Giuli-Pirondini i duellanti, il retroscena sulle Fondazioni lirico-sinfoniche
Il ministro della Cultura giorno dopo giorno si sta ritagliando un ruolo sempre più forte, Pirondini è uno dei fedelissimi di Giuseppe Conte e il nuovo volto del M5S
Altro che la macchietta perfetta per le imitazioni e i meme che è stata raccontata in queste settimane: il ministro della Cultura Alessandro Giuli giorno dopo giorno si sta ritagliando un ruolo sempre più forte e finalmente con la capacità di parlare di cultura conoscendola. Insomma, è come se Giuli, ottima intuizione di Giorgia Meloni – il ministro, ricordiamolo, viene dalla grande scuola del “Foglio” di Giuliano Ferrara e non ha avuto paura a “sporcarsi le mani” dirigendo anche “Tempi”, rivista di area ciellina che non ha mai rinunciato a dire la sua, anche quando non era comodo o politicamente corretto farlo – si sia divertito per qualche settimana a giocare con il suo personaggio, per poi diventare un po’ come l’Arnaldo Forlani nella descrizione di Giampaolo Pansa un “coniglio mannaro” e iniziare a sfoderare gli artigli.
Che sono artigli felpati, dalla dialettica barocca che non a caso ne fanno uno dei migliori amici di Buttafuoco, “Pietrangelo del mio cuore” lo chiama lui, che è il maggiore intellettuale italiano, ma che soprattutto è una persona di un’umanità straordinaria, una delle migliori che io conosca. E chi si somiglia si piglia. Era bellissimo, ad esempio, vederli duettare alla presentazione della rivista della Biennale, che torna dopo decenni, e Giuli parlava dell’acqua come elemento costitutivo, annusando le pagine del giornale cartaceo, con qualcosa che valeva iconograficamente di più di decenni di potere di Dario Franceschini e di nomine “d’area” a via del Collegio Romano.
Così come Giuli è dandy di un dandysmo perfetto, a tratti fa quasi la caricatura degli intellò guachisti, ed è stimato da tutti gli spiriti liberi come Giordano Bruno Guerri, che ha la capacità di respirare libertà, indipendenza, straordinari risultati per il suo Vittoriale di Gardone Riviera. E il nuovo ministro della Cultura ha dimostrato la sua statura anche dopo le dimissioni del suo capo di gabinetto, che non ha mollato ma anzi ci ha messo la faccia, con parole alte e nobili, messe su carta intestata del MIC, circostanza abbastanza inedita in politica: "Con grande rammarico, dopo averle più volte respinte, ricevo e accolgo le dimissioni del Capo di Gabinetto, Francesco Spano. A lui va la mia convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore. Non da ultimo, ribadisco a Francesco Spano la mia completa stima e la mia gratitudine per la specchiata professionalità tecnica e per la qualità umana dimostrate in diversi contesti, ivi compreso il Ministero della Cultura".
Insomma, è come se finalmente anche a destra la parola Cultura non faccia più correre immediatamente la mano alla fondina. E la prova provata, l’ennesima, si è avuta ieri nell’audizione con le commissioni Cultura, dove Giuli è stato sottoposto a un fuoco di fila di domande, ma soprattutto è stato protagonista di un durissimo scontro con il senatore pentastellato Luca Pirondini, il migliore del MoVimento in assoluto. Sullo sfondo c’è il rinnovo della guida delle Fondazioni lirico-sinfoniche: l’attuale sovrintendente “genovese” Claudio Orazi, terminato il suo mandato a Genova che scade nella prossima primavera, pare destinato altrove, a teatri più grandi: si era parlato della Scala, ma è stata soprattutto una suggestione giornalistica; a Venezia se la gioca con Colabianchi, ora alla guida di Cagliari, dove prima c’era lo stesso Orazi, e soprattutto con il suo direttore artistico Pierangelo Conte, amatissimo alla Fenice e persona perbene e squisita. Oppure, ci sono altre posizioni, anche all’interno della macchina ministeriale, che Orazi ben conosce avendo frequentato la scuola della Farnesina.
Pirondini – che è uno dei fedelissimi di Giuseppe Conte, il nuovo volto del MoVimento nelle dichiarazioni flash al Tg1, ad esempio, ruolo ambitissimo – ha un’immagine gradevole, è una persona piacevole ed educata, con una sua dolcezza di fondo, e anche la sua antica stempiatura ha lasciato spazio a una nuova pettinatura e forza tricologica - e un eloquio molto efficace in televisione. Soprattutto, il senatore pentastellato in quel mondo sembra il premio Nobel per la Letteratura, essendo musicista, violinista nell’orchestra sinfonica di Sanremo, inquadratura fissa durante il Festival quando suona per tutti i cantanti. Insomma, in questi anni Pirondini, con il suo carico di umanità e di competenza sulla lirica, si è ritagliato un ruolo importante al Carlo Felice, la Fondazione del Teatro dell’Opera di Genova, dove è stato protagonista di una sorta di governance di gruppo insieme al Sovrintendente Orazi, entrambi nominati dal ministro della Cultura pentastellato Alberto Bonisoli. Il giorno che Pirondini venne nominato nel consiglio di indirizzo, “in quota” Cinque Stelle, il sindaco e presidente della Fondazione Carlo Felice Marco Bucci lo tenne fuori dalla porta per lunghe decine di minuti, per verificare che la nomina fosse corretta e Pirondini ne fece una diretta Facebook, quasi una sfida all’Ok Corral.
