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Il pasticcio del governo sulle banche. Meloni tira dritto. Giorgetti isolato. Il testo cambierà

La premier rivendica la misura con un video. Senza interlocuzione, ovviamente. L’isolamento del ministro economico Salvini insultato sui social

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
La premier Meloni e il ministro dell'Economia Giorgetti (Ansa)
La premier Meloni e il ministro dell'Economia Giorgetti (Ansa)

Il timore, serio, è che la misura sugli extraprofitti delle banche possa trasformarsi in un boomerang politico e ed economico-finanziario. Non solo e non tanto per i 9 miliardi bruciati nel mercato azionario in un solo giorno e tutti nel settore bancario e solo in minima parte recuperati ieri. Ma perchè una decisione del genere presa all’improvviso e senza alcun tipo di preavviso (anzi, come vedremo negata fino a pochi giorni prima), può costituire un precedente enorme per gli investitori stranieri. E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno di questi investitori per sostenere il nostro debito pubblico una volta finiti i bazooka e gli acquisti programmati della Bce. “Italy hits banks with a surprise windfall tax”, l’Italia colpisce le banche con una inaspettata tassa sui profitti inaspettati,   titolava martedì il Financial Times che in certi ambienti è la Bibbia. “Errore da bocciatura”ha detto l’economista Giavazzi.

Un attacco alla nostra credibilità

Il ragionamento che in queste ore fanno molti economisti è che una misura del genere presa in questo modo, all’improvviso e non condivisa,  per trovare alla fine 2-3 miliardi, ci rende inaffidabili e poco credibili quando invece  è proprio la credibilità, lasciata in eredità da Draghi, è stata fino adesso la nostra principale assicurazione. Soprattutto per il debito pubblico. Il colpo alla credibilità, poi, è doppio visto che il secondo obiettivo di questa sceneggiata di mezza estate è stato il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. E, molto probabilmente, la sua politica “del rigore e della responsabilità” che finora ha tenuto i conti in ordine. E, per l’appunto, ci ha confermati credibili a livello internazionale. Ed europeo, anche nelle trattative sul Pnrr. A settembre i primi appuntamenti riguarderanno la Nota di aggiornamento del Def e la legge di bilancio. I soldi sono pochi, le richieste tante e Giorgetti ha già detto che non si potrà dare seguito a molte. Neppure a quelle proposte dal suo capo Matteo Salvini.

In cerca di indizi

Bisogna quindi guardare bene a cosa è successo da venerdì a oggi. Con una premessa: la tassazione sugli extraprofitti andava fatta, era nell’aria, lo stesso ad di Banca Intesa aveva aperto a questa ipotesi in primavera, 37 miliardi di utili dal 2022 grazie all’aumento dei tassi sono cifre da cazzotto nello stomaco in un paese dove gli stipendi sono fermi da dieci anni e l’inflazione sul carrello della spesa continua a correre oltre il dieci per cento ed è così da un anno e mezzo. da un anno. La tassazione andava quindi fatta. Ma in modo diverso.

Venerdì scorso la misura è assente dall’ordine del giorno del preconsiglio che si sarebbe tenuto lunedì. Gli uffici fanno però girare, con solerzia e largo anticipo, la bozza del decreto (che poi saranno due). Tutto per far scatenare il dibattito sulle nuove licenze dei taxi e i prezzi dei biglietti aerei, per inciso operazioni strombazzate ma fallite entrambe. Sabato, domenica, lunedì mattina i giornali dibattono sul decreto omnibus, 24 articoli dove c’è dentro di tutto, persino l’abbattimento del tetto di 240 mila euro per i manager di stato. Caduto anche quello per dare le migliori maestranze al Ponte sullo Stretto.

La cena a quattro a Bolgheri

Domenica sera però viene fatta circolare sui social la foto di una cena a quattro in quel di Bolgheri con Salvini e signora (Francesca Verdini), premier e signore (il giornalista Andrea Gianbruno), belli sorridenti e anche pasciuti. E’ assai probabile che il blitz sia stato deciso a quella tavolata.Anche la narrazione di accompagno: “Siamo costretti a farlo perchè la Bce ha esagerato con il rialzo dei tassi. Ci dicono che Francoforte si deve occupare delle politiche monetarie/finanziarie e noi, politici, di trovare soluzioni politiche ? Ecco, bene, è quello che stiamo facendo: la tassa sugli extraprofitti delle banche”. Tutto questo all’insaputa di Giorgetti e di Forza Italia. Il ministro dell’economia viene informato il giorno dopo, lunedì, quando al gabinetto del Mef  arriva la bozza dell’articolato banche. Si dice che Giorgetti sia diventato una statura di sale, basito e sconcertato. Soprattutto isolato. Anche perchè le banche, le fondazioni, sono da sempre un suo grande alleato e interlocutore. Era in corso da primavera l’operazione per trovare insieme la soluzione e un modo per redistribuire. Tutto e tutti scavalcati dalla coppia Meloni-Salvini.

