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I “successi” diplomatici non tacitano le rivolte per il taglio del Reddito. E del Pnrr

Finita la parentesi rosa della Casa Bianca, Meloni torna in Italia e trova le famiglie a cui è stato tolto il redito sotto le sedi dell’Inps. E sindaci e governatori che lamentano: “Hanno modificato e tagliato il Pnrr senza coinvolgerci

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
I “successi” diplomatici non tacitano le rivolte per il taglio del Reddito. E del Pnrr

L’effetto Washington è già finito. Giorgia Meloni mette piede in Italia dopo la parentesi rosa alla Casa Bianca e ritrova barricate al sud per il reddito di cittadinanza cancellato via sms. E barricate un po’ ovunque, questa volta di sindaci e governatori anche di destra, per i 16 miliardi cancellati dal Pnrr e che erano destinati ai comuni per la messa in sicurezza del territorio, la transizione energetica (spazzato via ad esempio il miliardo per l’ex Ilva di Taranto per il passaggio all’acciaio pulito), per gli asili e la sanità. Più in generale la rabbia di chi continua a pagare un’inflazione quotidiana tra il 9 e il 10% nonostante i soliti cantori tessino ogni giorno le magnifiche sorti e progressive della “Nazione”. E di chi in questi giorni ha visto schizzare a 2,05 il prezzo della benzina in autostrada. 

Sono tutte storie diverse che rispondono alla stessa tipologia di rabbia: le disuguaglianze aumentano invece di diminuire. La cura di questo male,  che passa soprattutto dalla ripartenza del sud, era stata l’eredità e anche la mission più importante lasciata dal governo Draghi.   

L’obiettivo e il metodo 

Venerdì sono partiti 169 mila sms spediti dall’Inps ad altrettante famiglie destinatarie, fino a luglio, del reddito di cittadinanza. “Domanda di reddito di cittadinanza sospesa come previsto dal decreto legge 20/23 in attesa di eventuale presa in carico dei Servizi sociali” il testo del messaggio a cui non era ovviamente possibile rispondere. Una  comunicazione secca per 169 mila persone considerate occupabili, facenti parte di nuclei famigliari senza minori, senza over 65 e senza disabili. In presenza di queste tre categorie, infatti, il reddito continua ad essere erogato per un massimo di 500 euro mensili (prima erano 780) per 18 mesi rinnovabili per 12. Gli altri, in quanto occupabili, dovranno rivolgersi ai Servizi sociali. Nel frattempo, in attesa di una nuova occupazione, riceveranno 350 euro se si iscriveranno a corsi di formazioni. E qui è scoppiato l’inferno. Soprattutto a Napoli (12 mila messaggi) e a Roma  (21 mila) dove centinaia di persone si sono presentate agli sportelli dell’Inps o dei servizi sociali per avere delucidazioni su cosa fare. E come.  

La misura era nota ed ampiamente annunciata. Per la maggior parte degli italiani anche ampiamente necessaria visti i danni e le truffe “provocate” dalla misura assistenziale in questi anni. Il problema è che le 486.190 famiglie (dati Inps) che hanno percepito il reddito nei primi sei mesi del 2023 (con una flessione pari quasi al 50 per cento visto che a fine 2022 erano 899. 333) non hanno avuto in questi mesi le necessarie informazioni e aiuti per essere accompagnate alla sua cancellazione. Se quindi l’obiettivo è giusto, ciò che è stato totalmente sbagliato è il metodo. Un vuoto purtroppo prevedibile visto che in questi mesi i servizi sociali in capo ai comuni sono stati lasciati a loro volta soli e senza gli strumenti per gestire il passaggio: nessuna notizia infatti dei corsi di formazione promessi per trovare lavoro, dei colloqui per assistere le persone dai 18 ai 59 anni nel percorso di ricerca e tutti quegli step necessari dopo quattro anni di assistenzialismo puro e spesso sbagliato.

Per fortuna il tasso di occupazione in costante crescita hanno fatto crollare le domande di sussidio del 45,9 per cento. Lo stesso messaggio dell’Inps non ha spiegatro, ad esempio, che la presa in carico degli esclusi dal reddito viene gestita da una piattaforma che viene gestita dai Centri per l’impiego che poi la passano ai servizi sociali. Così come il messaggio non ha spiegato, per quanto fosse noto, che chi ha perso il reddito ed è ritenuto occupabile potrà comunque avere 350 euro al mese come supporto alla formazione al lavoro attraverso gli sportelli dei Centri per l’impiego e dell’Inps. Così, a Roma e a Napoli la gente è andata alle sedi Inps in cerca non si sa bene di cosa. A Milano invece, grazie ai numeri più ridotti (solo tremila persone escluse) i servizi del Comune hanno potuto contattare per tempo i diretti interessati spiegando loro le procedure da seguire.   

