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Al governo piace occuparsi di sicurezza e di farlo tramite decreti

Tre decreti in due mesi e due si occupano di sicurezza. Oggi il Consiglio dei ministri darà il via libera al nuovo Regolamento per le navi delle ong. Sarà possibile fare un solo salvataggio e nessun trasbordo. Rinviate per dissidi tecnici le nome contro gli stalker e i minori delle baby gang. Oggi anche il voto di fiducia per la stretta dei rave party

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (Ansa)
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (Ansa)

Al governo Meloni piace occuparsi di sicurezza. Possibilmente tramite decreti. Oggi dovrebbe arrivare il terzo in due mesi di governo. E a parte il Quater con le misure contro inflazione e caro energia, due su tre hanno una forte caratterizzazione securitaria. Il primo decreto del governo è stato quello ribattezzato “Rave” ma oltre alle nuove regole per limitare l’organizzazione di feste illegali contiene anche le nuove regole per l’ergastolo ostativo e per cancellare con un colpo di spugna le ultime regole anti Covid sopravvissute. Deve essere convertito entro il 30 dicembre, ha già avuto il via libera del Senato dopo profonde modifiche rispetto al testo iniziale e oggi la Camera voterà la fiducia definitiva. Anche il voto di fiducia piace molto al governo Meloni. Come si cambia avendo  responsabilità di governo.

Nuove regole per le Ong

E proprio oggi il Presidente del Consiglio convoca un nuovo Consiglio dei ministri per approvare un nuovo pacchetto sicurezza a più firme, Nordio (Giustizia), Piantedosi (Interno), Salvini (Infrastrutture), Tajani (Esteri), Calderone (Lavoro). Ieri pomeriggio c’è stata la riunione dei vari uffici legislativi. Di sicuro sarà approvato un nuovo Regolamento operativo per le navi delle ong. In un promo tempo, nello stesso pacchetto c’erano anche  norme più stringenti contro i femminicidi e le baby gang ma i vari ministeri non sono riusciti a condividere un testo e sono state rinviate. Un altro decreto?

 Le emergenze sono tante, lavoro, fisco, energia, Pnrr, ma palazzo Chigi predilige la sicurezza nonostante i sondaggi dicano che l’immigrazione sia scesa nella classifica delle emergenze sociali. La sicurezza, si sa, è un cavallo di battaglia della destra. Il luogo sicuro dove rifugiarsi per tirare su il consenso e issare bandierine identitarie. Specie dopo una prova non proprio eccellente - dal punto di vista del consenso - come è stata la legge di bilancio (che sarà licenziata oggi con un visto si stampi dal Senato). Il decreto sicurezza insomma è un usato sicuro di ogni governo alle prime battute.

Tre pilastri

In base alle bozze disponibili si può dire che sono tre i capitoli chiave del nuovo decreto: le Ong, norme contro le baby gang e in favore dei minori (anche stranieri e soprattutto quelli non accompagnati che ormai sono quasi 13mila), e norme per provare a limitare la strage di donne (una vittima ogni tre giorni). Cominciamo da qua. Obiettivo del provvedimento è potenziare l’attività di prevenzione per impedire che persone già segnalate possano compiere atti di violenza contro le donne. Significa aumentare i casi da cui può nascere l’ammonimento, i divieti di soggiorno e di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla vittima; inasprite le sanzioni e le pene fino al carcere per chi cerca di manomettere il controllo elettronico. Tutte norme repressive. Mentre non si fa sempre troppo poco per lavorare culturalmente sull’emancipazione della donna. Contro il fenomeno infestante delle baby gang, è stata studiata una forma di Daspo che impedirà ai soggetti segnalati di frequentare br, circoli e altri luoghi di socialità giovanile. Su donne e minorenni, come detto, non è stata trovata l’intesa.

