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Giuristi ed opposizioni contro il nuovo pacchetto sicurezza. Nordio: "L’importate è dare segnali"

Più armi in circolazione per gli agenti e senza essere dichiarate. In carcere le mamme incinta e con figli anche sotto un anno. Sarà la polizia a liberare subito le case occupate in modo abusivo, il giudice può arrivare dopo. Pene aumentate, più carcere e più reati

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Il ministro Carlo Nordio (Ansa)
Il ministro Carlo Nordio (Ansa)

In carcere le mamme incinta sorprese a rubare. Pene più dure per ecovandali e chi fa truffe agli anziani. Un agente di polizia potrà buttare fuori di casa un occupante abusivo, il giudice - se al momento non può - valuterà in seguito. E poi pistole agili, leggere, non come quelle di ordinanza, per il personale di pubblica sicurezza che può usarle quando non è in servizio. Armi, queste, che non hanno bisogno di licenza (tanto chi ha una divisa ce l’ha già). Ci sono almeno sei reati nuovi e molte pene aumentate nei trenta articoli che compongono il disegno di legge sulla sicurezza approvato giovedì sera dal Consiglio dei ministri. Non ci sono i soldi per la Sanità pubblica, la Commissione europea ha appena rivisto al ribasso le previsioni per l’Italia dove il pil cresce ancora meno quest’anno (0,7) e anche nei  prossimi due (0,9, e 1,3), gli stipendi e il potere di acquisto delle famiglie restano troppo bassi nonostante gli aumenti tra i 600 e i mille euro all’anno procurati dal taglio del cuneo e dall’accorpamento delle prime due fasce dell’Irpef: colpa dell’inflazione che se li è già mangiati. E poi, siccome il taglio del  cuneo è la conferma di una misura già esistente, non si tratta di un nuovo beneficio ma la conferma di una misura che esiste già. I cittadini, in poche parole, non se ne renderanno conto.  Anche l’industria si lamenta e dice che nulla è stato fatto per l’impresa e per chi dovrebbe creare posti di lavoro. Ecco, in questo quadro così complesso, il governo tira fuori dal cilindro l’ennesimo pacchetto sicurezza.

Più reati e più carcere in cerca di consenso

Viene spontaneo pensare che la sicurezza sia, per governo e maggioranza, come il POS per le barche piene di migranti nel trattato di Dublino. Il primo place of security (POS), luogo di riparo e sicurezza dove andare quando la situazione si sta complicando. Il consenso dà segnali di cedimento (li dicono i sondaggi) e i conti non tornano? E allora serve di un boost immediato, efficace, visibile e anche misurabile. L’unica cura possibile è la sicurezza. Si gioca, si sfrutta il senso di disagio e insicurezza dei cittadini in città oggettivamente molto frequentate da giovani migranti appena arrivati, senza una rete di accoglienza/protezione/istruzione e che dopo due settimane abbandonati a se stessi delinquono, bevono, si ubriacano, si fanno. E diventano molesti. E anche peggio. L’unica soluzione è far girare più armi, buttare in carcere più persone a cominciare dalle mamma incinta perché tanto si sa che sono rom, aumentare le pene, creare nuovi reati. Ben consapevole di tutto ciò, il governo non ha osato fare l’ennesimo decreto che l’ala manettara della maggioranza ha accolto con dichiarazioni in coro, un po’ tutte uguali e festanti al grido: “Il governo Meloni dà le risposte che la crescente insicurezza percepita pretende”. Un decreto che sarebbe sicuramente stato criticato dal Quirinale non sul merito ma sul metodo della decretazione d’urgenza. Si tratta di un disegno di legge che avrà quindi - si spera - i due passaggi parlamentari completi prima di entrare in vigore (almeno qualche mese) ma soprattutto potrà essere modificato. Siamo al quinto pacchetto sicurezza di questo governo. Il primo fu il decreto anti-rave, tredici mesi fa di cui sfugge le reale applicazione.

Trenta articoli

Il testo  - si spiega - nasce da “motivazioni alte e nobili” e “dopo lungo e proficuo confronto” con i ministri competenti e le organizzazioni sindacali di polizia, vigili del fuoco e Cocer arma e Cocer forze armate.  Difesa e Interni insieme. Ci sono, si spiega, “più tutele per le Forze dell’ordine oggetto di violenza o lesioni, l’introduzione di un nuovo reato per punire chi partecipa e/o organizza rivolte nelle carceri, il contrasto alle occupazioni abusive con procedure lampo per la liberazione degli immobili, la stretta alle truffe nei confronti degli anziani, misure specifiche anti-borseggio e anti-accattonaggio dei minori”. Tra le maggiori tutele alle forze dell’ordine c’è la possibilità per gli agenti di usare anche fuori servizio armi più legger- e di quelle di ordinanza. Per l’esattezza “gli agenti di pubblica sicurezza, già autorizzati al porto di un’arma da fuoco di servizio, possono detenere un’arma da fuoco privata, diversa da quella di ordinanza, senza ulteriore licenza e fuori servizio”. L’obiettivo è consentire agli agenti di avere fuori dal servizio un’arma più leggera al posto di quella d’ordinanza, di solito più ingombrante. Dice che agenti e carabinieri chiedono da tempo questa licenza per le armi. Fratelli d’Italia è in visibilio; la norma è sua (della senatrice Spinelli) e la rivendica.

