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Il governo trova un miliardo e 300 milioni per i redditi bassi. Ma poi c’infila l’ennesimo condono

Il ministro Giorgetti recupera risorse per le famiglie con Isee fino a 15 mila euro. Il condono riguarda scontrini e fatture non in regola emesse fino a giugno 2023. “Così si salvano 50 mila esercizi”. Sono quattordici i condoni in undici mesi di governo. Nadef anticipata a domani

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Il ministro Giorgetti e la premier Meloni (Ansa)
Il ministro Giorgetti e la premier Meloni (Ansa)

La “formica” Giancarlo Giorgetti fa un piccolo miracolo e trova un miliardo e 300 milioni da dare subito alla famiglie più bisognose: sconti contro il caro bollette, bonus contro il caro benzina, bonus libri, mezzi pubblici. Un miliardo e 300 milioni per una platea di circa un milione. Mezzo di famiglie con Isee fino a 15 mila euro. E’ il primo vero segnale contro il caro vita. Fin qui la buona notizia. Poi, scorrendo le tredici pagine del decreto Energia, si trova anche quella meno buona: l’articolo 4 infatti è l’ennesimo condono. Su scontrini, fatturazioni e ricevute fiscali mai fatte o di importi sbagliati emessi tra il gennaio 2022 e il 30 giugno 2023. Il nome è gentile: ravvedimento operoso. Il concetto non cambia: pagando il dovuto ci si mette in regola. Senza penali. Alla faccia di chi invece paga sempre tutto e subito. Tra le righe di un Consiglio dei ministri celebrato in questa sospensione della politica-rissa in nome e in rispetto delle esequie di Stato per Giorgio Napolitano, si trova comunque l’ennesimo capitolo della rissa tra Meloni e Salvini. Il leader della Lega, bravissimo nell’alzare continuamente la posta e fare titolo, chiede da settimane una norma specifica “contro” i minori stranieri che arrivano in Italia da soli e in quanto minori aventi diritto ad un circuito di accoglienza totalmente diverso dagli adulti. Salvini chiede una stretta “perché a sedici anni è come se ne avessero venti e i comuni non possono più sostenere i costi dell’accoglienza dei minori sottraendo risorse ai propri cittadini”. Ieri doveva essere la volta buona. Salvini avrebbe potuto così sollevare un altro trofeo. Tutto rinviato di nuovo. Intendiamoci: il problema economico e di sostenibilità esiste; la soluzione ancora una volta non è semplice. Non può essere populista.

Per le famiglie in difficoltà

Il nuovo decreto energia è dedicato quindi alle famiglie con Isee fino a 15 mila euro l’anno, circa un milione e trecentomila. Da ottobre a dicembre riceveranno un contributo straordinario crescente in base al numero dei figli. Chi ha la social card “Dedicata a te” si troverà ulteriori 80 euro per la benzina (lo stanziamento di questa voce è pari a cento milioni). Per il gas viene confermato l'azzeramento degli oneri di sistema e l'Iva agevolata al 5%. Cambiano anche i sostegni alle imprese energivore e arriva il rifinanziamento del bonus trasporti per acquistare l'abbonamento dei mezzi pubblici. Il decreto corre anche in soccorso di commercianti e partite Iva non in regola su scontrini e fatture: per le mancate certificazioni dei corrispettivi dal primo gennaio 2022 al 30 giugno 2023 si potrà “fare pace” con il fisco, ricorrendo all'istituto del ravvedimento operoso entro il 15 dicembre. E’ una sanatoria più dolce, rivista rispetto alle prime bozze che avevano fatto gridare allo “schiaffo contro i contribuenti onesti”. Ma è pur sempre una sanatoria.  Il governo la definisce invece “norma salva commercio”, che  “scongiurata la chiusura di oltre 50 mila piccoli esercizi commerciali”. C’è la proroga anche dei termini per aderire ai mutui per gli under 36, mentre saltano le proroghe per le cripto-attività e l’abilitazione scientifica.