Il caso Giorgetti

L’assenza di Giorgetti alla conferenza stampa iniziata alle nove di sera - orario in cui come è noto i giornali sono in chiusura - dice tutto. “Ha voluto rimarcare che quella era stata una proposta politica del Cdm e non una sua proposta al Cdm” filtra da via XX Settembre. Martedì, mentre le borse crollavano, il ministro è dovuto intervenire per spiegare qualcosa - visto che il testo come al solito non c’è - definire ad esempio che la tassazione avrà un tetto massimo dello 0,1 dell’attivo. Un comunicato strano, quello di Giorgetti uscito martedì. Pieno di messaggi “rassicuranti”. Alla politica e agli investitori: guardate che la proposta è anche mia; guardate che il prelievo poi alla fine sarà dai 2 ai 5 miliardi; tutto sotto controllo. Ma Giorgetti esce indebolito da questa faccenda. E di tutto ha bisogno il governo tranne che avere il suo uomo più credibile a livello internazionale, insieme a Meloni,  che vederlo cadere in contraddizione e dare messaggi ambigui.          

Ieri palazzo Chigi ha smentito categoricamente ogni contrasto di vedute con il Mef, “ricostruzioni totalmente inventate e frutto della fantasia di chi le scrive” è stata la replica stizzita ad una valanga di critiche. Più sul metodo che sul merito. Sempre ieri e sempre palazzo Chigi ha voluto poi “confermare quanto già detto il giorno prima dal Mef: il testo della norma è stato messo a punto dal Mef in piena sintonia con l’intero governo e approvato in modo unanime dal Consiglio dei ministri”.

Peccato che le cose non stiano così. Come dimostra la solerzia con cui Forza Italia, prima con Tajani e poi con Barelli, abbia precisato di “lavorare perchè in Parlamento la norma sia scritta meglio e più equilibrata” (Tajani) e abbia insinuato che “il crollo di borsa dipenda da una misura valutata male dal governo”.

Tornano i “Quaderni di Giorgia”

Ieri Giorgia Meloni ha rispolverato il format social “I Quaderni di Giorgia” - scomparso almeno da febbraio - per spiegare al suo popolo la bontà della misura. Tra le misure approvate lunedì dal Consiglio dei ministri “la più importante è secondo me la tassazione sui margini ingiusti delle banche”. “Viviamo una fase economica e finanziaria molto complicata, una situazione difficile - è il senso di circa mezz’ora di videomessaggio - per cui è fondamentale che il sistema bancario si comporti in modo il più corretto possibile. Come sapete - ha osservato il premier - in Europa abbiamo avuto una forte inflazione causata da fattori esterni alla nostra economia, ma la risposta della Bce è stata quella di intervenire, e si potrebbe discutere sull'efficacia dell'iniziativa, con una politica molto decisa di aumento dei tassi di interesse”. L'effetto prodotto, ha continuato, è stato “un aumento dei tassi passivi che le banche hanno applicato ai propri clienti al pari del quale, però, dovrebbero aumentare i tassi attivi riconosciuti dalle banche a chi deposita in banca. Questo, purtroppo, non è sempre accaduto, e noi per questo stiamo registrando utili record da parte di molti istituti bancari. Allora abbiamo deciso di intervenire - ha spiegato introducendo “una tassazione del 40% sulla differenza ingiusta del margine di interesse, che è  la differenza fra l'ammontare degli interessi passivi e degli interessi attivi delle banche,  cioè la differenza su quanto le banche applicano per prestare soldi e quanto riconoscono quando si depositano i soldi”. Le risorse che arriveranno da questa tassa sui “margini ingiusti delle banche” ha continuato, andranno “a finanziare le misure a sostegno delle famiglie e delle imprese” che stanno vivendo “un momento di difficoltà per l'alto costo del denaro”. Pochi miliardi però. Forse cinque. Buone politiche contro l’evasione fiscale potrebbero, ad esempio, fare molto di più.

Critiche a Salvini

Non va meglio a Matteo Salvini, l’altro protagonista della misura. Ieri ha postato su Instagram la notizia che la borsa era rimbalzata di +1,3. “E indovinate chi ha rimbalzato? IL settore bancario”. E’ stato sommerso di insulti.  Segnali da non sottovalutare a proposito dell’effetto boomerang. Chi cerca di rimettere le cose in fila e al posto giusto è Enrico Zanetti, ex viceministro dell’Economia nella passata legislatura. Come si definisce “un uomo di banca”. “Si può discutere di tutto”  ammette Zanetti alludendo probabilmente alle modalità e ai tempi della decisione, visto che sarebbe stato assai più indicato fare l’annuncio in modo completo, quindi con il testo pronto, ma di venerdì, a borse chiuse.   “Ma davvero era ragionevole pensare che potessero essere lasciate al 100% nella disponibilità della banche e dei loro azionisti le superperformance economiche delle banche, per la parte di esse  che sono generate non già dalla encomiabile capacità imprenditoriale dei board nello strutturare i prodotti finanziari innovativi e gestire al meglio il rischio di credito, ma soltanto dal fatto che negli ultimi 12 mesi i tassi a favore delle banche sono stati adeguati in tempo reale alle decisioni della Bce mentre quelli a favore della clientelismo stati mantenuti a zero o quasi?”. La risposta è ovvia, no, non si poteva. Si poteva però evitare il solito pasticcio di temi, modi e propaganda. Meloni dice che il governo andrà avanti con la misura e si travestirà da Robin Hood. Ma il testo sarà riveduto e corretto insieme alla banche. Come avrebbe dovuto essere dall’inizio.        

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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Giornalista. Nato a Roma l’11 Febbraio 1951, laureato in filosofia, ha iniziato...

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Accanto alla carriera da consulente e dirigente d’azienda ha sempre coltivato l...

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