Il gruppo misto è il quarto partito del Parlamento. Chi sono gli onorevoli di Camera e Senato
A Montecitorio sono 80, a Palazzo Madama 39. Nei momenti di crisi ed instabilità politica il residente nel Misto diventa centralissimo
Nella Commedia, non sempre Divina, della politica e del Parlamento italiano, i Gruppi Misti di Camera e Senato sono una sorta di girone infernale, in cui spesso deve lasciare ogni speranza colui che entra. Oppure, specularmente, in momenti di crisi ed instabilità politica, invece il residente nel Misto diventa centralissimo, corteggiato come una bellissima donna dalla maggioranza della situazione nei momenti più delicati: il caso di Lello Ciampolillo in Senato nel passaggio della fiducia al Conte bis è paradigmatico di tutto questo.
Le componentri all'interno del Misto
E allora vale la pena di studiarli un po’ questi gruppi Misti, precisando un particolare importantissimo: da qualche legislatura, la possibilità di creare “componenti” all’interno del Misto – una sorta di minigruppi per i partiti e i movimenti che non hanno i numeri o le caratteristiche per costituirsi gruppi autonomi – ha dato almeno un po’ di ordine a tutto questo. Pensate che oggi a Montecitorio i deputati del Misto sono ottanta, il quinto gruppo della Camera, dietro a pentastellati e leghisti e con il Pd a quota 93 e Forza Italia a 88 nel mirino. Di questi ottanta quelli organizzati sono 56: 14 ex pentastellati di L’alternativa c’è; 10 di Cambiamo! -Popolo protagonista che sono i seguaci di Giovanni Toti; 10 di Centro democratico che fanno capo a Bruno Tabacci; 6 di Noi con l’Italia-USEI-Rinascimento-ADC che sono i seguaci di Maurizio Lupi, Vittorio Sgarbi, dell’USEI che è uno dei due partiti degli eletti all’estero e dell’Alleanza di centro; 5 sono quelli di Facciamo ECO che hanno riportato i Verdi in Parlamento; 4 quelli di Azione-+Europa-Radicali Italiani che guardano a Carlo Calenda e Emma Bonino; 4 quelli delle Minoranze linguistiche e tre gli Europeisti-MAIE-PSI che mettono insieme un ex pentastellato e due eletti all’estero, uno dei quali socialista. Gli altri, i Misti-Misti “non iscritti ad alcuna componente politica” sono 24.
Quarto partito del Parlamento
A Palazzo Madama, al netto dei due senatori a vita che hanno approfittato della modifica del regolamento che permette di non iscriversi ad alcun gruppi parlamentare, Renzo Piano e Carlo Rubbia, il Misto è addirittura il quarto gruppo dell’assemblea, dietro solo al MoVimento Cinque Stelle, al gruppo Lega-Partito Sardo d’azione e a Forza Italia. E i 39 membri potrebbero ulteriormente aumentare se il 24 marzo, alla ripresa dei lavori, sarà sciolto il gruppo degli Europeisti-MAIE-Centro democratico scesi sotto la soglia minima di appartenenti prevista dal regolamento di Palazzo Madama. Di questi 39, quelli con una componente sono pochissimi: i sei di Liberi e Uguali; i tre totiani di IDEA e Cambiamo! a cui si aggiungerà ora Maria Rosaria Rossi e i due di +Europa e Azione, Emma Bonino e Matteo Richetti. Gli altri 28 sono tutti “cani sciolti”, fra cui si segnalano i sei pentastellati di L’alternativa c’è che chiedono di essere costituiti come componente autonoma, ma anche loro sono sub iudice fino almeno al 24 marzo.