Uno al mese

Il provvedimento sugli scontrini suggerisce di andare a verificare che tipo di rapporto ci sia tra questo governo e i condoni, un metodo utile a fare cassa ma pessimo segnale in un paese che ha oltre cento miliardi di evasone fiscale ogni anno e il 95% dell’Irpef pagato da chi ha buste paga e pensionati. Anche per capire se quella espressione assai infelice - “pizzo di Stato” - con cui la premier definì il sistema della lotta all’evasione fiscale, fu “solo” una gaffe come ebbe a spiegare Meloni oppure un pensiero reale. A dodici mesi dal voto e in undici mesi di governo (in carica dal 22 ottobre) possiamo contare ben 14 misure assimilabili al concetto di condono. Il maquillage lessicale - “ravvedimento operoso” - non elimina il concetto di base: tendere la mano e strizzare l’occhio a chi ha pendenze o contenziosi con l’erario. La legge di bilancio, la prima del governo Meloni, conteneva ben 12 tra sanatorie e minicondoni. Rottamazione delle cartelle sotto i mille euro (tra il 2000 e il 2015) e delle multe stradali (molti Comuni non hanno aderito e quindi sono rimaste). E poi il condono sui guadagni da criptovalute, lo sconto sulle controversie tributarie pendenti al primo gennaio 2023 e così via fino alla definizione agevolata per le liti pendenti, sconti e pagamenti rateali per i ravvedimenti, regolarizzazione dei versamenti senza sanzioni o interessi. Cioè chi ha pagato subito e nei termini magari tagliando su altre esigenze di famiglia vale tanto quanto quello che paga dopo anni. Della serie che la prossima volta magari facciamo tutti così. Infine il condono salva-calcio che da solo vale un miliardo circa di incasso in meno per lo Stato. Siamo a dodici. A marzo, col decreto bollette, è arrivato il condono penale per chi è già stato condannato in primo grado per i reati tributari. Ieri il condono numero 14: il ravvedimento operoso per scontrini e fatture. Salvini poi ha annunciato il condono edilizio “per le piccole irregolarità”. Tutto sempre e solo “per fare cassa”. Se poi il messaggio è freghiamo il fisco e chi paga le tasse, pazienza.

In anticipo

Come si diceva anche ieri, questa settimana apre ufficialmente la sessione di bilancio, quella parte finale dell’anno parlamentare tutta concentrata sulla legge di bilancio. Oggi ci sarà un altro preconsiglio in vista di un nuovo Cdm atteso per domani, mercoledì. Giorgetti porterà la tanto attesa Nota di aggiornamento al Def perché da qui si potrà capire i fondamentali della prossima legge di bilancio. E come sta veramente la nostra economia. La Nadef arriva un giorno prima del previsto e dovrebbe essere accompagnata da due nuovi decreti legge. Il primo con misure su “migranti e protezione internazionale, sicurezza e funzionalità del ministero dell’Interno” (ci sarà la tanto attesa norma sui minori?) e il secondo con “proroga di termini normativi e versamenti fiscali”. Vedremo se anche qui si nasconderà un condono. “Il nostro è solo fisco amico” spiega sempre il viceministro all’Economia Maurizio Leo. Occhi puntati ovviamente sulla Nadef che definirà la prima cornice delle risorse e darà una prima idea delle misure che potranno vedere la luce nel 2024. L’ osservato speciale è l'indebitamento 2024 da cui si capirà lo spazio in deficit che il governo si apre per la manovra. Per metterlo nero su bianco però, l’esecutivo attende il responso di Eurostat sul Superbonus, che a questo punto potrebbe essere in dirittura d'arrivo. Il 3,7% fissato nel Def ad aprile dovrebbe essere rivisto al rialzo di qualche decimo di punto, comunque entro la soglia del 4%. Si andrebbe comunque verso una manovra leggera, con un punto di partenza di 20 miliardi che potrebbero salire a 22-23. Sono certi il taglio del cuneo e gli aiuti a famiglie e alla natalità, mentre poco si riuscirà a fare su pensioni e sanità.

Dalle banche "forse" due miliardi

Sul fronte delle risorse deve ancora essere risolto il nodo dagli extraprofitti delle banche. L’emendamento del governo al decreto Asset, che ha nei fatti ha cancellato la tassa prevedendo la possibilità di usare l’extraprofitto per consolidare il patrimonio, è bollinato ma sempre in via di rifinitura. Il problema è che da questa tassa ci si aspettava un gettito risolutore. Che non arriverà.  Gli analisti stimano un gettito tra 1,5 e 2,2 miliardi. Il decreto scade il 9 ottobre. Ed è ancora in commissione al Senato, in prima lettura.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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