Voto tedesco, shock per Salvini e Meloni. Fi pretende centralità nella coalizione. Nuovo spazio per Draghi
Italia viva sottolinea l’opportunità del “momentaneo vuoto tedesco” per l’Italia di Draghi. Salvini parla di “lezione per tutto il centrodestra”. Meloni più nell’angolo. Letta rivendica che “dalla crisi si esce guardando a sinistra e all’Europa”. Ma la sinistra radicale, la Linke, va malissimo

Nel testa a testa tedesco emergono con chiarezza un paio un di elementi: dalla crisi e dalla pandemia si esce guardando a sinistra - ma non quella estrema e radicale. - e non certo a destra, al pluralismo e non all’individualismo, all’Europa e non alle singole nazioni. Le proiezioni di questa mattina all’alba confermano dati quasi definitivi: i socialdemocratici (Spd) in testa con il 25,7 dei voti (+ 5,5 sul 2017); segue l'Unione di centro, il partito di Angela Merkel, con il 24,2%, un crollo d ben 8,7 punti rispetto alle ultime elezioni, “il peggior risultato di sempre “ ha ammesso il quartier generale della Adenauer House. Al terzo posto si piazzano i Verdi con il 14,3& (+5%) un bel risultato che li porta ad essere addirittura il primo partito a Berlino. I liberali hanno ottenuto l'11,5% (+0,8) e hanno cosi rafforzato la doppia cifra. Cede ben due punti percentuali l'ultradestra di Afd (10,6%). Crolla l’estrema sinistra della Linke che si ferma al 5%, perdendo oltre quattro punti percentuali e rischiando di non entrare neppure nel Bundestag, il parlamento tedesco.
Le possibili coalizioni
Il voto in Germania è sempre stato una bussola carica di indizi preziosi per i singoli paesi Ue. E per la stessa Commissione. La Germania è stata - e ancora è - la più solida economia europea e titolare quindi della golden share per dare la linea sulle scelte fondamentali, soprattutto quelle di bilancio ma anche su questioni delicate come l’immmigrazione e negli ultimi due anni la pandemia. Ma soprattutto la leadership di un intero paese è stato merito di frau Merkel, la Cancelliera che ha chiuso ieri una incredibile e interminabile parabola lunga sedici anni. Non deve trarre in inganno il fatto che la Cdu ha ottenuto il peggior risultato di sempre dal secondo dopoguerra. In fondo il nuovo (salvo sorprese) cancelliere Olaf Scholz, leader dei socialdemocratici, già numero due del governo Merkel, è quanto di più merkeliano ci sia in circolazione al momento in Germania. La socialdemocrazia ha vinto, ma la continuità prevale. Ci vorranno mesi per dare vita all’ennesima grosse koalition. Forse impiegheranno fino a Natale per scrivere il programma. Ballano almeno cinque combinazioni di possibili alleanze. Andando per i colori dele bandiere, c’è la Giamaica (Cdu/verdi/liberali), la “semaforo” (Spd/Verdi/Liberali), una riedizione dell’attuale Grosse Koalition (Cdu- Spd), la Kenia (Cdu-Spd e Verdi) o la Germania (Cdu e i Liberali al posto dei Verdi). Spazzata via l’opzione tra le più chiacchierate, sicuramente quella più osteggiata dalla Cdu: la famigerata coalizione 'rosso-rosso-verde' formata da Spd, Verdi e Linke, il partito della sinistra. Nel frattempo, Angela continua a governare. E ad interloquire per la Germania in Europa.
Doccia fredda per Salvini e Meloni
Proveranno a dire che “la vera notizia”, per quanto attesa, è l’uscita di scena di Angela Merkel e che finalmente qualcosa cambierà in Europa. Il problema è che i cambiamenti vanno in direzione opposta rispetto alle attese di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. I partiti finora loro alleati - la destra di Alternative fuer Deutschland (Afd) - tengono a malapena la doppia cifra e la verità è che, non essendo in agenda un tema migrazioni (ecco perchè la crisi afgana è stata subito tenuta a distanza da Berlino) e avendo osteggiato due temi della pandemia come vaccini e greenpass (che non è stato infatti messo), hanno da una parte perso il loro cavallo di battaglia fatto un gran pasticcio sul resto. Da qui la brusca frenata di consensi. E lo stop a progetti politici. Il problema, per Salvini e Meloni, è che sono saliti tanto i socialdemocratici (che dovrebbe essere il Pd progressista e riformista), i Verdi (meno di sinistra che in Italia) ma sono anche crollati i radicali della Linke. Non possono attaccare i comunisti/ ambientalisti/quelli del No semplicemente perchè non hanno vinto loro in Germania. Ha vinto invece la socialdemocrazia, che guarda a sinistra ma soprattutto all’Europa. Tutto questo pone sul tavolo questioni urgenti che non possono più essere rinviate.
