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Gas e caro energia: adesso tutti chiedono "l’intervento di Draghi"

Peccato che il premier sia stato sfiduciato un mese fa. Comunque il governo è in carica e al lavoro per un nuovo decreto Aiuti. Soprattutto è in pressing su Bruxelles per disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas e per il prezzo calmierato europeo al gas. Nuova riunione dei ministri Ue a metà settembre

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Mario Draghi (Ansa)
Mario Draghi (Ansa)

E adesso tutti dicono, anzi, quasi pretendono, “Draghi deve fare qualcosa”. Come se non l’avessero mandato a casa un mese fa. Come se 5 Stelle per scelta propria, Lega e Forza Italia spinti da Fratelli d’Italia in crescita costante all’opposizione,  non avessero deciso che all’Italia non serve più Mario Draghi.  Il prezzo del gas non si ferma, sembra inarrestabile, ieri è volato a 340 euro. Si trasferisce velocemente sui prezzi dell'elettricità. Sfonda nuovi record in Gran Bretagna, Germania e Francia. In Italia tocca il massimo di 870 euro a megawattora, un prezzo medio di 713 euro, il 25%, circa pari a 200 euro in più rispetto a una settimana fa. Quando Gazprom ha annunciato la chiusura del gasdotto Nord Stream dal 31 agosto al 2 settembre “per lavori di manutenzione alle turbine”. Tutto falso, ovviamente. Tutto utile per scatenare la tempesta speculativa perfetta. A scanso di equivoci, ieri è stato l’ex presidente russo Medvedev a precisare: “Togliete le sanzioni e se ne riparla”. Salvini, più realista del re, aveva già messo le mani avanti in questo senso  l’altro giorno sul palco del meeting di Comunione e liberazione a Rimini. La pancia del paese rimugina e non da oggi: “Basta sanzioni, basta guerra”, già che ci sono ci mettono dentro un po’ di pacifismo e stop alle armi, “tutta colpa del nostro intervento in Ucraina”. Come se l’Italia potesse staccarsi, per le forniture energetiche, dall’Unione europea. Non può farlo, ovviamente.

Al lavoro per un nuovo decreto

In questo mix di emergenza vera e drammatica per le realtà produttive più pesanti, per il piccolo bar e le famiglie, e populismo becero, il governo Draghi è pronto ad intervenire subito con un nuovo decreto e, soprattutto, a lavorare con intensità a Bruxelles perché faccia ciò che lo stesso Draghi chiede di fare almeno dall’inizio dello scorso anno, ancora prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Nel menu del premier italiano c’è il disaccoppiamento (decoupling) dei prezzi dei consumi elettrici da quelli del gas, dove i primi grazie a fonti rinnovabili e idroelettriche, hanno prezzi assai inferiori. L’accoppiamento fu deciso circa vent’anni fa a livello europeo. Ma ora è un cappio il cui nodo scorsoio deve essere subito sciolto. Si tratta di creare, si spiega, “un doppio rubinetto e una doppia tariffa”.  E c’è, ovviamente, l’introduzione di un prezzo calmierato a livello europeo che introduca un “tetto”, cioè un massimo insuperabile, al prezzo del gas. Il governo Draghi è in carica per i cosiddetti “affari correnti” ma il presidente Mattarella ne ha allargato al massimo le competenze proprio per lasciare il Paese con una guida intatta in questa delirante crisi di governo e fine della legislatura.

Il governo Draghi è al lavoro. In settimana premier e ministro Cingolani faranno il punto con Arera - l’authority per l’energia - sulla situazione energetica del Paese: stoccaggi (che sono intorno all’80%, quindi in linea con gli obiettivi prefissati) standard molto bene); piano di risparmio energetico; diversificazioni dalla fonti russe e quotazioni del gas.  Nel Piano per la sicurezza delle forniture si stanno valutando interventi progressivi che includono anche lo stop di pochi giorni per le imprese che possono interrompere la produzione.

Nuovi interventi sugli extraprofitti?

Il governo sta anche valutando le risorse disponibili di un decreto Aiuti ter (il 2 è stato approvato il 4 agosto).  Servono soldi per 'sterilizzare' i prezzi della benzina, visto che lo sconto di 30 cent finisce il 20 settembre e studiare altri possibili aiuti in grado di alleviare, purtroppo solo in parte, le difficoltà che si scaricano sui redditi delle famiglie e sui conti delle imprese. Oltre ad un nuovo intervento sugli extraprofitti delle aziende del comparto energetiche che in questi mesi stanno facendo affari d’oro (la stima è pari a circa 50 miliardi), l’ipotesi più probabile è quella di riservare quote di elettricità a basso costo provenienti dalle rinnovabili a specifici settori strategici.