Poca chiarezza, molto caos. E la colpa è dei Comuni

Poca chiarezza nelle informazione ha generato quindi panico e caos.  E il governo avrà buon gioco nel scaricare il disservizio sui comuni che, a prescindere dal colore politico di chi li governa, non hanno alcuna intenzione di diventare lo sfogatoio degli orfani del reddito. Non una bella situazione quando la tassa occulta dell’inflazione e l’aumento dei tassi continua a colpire soprattutto le famiglie con redditi medio-bassi. Ma il governo tira dritto. Il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha spiegato che “le polemiche,  dell'opposizione e non, sono pretestuose visto che era noto da tempo che il sussidio fosse a a termine. La verità è che la maggioranza ha scelto di tutelare i fragili prevedendo il prosieguo degli aiuti per invalidi, anziani e famiglie con minori a carico. E chi perde ora  il reddito di cittadinanza, lo avrebbe perso anche con la norma dei grillini”.

Parole che incendiano ancora di più le opposizioni, Giuseppe Conte e i 5 Stelle in testa. “Il governo - diceva ieri il segretario Maurizio Landini - taglia il reddito a 169 mila famiglie e contemporaneamente continua a fare sanatorie fiscali. Non sta né in cielo né in terra in un Paese in cui si è poveri lavorando e in cui metà Paese fa fatica ad arrivare alla fine del mese”. Dal sindacato arriva inoltre un allarme. “Centinaia di migliaia di persone - dice Daniela Barbaresi, responsabile delle politiche sociali - dai prossimi giorni si ritroveranno senza sostegni. E nel mese di agosto non sarà di fatto possibile espletare tutte le procedure necessarie per permettere a quanti possono potenzialmente entrare nel mondo del lavoro di iscriversi alla prevista piattaforma né a quanti hanno ancora diritto a ricevere l'aiuto di presentare la documentazione agli assistenti sociali”. Cinico e baro, poi, scaricare l'onere sui Comuni perchè “non ce la fanno, non hanno risorse e non hanno personale” per permettere ai servizi sociali di prendere in carico le persone e di comunicare la presa in carico all'Inps.   

Il muro delle opposizioni, Pd al fianco dei 5 Stelle 

Per quanto annunciato da mesi e in buona parte condiviso, il Pd della segretaria Schlein si schiera senza dubbio dalla parte di Giuseppe Conte e dei grillini che hanno ricominciato la mobilitazione in difesa della misura che ha consentito di ripetere al sud un’ottima performance nel voto politico del settembre 2022. Dopo la presa di posizione della segretaria (“quello che sta accadendo è brutale”) da parte del Nazareno è stato un crescendo di messaggi contro Palazzo Chigi. “Governano con l’algoritmo della cattiveria” ha accusato il dem Marco Furfaro. Il reddito “si poteva aggiustare, finalizzare all'inserimento al lavoro” ha aggiunto la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga. Licia Ronzulli, capogruppo al Senato di Forza Italia, ha accusato la sinistra di essere “ipocrita  perchè si sapeva da otto mesi che ci sarebbe stato uno stop alla misura”. Al Nazareno comunque stanno pensando ad una vera e propria offensiva per inchiodare la maggioranza e il governo ai temi della povertà.   

E il taglio del Pnrr colpisce il Sud e i comuni  

In questo clima da muro contro muro, alla vigilia di 30-40 giorni di ferie del Parlamento, non sembrano  esserci passi in avanti sul fronte del salario minimo. Se ne riparla, forse, a settembre. Significa che per il 2023 chi è in difficoltà economiche non ha speranza di miglioramenti. L’occupazione va bene e la crescita del Pil è ben superiore alle attese. Anche il Fondo monetario l’ha fissata a +1,1 contro le previsioni dello 0,6 di inizio anno a fronte però di un 4,4% del 2022. Gli analisti parlano però di una crescita non strutturale, dovuta soprattutto al settore turismo e servizi e non alla manifattura o altri comparti analoghi. Ed ecco che preoccupa il definanziamento annunciato dal ministro Fitto di progetti del Pnrr per un valore di 16 miliardi. Definaziamento vuol dire taglio? Certamente significa rinvio. Dove, come e quando sarà oggetto di  un’accesa discussione domani in Parlamento quando il ministro andrà a spiegare la revisione del Pnrr. Sei miliardi sono stati tolti alla voce “efficienza energetica dei Comuni”. Altre 3 miliardi e 300 milioni sono stati tolti alla voce “investimenti per la riduzione del degrado sociale”. Due miliardi e 493 milioni   sottratti ai “Piani urbani integrati” dove s’intende opere di riqualificazione urbana sempre nell’ottica della riduzione delle disuguaglianze. Attenzione: un miliardo e 287 milioni sono stati definanziati dal capitolo “misure per la riduzione del rischio idrogeologico”. E ancora: un miliardo alla voce idrogeno (cioè all’ex Ilva di Taranto); 725 milioni dal “potenziamento servizi e infrastrutture sociali”: 675 dalla “promozione impianti innovativi”; 300 milioni dalla “valorizzazione dei beni confiscati alle mafie”; 110 milioni dalla “valorizzazione del verde urbano ed extraurbano”.  

E’ chiaro ed evidente  che a rimetterci saranno soprattutto il Sud, i comuni, gli enti locali, il nostro territorio massacrato dal mutamento climatico.  

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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