Mamme in cella

Via libera anche alla detenzione di mamme (soprattutto se recidive) con bambini di età inferiore a tre anni. Il ddl fa cadere due punti finora mai messi in discussione: il no alla detenzione delle donne incinte e delle mamme con bimbi di età inferiore ad un anno. Per quest’ultima fascia (bimbi con meno di 12 mesi) resta solo la garanzia di poter andare in istituti di custodia attenuata. Chi ha figli tra uno e tre anni potrà andare in veri e propri istituti di pubblica sicurezza. Erano più di ottanta i bimbi in carcere fino a una decina di anni fa. Sono stati ridotti a poco più di venti. Sono destinati ad aumentare di nuovo. Il problema delle borseggiatrici rom che usano i figli per andare a rubare indisturbate (tanto sanno che non vanno in carcere) è un problema serio e evidente. Va risolto però in altro modo: ad esempio impedire le zone di massimo impatto turistico a queste persone. Prevenzione e non repressione. Invece ancora una volta siamo davanti ad un pacchetto di norme rigorosamente di tipo penale, che vanno a caricare carceri e tribunali. E a mettere più armi in circolazione. In realtà da questo pacchetto dovevano uscire anche i soldi per aumentare le indennità di servizio degli agenti. “Prendono 6 euro l’ora, non è più tollerabile” ha detto la premier giusto tre giorni fa. I soldi non sono presenti in questo disegno di legge. Si troveranno probabilmente risorse da inserire in manovra e quindi utilizzabili dal primo gennaio. Nel ddl sono previsti anche una serie di nuovi reati e aggravamenti di vecchi:  pena più alta se la minaccia o l’oltraggio sono commessi contro agenti di pubblica sicurezza; pene più alte per gli ecovandali, per chi organizza rivolte in carcere, per chi organizza truffe ad anziani. Più facile liberare le cosa occupate da chi non ne ha diritto grazie a due nuove misure: l’occupante non avrà conseguenza se lascerà liberamente l’immobile;  ci sarà un procedimento molto veloce, per ottenere la liberazione dell’immobile e la sua restituzione a chi ne ha diritto. Non servirà neppure il giudice che potrà arrivare con calma se e quanto avrà il tempo.

Il no dei giuristi

Il pacchetto sicurezza sta provocando molte reazioni. Per lo più negative. Le opposizioni chiamano in causa il ministro Nordio e il suo garantismo che verrebbe smentito dalla stretta decisa dall’esecutivo. Anche i giuristi sono per lo più contrari.  “C'è una tendenza a rispondere più agli impulsi del momento”, a “un ritenuto allarme sociale” ha detto Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta. “Nel settore penale mi pare ci sia un andamento pendolare, a volte si ha un alleggerimento delle pene, a volte sulla base di un ritenuto allarme sociale, una manifestazione di volontà repressiva, o un aumento delle pene, o la qualificazione diversa di tipi di reato che sono in realtà unitari”.  Ma “è difficile -avverte - che la sanzione penale funzioni in sé come strumento di prevenzione”. Sulle mamme incinta e con figli piccoli in carcere non ci sono dubbi: “Il senso di umanità - dice il presidente emerito - mi pare che escluda che un bambino piccolo possa stare in cella o in luoghi di detenzione”. Se si vuole però seguire questa strada, non ci sono dubbi che “le strutture debbano prima essere adeguate”. Netto anche Francesco Petrelli, il neopresidente dell'Unione delle Camere Penali: “Il  legislatore sembra essere diventato una slot machine di nuovi reati che finiscono per ingolfare i tribunali senza aumentare la sicurezza dei cittadini. Si sono criminalizzati dei comportamenti in maniera fantasiosa, si è messo in crisi il principio di determinatezza e tassatività” contesta, aggravando il sovraffollamento delle carceri, “con moltiplicazione dei costi e dei rischi”.

Opposizioni compatte

Toni diametralmente opposti quelli del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove:  “Basta occupazioni abusive, basta borseggiatrici impunite, basta blocchi stradali impuniti, basta rivolte negli istituti penitenziari e aggressioni a chi porta la divisa”. Tace - forse imbarazzato - il viceministro Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) anima garantista del ministero. Come dovrebbe esserlo anche Nordio, a dir la verità. Il ministero è spaccato in due. Come il governo su tanti temi.   “Cosa ne pensa Nordio di tutto ciò?” chiede polemico l’ex Guardasigilli Andrea Orlando (Pd).  “Si aumentano le pene edittali facendo esattamente il contrario di quello che lui ha annunciato e sostenuto (sempre meno). “Nuovi reati, pene più alte, stretta sui differimenti dell'esecuzione delle pene. E ad illustrare il tutto il Ministro dell'Interno. Qualcuno avvisi Nordio” gli fa eco Enrico Costa, deputato di Azione ed ex sottosegretario alla Giustizia.

Ma che fa il ministro Nordio?

In realtà in via Arenula si soffre oramai da mesi una spaccatura evidente tra l’anima più garantista (Nordio e il viceministro Sisto) e quella manettara, il fedelissimo di Meloni, Andrea Delmastro. La scorsa settimana, a Stresa, Nordio aveva avuto modo di chiarire il suo pensiero: “Il garantismo è una moneta a due facce: come enfatizzazione della presunzione di innocenza ma anche come certezza della pena. Non ho molta fiducia nella efficacia intimidatrice della pena, credo però che per certi settori sia essenziale che lo Stato dia un segno di attenzione, anche con un sigillo penale”. Ecco, cambierà poco sulle strade sotto il profilo della sicurezza. Però il segnale è stato dato. Un governo però dovrebbe fare fatti. E non dare segnali.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   

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