Dal mondo produttivo e del lavoro dati preoccupanti e richieste si susseguono. Confesercenti parla di 8.000 imprese a rischio. Confcommercio di Milano calcola che i rincari delle bollette per gli esercenti è stata del 1000%  - mille volte più alta - rispetto a sei anni fa. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, chiede al governo un decreto che tuteli i lavoratori e le imprese. Servono  “compensazioni immediate e soluzioni nuove, con controlli rigorosi sugli speculatori, limiti al costo europeo di importazione del gas ma anche un tetto sociale al costo nazionale dell’elettricità".

Anche l’Europa si muove

Anche l'Europa si muove. L'Ue presto convocherà una riunione urgente dei ministri dell'energia “per discutere le misure di emergenza specifiche per affrontare la situazione energetica” ha assicurato Petr Fiala, presidente della Repubblica Ceca, che guida il turno del semestre europeo. La data sarà fissata la prossima settimana e sarà “entro la metà di settembre”. L'andamento dei mercati rende chiaro che non si può attendere il consiglio informare dell'energia programmato per l'11-12 ottobre a Praga. Sul tavolo il nodo del tetto al prezzo del gas  e la valutazione sulla possibilità di svincolare il prezzo dell'energia elettrica dal prezzo massimo del gas. Il decoupling, appunto. Draghi lo ha spiegato bene parlando al Meeting di Rimini: ora l'elettricità arriva anche da altre fonti - come il vento, il sole, l'acqua - con prezzi del tutto diversi e non si può non tenerne conto. La grande novità è che anche il ministro dell'Ambiente tedesco Robert Habeck vuole recidere questo legame. La Germania, con l’Olanda, sono state finora gli ostacoli più duri rispetto alle richieste dell’Italia e del governo Draghi. Adesso che la produzione in Germania è a zero, forse si muove qualcosa. E il premier olandese Mark Rutte si allineerà in conseguenza.

Il gas, l’allarme sociale e la campagna elettorale

Altro che immigrati. Salvini e le destre devono in fretta rivedere i punti cardine delle rispettive campagne e mettere gas ed energia al centro. Materia certo più difficile da spiegare e su cui le speculazioni politiche hanno gambe corte. L'allarme sociale portato dal caro energia irrompe quindi nella campagna elettorale. I partiti, da destra a sinistra, chiedono all'esecutivo di agire immediatamente per arginarne la portata. “Se il prezzo non scende, il prossimo governo dovrà razionare luce e gas a partire dalle imprese” è la fosca previsione di Salvini che sembra stridere, ad esempio, con le informazioni positive sui nostri stoccaggi. Il leader della Lega ieri ha riunito i vertici del partito ed è tornato alla carica con “un nuovo scostamento di bilancio” per almeno 30 miliardi. Finora Draghi ha tenuto il punto, ha distribuito 50 miliardi e non ha chiesto un cent in sforamento. Giuseppe Conte rivendica “una vera tassazione degli extra-profitti delle società energetiche”. I Verdi lanciano l'idea di estendere l'ora legale tutto l'anno. La ricetta di Enrico Letta prevede di intervenire in modo “drastico” e in due mosse: un tetto al prezzo dell'elettricità e il raddoppio del credito d'imposta per l'energia: “Ne va della tenuta del Paese”. La ministra del Sud, Mara Carfagna porta avanti la proposta del leader di Azione, Carlo Calenda, di sospendere la campagna elettorale per consentire al presidente del Consiglio di attivare un piano d'emergenza per il gas, puntando il dito contro “il silenzio o le dichiarazioni ostili” arrivate dagli altri partiti.

Cosa c’è nell’agenda Draghi dei prossimi due mesi

La verità è che il governo ha sempre avuto molto chiaro in testa cosa fare e come agire, si è mosso prima degli altri paesi Ue nella diversificazione del mix energetico e avrebbe  avuto un Piano molto chiaro per questo autunno. La crisi di governo e la fine della legislatura hanno bloccato questo percorso e l’azione di governo che adesso tutti invocano. Senza proporre sostanziose differenze rispetto a quanto già in agenda. La buona notizia che il governo non ha in agenda solo la lotta al costo dell’energia. Innanzitutto diciamo che il governo è destinato a restare in carica almeno e se tutto va bene fino ai primi di novembre. Entro l’apertura dei seggi  palazzo Chigi ha in mente di chiudere la privatizzazione  di Ita. Il ministro Franco è al lavoro per la Nadef (entro il 27 settembre) che è il documento fondamentale per predisporre la legge di bilancio del 2023. Sulla scrivania anche i 55 obiettivi della rata del Pnrr che si chiude il 31 dicembre. E i decreti delegati della riforma della concorrenza tra cui i balneari, la privatizzazione del trasporto pubblico e le concessioni tra cui quelle idroelettriche. Tutti temi con un alto coefficiente di scontro politico e rispetto ai quali il centrodestra è contrario.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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