[Il retroscena] Il governo licenzia Zingaretti e De Luca. Spuntano 130 milioni in più per i militari all’estero. E più fondi per i vaccini
Matteo Salvini aveva promesso di ridurre i fondi per le missioni di pace all’estero, ma il governo è costretto ad aumentarli perché Gentiloni aveva stanziato soldi per i 6300 soldati impegnati solo fino al 30 settembre. Più soldi di quanti ne avesse stanziati il centrosinistra per l’anagrafe dei vaccini. M5S e Lega li prendono dai tagli alla Sanità: c’è scritto nella relazione tecnica. Col divieto di doppio incarico, l’esecutivo licenzia dal ruolo di commissari i due governatori Zingaretti e De Luca
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Correva il mese di febbraio del 2015 quando Matteo Salvini affidava a un post di Facebook la sua linea sulla riduzione delle spese militari: “L’Italia paga più di 30 ‘missioni di pace o di guerra’ in giro per il mondo, con più di 5.000 nostri soldati impegnati. Per me bisogna ridurre queste missioni, ritirare buona parte di questi soldati e riportarli in Italia: la guerra rischiamo di averla in casa!”. Poi le cose sono andate come sono andate e oggi - sorpresa - il governo gialloverde, anziché diminuire le spese per le missioni all’estero, le aumenta. Col decreto fiscale approvato ieri dal Consiglio dei ministri, l’esecutivo ha infatti deciso di stanziare centotrenta milioni in più rispetto allo scorso anno per le “missioni internazionali di pace” nelle quali il nostro Paese è impegnato massicciamente, come tutti i Paesi Nato.
In realtà, rispetto a quanto scriveva l’attuale vicepremier, i soldati in giro per il mondo sono ancora di più di quanti ne stimava l’allora semplice segretario della Lega. Ad oggi, infatti, i militari impegnati all’estero sono ben 6.300, considerando anche l’aumento di 700 unità deciso con la manovra dell’anno scorso. La ministra per la Difesa Elisabetta Trenta ha dovuto digerire nelle settimane scorse - minacciando addirittura le dimissioni - un taglio di quasi 500 milioni rispetto ai programmi per gli elicotteri Nh-90, i missili Camm Er e il “Pentagono italiano” collocato nell’ex aeroporto di Centocelle, ma oggi ha costretto i colleghi che tengono la cassa a far spuntare fuori i soldi aggiuntivi per le missioni. La ragione dell’aumento delle spese si trova anche nell’eredità lasciata dall’esecutivo precedente. Il governo di Paolo Gentiloni, infatti, lo scorso dicembre, aveva deliberato, su proposta dell’allora ministra Roberta Pinotti, di finanziare la “prosecuzione delle missioni internazionali e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione in corso”, con una somma che però copriva solo il periodo 1° gennaio - 30 settembre 2018. Gli ultimi tre mesi di questo anno, dunque, sono rimasti a carico del governo M5s-Lega, che ha dovuto così recedere dall’impegno preso in campagna elettorale.
Decreto fiscale riserva un’altra sorpresa
Ma il decreto fiscale, tra le centinaia di articoli, riserva anche un’altra sorpresa. Dopo mesi di polemiche sui vaccini - prima la sospensione e poi la sospensione della sospensione del decreto di Beatrice Lorenzin che obbligava tutti i bambini a sottoporsi alla profilassi - il governo ha rifinanziato quella stessa legge che si era proposto di eliminare. Come si ricorderà, il ministro Giulia Grillo si era impegnata a togliere l’obbligo, e alcuni tra i suoi colleghi di partito avevano messo in discussione addirittura lo strumento-vaccini, fomentandole teorie no vax. Ieri però il governo ha aumentato le dotazioni per la “completa realizzazione e la gestione evolutiva dell'Anagrafe nazionale vaccini”. Il decreto fiscale collegato alla manovra uscito dal preconsiglio di domenica prevede infatti, a partire dal 2019, lo stanziamento di 50.000 euro l’anno in più rispetto alla somma già prevista proprio dal governo che aveva introdotto l’obbligo vaccinale. Così, nel testo si legge che sono “stanziati euro 2.000.000 per l'anno 2018 ed euro 500.000 annui a decorrere dal 2019 da ripartire tra le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sulla base di criteri determinati con decreto del Ministro della salute”, che vanno ad aggiungersi a quelli già stabiliti dal dl Vaccini dello scorso anno. Lo scopo è quello di “raccogliere in modo uniforme sull'intero territorio nazionale, mediante le anagrafi vaccinali regionali, i dati da inserire nell'Anagrafe nazionale vaccini”.
Da dove arrivano questi soldi?
La relazione tecnica al decreto specifica che i due milioni per il 2018 sono già coperti con la legge di Bilancio dello scorso anno, mentre gli altri 550 milioni, almeno nel 2019, si dovranno recuperare mediante “riduzione di uno dei capitoli di previsione” del ministero della Salute, tagliando, cioè, qualche altra spesa. Anche qui, un guaio. “Non ci saranno tagli alla sanità”, aveva garantito ancora pochi giorni fa. Prima, in campagna elettorale, aveva promesso l’abolizione dei ticket, che invece resteranno.
Due poltrone, per la verità, sono già state tagliate, ma senza alcun risparmio per il bilancio dello Stato, dal momento che erano tra le poche a non comportare un costo. Col decreto fiscale, infatti, Cinquestelle e Lega, hanno introdotto una norma che rende incompatibile la figura del presidente di Regione con quella di commissario straordinario per il rientro del disavanzo nel settore della Sanità. Superando una disposizione datata 2017 e voluta da Matteo Renzi, i gialloverdi hanno rimosso dall’incarico di commissari straordinari per la Sanità due governatori fortissimi, guarda caso entrambi del Pd. Così cesseranno dalla carica sia Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e fresco candidato alla segreteria dem, sia Vincenzo De Luca, presidente della Campania, dove si vota tra due anni e dove i pentastellati puntano a un risultato che non sono mai riusciti a realizzare: ottenere un “governatore” a cinque stelle in una importante Regione.