aperte la deputata e così manterrebbe la delega alla Cultura per una sua (neo)esponente di grande valore e stima riconosciuta. Insomma, Cavo ministro o sottosegretario sì, ma di FdI.
A oggi è fantapolitica, domani si vedrà.
A questo punto, invece, qualora dovesse dimettersi Daniela Santanche’, potrebbe andare alla Lega il ministero del Turismo e fra i nomi in ballo c’è il segretario del Partito sardo d’azione Christian Solinas, dopo il suicidio della non ricandidatura in Sardegna che ha portato Fratelli d’Italia a perdere prima la Regione e poi il Comune di Cagliari. Esempio perfetto di come la smania di mettere bandierine possa essere drammatica per chi mette i partiti e le appartenenze davanti alle persone e agli elettori.
Il rovescio della medaglia sono per l’appunto le regionali liguri. Dove il centrosinistra ha scelto l’ex ministro dell’Ambiente nel governo di Enrico Letta, della Giustizia negli esecutivi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e del Lavoro nel governo di Mario Draghi, insomma un top player, che ha anche dalla sua la capacità amministrativa (in via Arenula è stato fra i migliori Guardasigilli della storia) e il fatto che le sue truppe in Liguria sono state le uniche in Italia a far vincere Elly Schlein anche nei circoli e non solo nei gazebo alle primarie. Insomma, un ottimo candidato, con la controindicazione di aver fatto politica negli ultimi anni molto a Roma e poco in Liguria. Il resto sono problemi di coalizione con Matteo Renzi indigesto praticamente a tutti e Carlo Calenda ancora indeciso sul via libera dei suoi a Orlando.
E il centrodestra? Aveva lo straordinario vantaggio di avere a disposizione Pietro Piciocchi, vicesindaco e vera anima realizzativa delle visioni del primo cittadino Marco Bucci a Genova, che - nonostante sia destinato a essere il prossimo sindaco della città- ha dato la sua disponibilità per la presidenza della Regione. È un moderato, cattolico, tecnico, indipendente, onestissimo e universalmente stimato e la Lega con Matteo Salvini e il viceministro Edoardo Rixi, lo stesso Bucci e il sostegno anche del sindaco di Imperia e molto di più Claudio Scajola, lo appoggiano fortemente con la motivazione, ineccepibile, che occorre dare un segno di discontinuità e di novità. Quindi, ad esempio, assolutamente non la stessa Ilaria Cavo (o Marco Scajola che avrebbe un ottimo profilo o gli stessi leghisti Alessio Piana e Alessandro Piana, anche loro amatissimi e abituati a stare in mezzo alla gente) perché membri della seconda giunta Toti.
Formalmente, Giorgia Meloni demanderebbe le scelte ai sondaggi, che ovviamente favoriscono Ilaria Cavo, perché più popolare.
Ma la richiesta di discontinuità è una circostanza tanto più forte se si considera che la Lega e Claudio Scajola sono proprio coloro che fra gli alleati sono stati più garantisti con Giovanni Toti, spendendosi pubblicamente, Salvini anche con grande amicizia, mentre Fratelli d’Italia - che invece non si è spesa per nulla o quasi sull’inchiesta - punterebbe proprio su Ilaria Cavo, che in assoluto sarebbe il candidato più vicino a un Toti ter. Con tutto ciò, nel bene e nel male, che questo comporterebbe nell’elettorato. E le elezioni trasformate in una sorta di ordalia, un giudizio di Dio.
Insomma un mese di vantaggio sul nome di Piciocchi è stato sperperato dal centrodestra.
Nelle prossime ore la decisione. Intrecciata con il rimpasto di governo.