Il giallo dei poliziotti allontanati da Palazzo Chigi viene smentito dallo staff di Meloni. Ma qualcosa non torna
Il sindacato di polizia della Cgil ribadisce ancora una versione dei fatti un po’ diversa da quella raccontata dal governo
Un giallo a Palazzo Chigi che nasce da un’indiscrezione del quotidiano La Stampa. Ieri mattina il giornale diretto da Andrea Malaguti racconta un fatto che di là a poco diventa il mistero del giorno. Si tratta di una nuova disposizione che allontanerebbe gli ufficiali di polizia dal piano o dalle stanze attigue a quella della stessa presidente. Indiscrezione che fa il giro dei palazzi e che alimenta un dibattito di questo tenore: “Per quale motivo la presidente del Consiglio avrebbe fatto pulizia vicino alla sua stanza?”. “Cosa c’è dietro a questa scelta?”. Dilemma che rimanda all’ultimo mese e mezzo, alla postura di una premier che non si è mai tirata indietro quando ha dovuto evocare complotti ai suoi danni o nei confronti delle persone a lei più vicine.
Effetto Sangiuliano-Boccia?
Non a caso tra il Transatlantico di Montecitorio e Salone Garibaldi del Senato c’è chi arriva a dire: “Vuoi vedere che questo è parte dell’effetto Sangiuliano-Boccia?” Vai a sapere come andrà a finire. Va da sé il rumors suscita scalpore, scatena il campo larghissimo che per una volta ha una posizione compatta. Ma come sono andate realmente le cose? Palazzo Chigi smentisce e affida la replica a una nota del capo ufficio stampa Fabrizio Alfano: «Non è cambiato nulla. La polizia rimane al primo piano. Non cambia il dispositivo di sicurezza». E ancora: «L’unica variazione che potrebbe aver innescato questa assurda ricostruzione - ha dichiarato ancora Alfano - è il fatto che la premier ha fatto presente al direttore dell’Ispettorato di Palazzo Chigi di rivalutare la presenza di un agente di polizia destinato esclusivamente agli accompagnamenti in ascensore». Inoltre, sempre il governo, definisce come «priva di fondamento» la ricostruzione secondo cui la sicurezza al primo piano di Palazzo Chigi sia stata affidata agli agenti di scorta della premier. Nessun ordine di servizio, dunque. Anche se da più parti risulta che un nuovo ordine di servizio sia stato disposto dall’Ispettorato di polizia.
La versione del sindacato di polizia
Al contempo tutto questo stride con la versione del sindacato di polizia che fa sapere che «i colleghi poliziotti sono mortificati, non capiscono perché da giorni non sia arrivato più l’ordine di servizio di salire al primo piano di Palazzo Chigi dove si trova l’ufficio della presidente del Consiglio. Sentono una mancanza di fiducia mai provata in anni di servizio in questa delicata sede». Ma il sindacato di polizia della Cgil ribadisce ancora una versione dei fatti un po’ diversa da quella raccontata dal governo: «Ho sentito personalmente - dice Pietro Colaprico del sindacato Silp Cgil - i colleghi che lavorano a Palazzo Chigi e sono esterrefatti. Dal 7 settembre, sabato scorso, è scomparso dall’ordine di servizio la previsione della loro presenza al piano della premier. E anche oggi (ieri, ndr) non ve n’era traccia nel documento che istruisce i colleghi, che hanno chiesto anche lumi al dirigente della polizia a Palazzo Chigi che si è limitato a ribadire che non devono di fatto più salire al primo piano in ascensore e stazionare. Questo ha creato disagio e sconforto, non era mai accaduta una cosa del genere a Palazzo Chigi. Forse si è trattato di un disguido, forse la premier non ha fiducia nei miei colleghi. Di certo le modalità con la quale è avvenuta questa decisione lasciano allibiti: non sono le persone scortate a decidere come devono essere tutelate». Colapietro ha chiesto notizie anche alla delegazione sindacale al ministero degli Interni guidato da Matteo Piantedosi: «Non ne sapevano nulla», dice aggiungendo: «Nessun premier può allontanare i poliziotti o distoglierli da questo servizio».
L'opposizione chiede chiarezza
Così il giallo resta, alimenta rumors di vario genere nei palazzi della politica diventando un’altra grana per l’esecutivo.
L’opposizione chiede chiarezza sulla vicenda. Enrico Borghi, Italia Viva, annuncia un’interrogazione e accusa: «La nostra premier vive ormai dentro una sorta di ‘sindrome del bunker». Per Debora Serracchiani (Pd) la premier considera «spioni» gli agenti e li «allontana dal primo piano perché non si fida, ma forse le andrebbe spiegato meglio il ruolo che svolge la Polizia». L’esponente di AvsFiliberto Zaratti chiede che «il ministro Piantedosi spieghi al Parlamento». «Togliere gli agenti di polizia dall’ascensore dedicato del premier è un atto gravissimo - attacca Matteo Renzi -. Dimostra che Meloni non si fida e che tra un complotto e l’altro continua a vedere i fantasmi». Dura anche una nota dei Cinque Stelle: «Dopo il complotto della magistratura denunciato da Crosetto, dopo quello estivo made in Sallusti contro Arianna Meloni, dopo quello contro Sangiuliano, oggi è il turno del complottismo contro i poliziotti. Meloni non può governare nell’ossessione dei nemici immaginari». «Il fatto che oggi i sindacati di polizia abbiano smentito la versione di Palazzo Chigi è un fatto molto grave. Meloni venga in Parlamento a riferire». dichiara infine il portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli. Resta da capire cosa succederà adesso. Un caso che è destinato ad essere utilizzato dall’opposizione per indebolire Palazzo Chigi. Meloni lascerà correre o riferirà in Parlamento? In pochi scommettono sul secondo scenario. Il giallo rimane e chissà se prima o poi si risolverà.