“Una lezione per il centrodestra”
In tarda serata è Salvini il primo ad ammettere la sconfitta. E ad indicare la strada. “Siamo di fronte ad una sconfitta storica del centrodestra tedesco, bisogna prenderne atto. Quindi il centrodestra italiano dovrebbe trarne lezione e unirsi non solo in Italia ma soprattutto in Europa”
Ora, tra Salvini e Meloni, il risultato tedesco sembra “pesare” maggiormente su Fratelli d’Italia. Il leader della Lega, decidendo sette mesi fa di entrare nella larga maggioranza Draghi, ha accettato di iniziare a fare un percorso la cui destinazione finale è l’approdo ad una delle grandi famiglie europee, i Popolari del Ppe. Il suo (di Salvini) biglietto da visita è Forza Italia e Berlusconi. Non a caso il Cavaliere ripete sempre, anche ieri, che “solo con Forza Italia forte nei numeri e nelle idee il centrodestra può aspirare alla guida oggi dei maggiori Comuni italiani e domani dell'intero Paese dopo il 2023”. Salvini ha ben capito che non può aspirare a diventare premier di uno dei paesi fondatori della Ue, dopo la crisi pandemica, tenendo una linea no-euro, anti Europea e no vax. Il problema, uno ei tanti, arriva quando Salvini dice “il centrodestra deve unirsi in Italia e in Europa”. Dove invece è molto diviso e l’idea, di Salvini, di mettere insieme Popolari, Conservatori, liberali e persino Identità & Democrazia (cioè i lepenisti) diventa irrealizzabile dopo il voto tedesco. Lo era già prima ma le poche residue possibilità sono state spazzate via. Salvini quindi deve decidere. E deve farlo in fretta. Entro l’anno?
Più in difficoltà Giorgia Meloni che deve togliersi in fretta dall’angolo dei Conservatori (Ecr, di cui è Presidente grazie a polacchi e ungheresi), smarcarsi e muoversi verso i Popolari. Altrimenti è destinata a restare la Lepen italiana. Mentre lei ambisce a diventare premier.
Forza Italia “green pass” del centrodestra
Si capisce meglio ora anche perchè il tanto evocato ed auspicato - da Salvini - gruppo unico del centrodestra tarda a nascere nonostante le promesse e gli annunci. Forza Italia, oltre ad essere già nel Ppe, è il “green pass” per i nazionalisti di Lega e Fdi per ambire a guidare l’Italia. Senza Forza Italia, dicono i berlusconiani, “non sanno e non hanno dove andare”. Da qui la necessità per Fi di contarsi almeno nel voto delle amministrative.
Osvaldo Napoli, storico di Forza Italia poi passato con Toti a Coraggio Italia proprio per l’impossibilità fisica di seguire la linea e la presenza di Salvini e Meloni, è un teorico e fautore del centro. Il voto tedesco per lui è una bella conferma. “Dalle urne escono due partiti sconfitti in modo netto: i sovranisti Af, alleata delle destre italiane, e la sinistra radicale dei Linke. Il voto ha premiato tutti gli altri partiti, con l'eccezione della Cdu-Csu, che si affaccia al dopo-Merkel con un crollo di 8 punti percentuali. Colpisce, in questi minuti, la dichiarazione del co-presidente dei Verdi, Habeck, che ha dato la disponibilità del suo partito per un governo tanto con la Spd quanto con la Cdu-Csu. In Italia, nella povertà del nostro dibattito politico, sarebbe accusato di inciucismo, in Germania invece si chiama pragmatismo: i governi nascono sulla base di accordi programmatici e non sulla base di pregiudiziali politiche o ideologiche. Per fortuna a palazzo Chigi siede un presidente del Consiglio che è una splendida proiezione dello spirito tedesco che vuole stabilità per crescere”.
Quanti indizi anche per Letta
Le cose vanno decisamente meglio per il segretario dem Enrico Letta. “Un gran risultato - ha detto - che conferma la tendenza: dalla pandemia non si esce verso destra, verso l'individualismo. Si esce verso sinistra, verso valori di solidarietà e coesione sociale. Il voto tedesco premia Scholtz e la Spd, rafforza l'Europa e l’europeismo”. Quello che Letta non commenta è il crollo della Linke, in pratica Articolo 1, Leu e Sinistra italiana. E i 5 Stelle. Che è, però, dove sta andando il Pd: più verso sinistra che verso il centro. Più Link che Spd.
Entusiasti i Verdi italiani di “Europa Verde” per il trionfo dei Grunde tedeschi. “Quasi un raddoppio di consensi e oltre cento seggi nel nuovo Bundestag - ha detto il portavoce Angelo Bonelli - una crescita importante quella dei Verdi che saranno decisivi per formare il governo e che porteranno le politiche per contrastare la crisi climatica nell'azione del prossimo esecutivo tedesco. Un buon auspicio anche per le prossime elezioni amministrative italiane”. Poi, tra i Verdi italiani e quelli tedeschi c’è l’abisso. Ma questo ora non conta.
Italia viva valorizza piuttosto un altro fatto. “Il fatto che il voto non abbia espresso una leadership netta - ha fatto notare il presidente Ettore Rosato, responsabilizza l'Italia che invece una leadership forte con Draghi ce l’ha”.
Servono quattro passaggi per disegnare il nuovo quadro politico italiano: voto in Germania, amministrative, elezione del Capo dello Stato e voto in Francia. Il primo passaggio ha parlato chiaro.