Harris o Trump? Meloni equidistante, Schlein senza dubbi, Salvini tifoso: come si schierano i leader politici italiani
La premier tiene il Paese opportunamente alla larga da partigianerie, ma nel Centrodestra è un liberi tutti. A sinistra vince la democratica, con molti distinguo. E Conte gioca d'attesa
Harris o Trump? Da che parte stanno i leader politici italiani, a un giorno dal voto per l'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America, appare come la domanda dell'anno. Se in certi settori dell'emiciclo parlamentare non è difficile individuare lo schieramento a favore dell'una o dell'altro, in altri dare una collocazione libera da indugi o ambiguità non è cosa semplice. Cominciando dalla presidente del Consiglio, che immaginando debba mantenere (per opportunità istituzionale) l'Italia in una posizione equidistante dai due candidati - come del resto buona parte dei governi europei -, Giorgia Meloni ha detto a più riprese che lei tra i due non sceglie perché "pari sono", come ricorda il Corriere della sera in un articolo in pagina oggi. Nel 2020 però, mentre stava all'opposizione, l'appaggio a Trump era incondizionato.
Se questo è vero, lo è anche il fatto che per estrazione politica sarebbe lineare pensare che Meloni e i suoi Fratelli d'Italia non possano che propendere per il "patriota Trump", nonostante i buoni rapporti sempre sbandierati - con tanto di bacio in testa a favor di telecamere - con l'attuale inquilino della Casa Bianca, Joe Biden. Non appoggia apertamente quindi, ma ammicca per esempio con personaggi quali Elon Musk, super-paperone tra i principali finanziatori e sostenitori della campagna trumpiana, ricevuto a Palazzo Chigi e eletto a interlocutore privilegiato per l'economia e l'industria spaziale.
Joe Biden ha definito “spazzatura” i sostenitori di @realDonaldTrump… che si è presentato il giorno dopo a bordo di un camion della nettezza urbana.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 31, 2024
“250 milioni di americani non sono spazzatura”.
Numero uno! Go Donald go! 💪 pic.twitter.com/IkklI7aYCJ
Ma se la premier resta in una posizione apparentemente equilibrata - e come lei il ministro degli Esteri, Antonio Tajani - non così il suo alleato di governo e vicepremier, Matteo Salvini, che inneggia all'ex presidente miliardario come al salvatore della grandezza statunitense e a un esempio con i suoi muri e estremismi vari in tema di migranti, aborto e superiorità della "razza bianca". Superando a destra, ancora una volta, la sua alleata.
A sinistra vince Harris con qualche distinguo
Ma anche a sinistra (e dintorni) si contano posizioni definibili equidistanti rispetto all'uno o all'altro candidato, che si sommano a quelle apertamente a favore di Kamala Harris. Da ogni ambiguità si discosta Elly Schlein che condanna in ogni modo l'ex presidente. "Trump rappresenta una minaccia, la sfida ci riguarda, non bisogna essere d’accordo su tutto per sapere da che parte stare, cioè quella dei democratici, di Harris", ha detto la leader del Pd, dando ancora una lezione di nettezza sul tema delle elezioni Usa.
Nel perimetro traballante del Campo largo c'è, per dire, Giuseppe Conte, che insieme ai suoi esponenti pentastellati, su questo tema non ha assunto una posizione netta nei confronti dell'una o dell'altro candidato. "L’identità progressista del M5s non può essere definita dalla candidatura di un altro Paese", ha detto a metà settembre. "Ho condannato Trump per Capitol Hill, e per altro - ha detto recentemente il presidente del M5S -, ma fatemi applaudire Harris quando imporrà una svolta sul conflitto russo ucraino, piuttosto che continuare a mandare armi, quando interverrà sul conflitto a Gaza. Non mi fate abbracciare una candidatura acriticamente".
Argomentazioni, quelle di Conte, interlocutorie, giustificate dalle posizioni nette assunte dai suoi sulle guerre, a favore della fine del massacro perpetrato da Israele verso i palestinesi e di una soluzione diplomatica sul fronte russo ucraino, che faticano a combaciare con quelle sostenute fino a oggi da Biden. Harris agirà in perfetta sintonia? E' questa la domanda ancora senza risposta. E su questo tracciato si muove anche l'Alleanza Verdi Sinistra di Fratoianni e Bonelli. Come ricorda il Sole 24 ore, la formazione politica di Fratoianni e Bonelli non gode certo di simpatie verso Trump, definito per i fatti di Capitol Hill "un golpista in doppiopetto, pericoloso e inquietante". La "speranza" è che "la destra più estrema, retriva e violenta", ha detto il leader di Sinistra Italiana, non trovi quartiere in queste elezioni. Quindi appoggio, da lontano, a Kamala Harris. Lo segue Matteo Renzi (Italia Viva) che dà il suo placet alla candidata "nonostante non sia stata la migliore dei vicepresidenti".