Un solo salvataggio

Quello che sarà sicuramente approvato oggi è il Nuovo regolamento per le Ong. Il mitologico “muro navale” strombazzato per anni nelle varie campagne elettorali, si è sgretolato come un castello di sabbia sulla battigia. Ed è diventato un Regolamento. Un po’ come fece Marco Minniti quando era titolare del Viminale. In pratica sarà ristretta in maniera drastica la possibilità di intervento in mare. Meloni è stata chiara: “Non ostacoleremo il soccorso dei naufraghi ma non consentiremo alle navi di rimanere per giorni in mare. In questo modo garantiremo anche ai migranti di essere subito assistiti”. In poche parole, d’ora i poi sarà possibile fare un solo soccorso e poi sarà subito obbligatorio informare la Guardia Costiera e chiedere il porto sicuro. Significa limitare al minimo le prestazioni delle grandi navi delle ong. E rendere il tutto molto costoso. Aspettare di poter raccogliere più naufraghi rende l’operazione più “remunerativa” in termini di vite salvate e meno costosa come costi vivi. Saranno vietati i trasbordi da una nave all’altra (ulteriore stratagemma usato per ridurre i costi vivi). E il personale delle ong dovrà subito avviare le procedure di identificazione per velocizzare i tempi a terra e procedere, quindi, alla ricollocazione in Europa. Chi non rispetta queste regole rischia la multa e il sequestro della nave. Chi ha potuto leggere la bozza dice che in premessa si fa un esplicito riferimento al fatto che “tutte le attività devono essere conformi alle norme nazionali e alle convenzioni internazionali”. Possiamo dire che questo decreto azzera la circolare che il ministro Piantedosi firmò il primo giorno di governo e che ha prodotto la crisi diplomatica con la Francia non ancora risolta. 

Il decreto rave rivisto e corretto

Nelle stesse ore in cui il Consiglio dei ministri discuterà il nuovo decreto, la Camera sarà alle prese con un nuovo voto di fiducia per convertire il decreto rave, la prima scelta legislativa del governo Meloni per dimostrare che “la nostra non è più la Repubblica delle banane dove ognuno fa quello che vuole” (cit. Meloni). E quale fu l’emergenza il 30 ottobre scorso, a governo appena insediato? Mettere catene e museruola ai ravers e ai loro party illegali che si erano dati appuntamento a Modena. Il secondo consiglio dei ministri del governo Meloni (posto che il primo è di semplice insediamento e nomine) approvò quindi un testo che lasciò assai perplessa Forza Italia e probabilmente lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio. In pratica ogni raduno superiore le 50 persone poteva essere illegale e autorizzare l’intervento delle forza pubblica. Una norma “indefinita” e un reato “non specificato”. Pericolosissimo.  Ieri il sottosegretario della Pubblica Istruzione Elisabetta Montaruli ha sottolineato come “in questi mesi sia stata fatta la solita propaganda sul decreto rave. Come si è visto, tutte le manifestazione studentesche o anche i cortei di giovani in difesa dei rave party (ce ne sono stati molti, ndr) si sono svolti come sempre”. Dimentica, il sottosegretario, che la norma è stata modificata dallo stesso ministro della Giustizia del suo governo. E anche se il decreto è in vigore nella sua formulazione originale, è chiaro che era stato scritto così male che nessuno lo ha applicato alla lettera. 

Decreto-salame

 Poi il decreto rave è diventato un’ insalata mista di cui non si è compresa l’urgenza. E senza alcuna parvenza di omogeneità. La modifica dell’ergastolo ostativo (divieto di benefici carcerari per chi non collabora con la giustizia) è entrata in questo decreto. Così come una serie di norme che hanno riammesso in corsia i medici che non si sono vaccinati ed eliminato le multe per chi non si è vaccinato. Praticamente una grande giustificazione per i no vax e la smentita delle scelte fatte ai tempi del Covid. Forzature che al Senato hanno fatto venire parecchi mal di pancia (una ventina) nel gruppo di Forza Italia che per un motivo o per l’altro non si presentò al voto. Oggi pomeriggio (15:45) le dichiarazioni di voto. La prima chiama è fissata alle 17.25. Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è stamani (10.30). Sarà importante vedere quanti ne presentano le opposizioni. Il decreto deve essere convertito entro il 30. Il tentativo delle opposizioni di farlo decadere è affidato solo al numero di ordini del giorno e alla capacità di fare ostruzionismo rispetto ad un testo che non hanno mai condiviso.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   

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