Da allora, di acqua ne è passata sotto i ponti, Bucci e Pirondini si sono trovati avversari durissimi in consiglio comunale a Genova e alleati nel Carlo Felice, anche perché l’anima democristian-pentastellata - quasi un ossimoro vivente con i suoi modi felpati e la sua capacità di adattarsi straordinariamente all’interlocutore, facendo pensare di essere del suo stesso colore politico, sia che l’interlocutore sia di Fratelli d’Italia, sia che sia di Alleanza Verdi e Sinistra - di Orazi ha tenuto insieme il tutto, facendo scelte eccellenti come il direttore artistico Pierangelo Conte, o come il progetto “Studenti all’opera” che è un capolavoro a livello nazionale ed è stato portato avanti da Manuela Litro, eccellenza assoluta nel settore, una delle migliori manager culturali del Paese, capace di lavorare sui giovani e sulla promozione dell’educazione musicale a scuola come pochi altri. Ad esempio il progetto sugli asili musicali è stato attivato a Genova in concomitanza con il suo ritorno da Roma, e, come scrivemmo proprio qui su Tiscali News, ha lavorato nel Sistema Italiano Cori Orchestre Giovanili per il Maestro Abbado e Abreu, ed è una fuoriclasse nel costruire progetti e idee che rendono obsoleto tutto quello che c’era prima, una fuoriclasse della passione nel proprio lavoro e nell’amare ciò che fa. Insomma, la Migliore. Umanamente e professionalmente.
E tutto questo lo percepisce perfettamente e lo ama Pietro Piciocchi, futuro candidato sindaco di Genova investito del ruolo da Matteo Salvini, Marco Bucci, Edoardo Rixi e da Fratelli d’Italia, che come vi racconteremo qui ancora su Tiscali News, è quello che ha più capacità di coniugare capacità tecnica, umanità e attenzione al sociale e al ruolo di aiuto che il Comune deve avere nei confronti dei più piccoli e dei più deboli. Pensando ai giovani. Roba rara in politica. Insomma, Orazi negli anni che hanno contraddistinto sua esperienza al Carlo Felice, a volte ha risolto problemi, a volte invece li ha rinviati e ad esempio la conflittualità sindacale all’interno del Carlo Felice, che nei primi periodi della sua guida era scesa, ora è tornata carsica, mettendo a rischio anche l’apertura della stagione.
Insomma, l’asse fra sovrintendente e senatore all’ombra del MoVimento ha beneficiato anche della benedizione di Giovanni Toti, che ha puntato moltissimo sul teatro, considerato mediaticamente una propaggine regionale e quindi cassa di risonanza, nonostante la maggior parte dei finanziamenti arrivassero dal Comune di Genova, ha funzionato bene. Finchè Pirondini, forse per troppo amore nei confronti del teatro e della sua governance, ha presentato un emendamento per rafforzare finanziariamente la Fondazione, ma quando l’ha presentato era consigliere di indirizzo dello stesso teatro, peraltro senza percepire ovviamente nessuna indennità ulteriore. Quindi l’ha fatto in totale buona fede.
Ma il caso scoppiò, l’allora ministro Gennaro Sangiuliano lo fece notare in aula a Giuseppe Conte e il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi lo mise nero su bianco in una nota ufficiale del ministero: “Il Senatore Luca Pirondini ha dichiarato oggi alla stampa di aver lasciato l’incarico di consigliere d’amministrazione al Teatro Carlo Felice di Genova sin dal 6 dicembre. Ma non sembra così. Innanzitutto va rilevato che l’emendamento con cui il Senatore genovese, in palese conflitto di interessi, ha formulato la richiesta di erogazione straordinaria a favore del Carlo Felice risale al 21 novembre scorso, data in cui, per sua stessa ammissione, era evidentemente ancora in carica come consigliere.
Ma c’è di più. Al Ministero della Cultura, ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna lettera di dimissioni. Ricordiamo, infine, per onore di verità che nel 2022, al Carlo Felice, sono stati erogati dal MiC contributi pari a 28 milioni e 920 mila euro, che equivalgono, giusto per dare un’idea, a 80 mila euro al giorno, considerando anche sabati, domeniche e festività”. Alessandro Giuli, con la sua genialità assoluta, è pronto a scrivere una storia diversa sulle Fondazioni lirico-sinfoniche. E c’è da giurare che si ritroverà a dibattere con Pirondini, come i duellanti di Conrad. Le premesse ci sono tutte e l’avversario per Giuli è il più degno che potesse trovare. Al termine dello scontro in aula, il ministro ha detto: “Sopporta cuore mio, direbbe qualcuno”. E’ l’Odissea, quando Ulisse sta pensando a come realizzare la strage dei Proci. Gli artigli di Giuli sono pronti a colpire. In via del Collegio Romano mai c ‘era stato un ministro così adeguato alla c maiuscola della targa sul portone che parla di “Cultura”.