Gli apolidi
E allora andiamo a vedere chi sono queste 52 anime del Parlamento senza gruppo, né componente, gli apolidi al di fuori di ogni famiglia politica. Alla Camera, il grosso sono ex pentastellati, che spesso la pensano in modo diversissimo fra loro, basti pensare a Sara Cunial, la pasionaria No Mask e No Vax che teorizza il complotto del Deep State. Quindi gli ex del MoVimento Misti-Misti sono la stessa Cunial, Nadia Aprile, Silvia Benedetti (una di quelli che nel gruppo pentastellato non sono mai stati ammessi già a inizio legislatura nonostante fossero stati eletti sotto il simbolo del MoVimento), Emilio Carelli, Jessica Costanzo, Giuseppe D’Ambrosio, Rosalba De Giorgi, Massimiliano De Toma, Yana Chiara Ehm, Rosa Menga, Raphael Raduzzi, Cristian Romaniello, Giovanni Russo, Doriana Sarli, Rachele Silvestri, Michele Sodano, Simona Suriano, Guia Termini, Alessio Mattia Villarosa e Leda Volpi. Più altre due ex del MoVimento: Elisa Siragusa e Gloria Vizzini che per qualche mese si erano accasate nel gruppo di Tabacci.
Gli ex pentastellati
Insomma, su ventiquattro Misti “non iscritti ad alcuna componente” ventidue sono ex pentastellati, a conferma di come il MoVimento fosse una specie di coalizione anarchica, individualista, dove uno poteva finire indifferentemente – come capita – in Rifondazione Comunista (Paola Nugnes al Senato) o in Fratelli d’Italia (Davide Galantino, Salvatore Caiata e Walter Rizzetto alla Camera). Oppure, come questi ventidue, molti giovanissimi, in una sorta di microgruppo personale, dove davvero Uno vale Uno. Ma nel senso letterale della parola. E, spesso, con incomunicabilità con gli altri ex del MoVimento.E fra i 24 apolidi del Misto di Montecitorio, le uniche due eccezioni alla provenienza ex del MoVimento sono l’ex azzurra e presidente del Lazio Renata Polverini che, dopo aver votato la fiducia a Conte ha fatto qualche settimana con Tabacci e Michela Rostan, eletta in Liberi e Uguali e poi passata a Italia Viva, ma che ha lasciato le truppe di Matteo Renzi dopo aver votato la fiducia al Conte bis nel momento della rottura fra l’ex premier e Giuseppe Conte e la sua maggioranza giallorossa.
Misti-Misti a Palazzo Madama
Se possibile, al Senato questo è ancora più marcato e, come abbiamo detto, i Misti-Misti a Palazzo Madama sono 28 su 39. Anche in questo caso, gli ex pentastellati fanno la parte del leone e sono 24 su 28: Rosa Silvana Abate, Luisa Angrisani, Lello Ciampolillo, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Emanuele Dessì, Luigi Di Marzio, Fabio Di Micco, Tiziana Carmela Rosaria Drago, Silvana Giannuzzo, Mario Michele Giarrusso, Bianca Laura Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, l’ex ministra per il Sud nel primo governo di Giuseppe Conte, quello gialloverde, Barbara Lezzi, Matteo Mantero, Carlo Martelli, Cataldo Mininno, Francesco Mollame, Vilma Moronese, Nicola Morra, Fabrizio Ortis, Marinella Pacifico Gianluigi Paragone. Di questi solo in dieci rivendicano l’appartenenza a un gruppo organizzato, peraltro non ancora codificata dal regolamento di Palazzo Madama: i sei di L’Alternativa c’è, capitanati da Crucioli; i tre di Italexit (Paragone, Martelli e Giarrusso) e una, Tiziana Drago, si riconosce negli ex alfaniani di Altrernativa popolare.
2 senatori a vita
Gli altri quattro hanno caratteristiche etereogenee, due - Mario Monti e Liliana Segre – sono senatori a vita. Una, Alessandrina Lonardo, la signora Mastella, è stata eletta in Forza Italia, ma poi è passata nella maggioranza giallorossa che ha appoggiato il secondo governo di Giuseppe Conte, anche in seguito all’alleanza in Campania, con il suo movimento “Noi Campani”, con l’esperienza del governatore Vincenzo De Luca, rieletto in modo plebiscitario anche grazie ai voti mastelliani della provincia di Benevento. E infine c’è Sandro Ruotolo che sta nel Misto perché espressione di una coalizione ancora diversa, che va dal centrosinistra classico al movimento arancione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, eletto nel collegio uninominale di Napoli-San Carlo all’Arena alle suppletive per sostituire il geologo pentastellato Franco Ortolani, il primo a combattere contro l’inquinamento nella Terra dei Fuochi, prematuramente scomparso. Mai metafora della politica italiana fu più efficace del racconto del gruppo Misto.