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Il G7 Difesa ricuce lo strappo Italia-Usa. Tra corni anti iella e ministri “finiti” nel presepe

Successo alla prima assoluta della ministeriale dedicata alla Difesa. Un’ “idea” del ministro Crosetto capitata nel momento più difficile dopo la seconda guerra mondiale. Grande intesa con l’omologo Usa Austin: “Italia alleato affidabile”. Nel documento finale si parla di “incrollabile sostegno all’Ucraina”. Timori per Libano e Medioriente. Focus sulle minacce ibride e l’uso che ne può fare Putin. E l’ombra della Baku connection

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Il G7 Difesa ricuce lo strappo Italia-Usa. Tra corni anti iella e ministri “finiti” nel presepe
Il ministro della difesa Crosetto con il corno antijella (Ansa)

Il potere di un corno rosso antiella, la magia del presepe napoletano e anche la parabola mitologica  del “tafano”. Perchè dice il ministro Crosetto sotto gli affreschi, gli stucchi e gli specchi dorati al piano nobile del palazzo Reale a Napoli, “il G7 io non lo vedo come un club esclusivo e autoreferenziale ma anzi mi piace immaginarlo come un tafano che ha la forza di pungere le coscienze del resto del mondo per lavorare tutti insieme per la pace”. Chi vuole approfondire, cerchi  Zeus, la moglie Hermes e la di lui amante, la bellissima Io perseguitata, appunto, da un tafano .

Tra corno rosso, presepe e tafano, comunque, la prima assoluta del G7 nel format Difesa - mai era stato organizzato da quando nel 1973 i Sette grandi paesi del mondo pensarono di unirsi in una piattaforma per combattere la crisi energetica - ha avuto il potere di coprire e mettere una pezza sull’assenza dell’Italia dal vertice convocato sue giorni fa da Biden a Berlino. 

Lo strappo di Berlino, l’abbraccio con Austin 

C’erano Francia, Germania, Uk e Stati Uniti. Il presidente ucraino e il suo Piano per la vittoria come ospiti d’onore. Assente in modo abbastanza clamoroso l’Italia e il governo Meloni. Dopo che il Consiglio europeo aveva detto Ni alla richiesta di Kiev di avere date certe per l’ingresso nella Nato e nella Ue. Non è un mistero che palazzo Chigi abbia preso da qualche mese una distanza tattica, anche in attesa del voto americano del 5 novembre, dal dossier Ucraina nel momento in cui Roma ha detto no all’uso di armi contro obiettivi russi incrinando un asse fino a quel momento solido con l’alleanza atlantica. Per carità, mai messo in dubbio l’alleanza con Kiev, però qualcosa è cambiato al di là dei ringraziamenti che Zelensky tributa ogni volta a Giorgia Meloni.  Il mancato invito a Berlino è stato un “torto” - da parte di Biden? - all’alleato italiano che ha la presidenza del G7. Un torto, certamente a livello diplomatico,  che il vertice napoletano sembra però aver ben corretto e risarcito. La foto di famiglia parla da sola.  

Il protocollo ha messo il padrone di casa tra il ministro giapponese, il generale Nakatani (larga parte dedicata alla delicatissima situazione nell’indopacifico) alla destra, il canadese Bill Blair e il tedesco Pistorius alla sinistra. Mark Rutte, cioè la Nato, è all’estrema sinistra e il ministro ucraino Rustem Umerov in fondo a destra. Ma le parole più belle arrivano dall’omologo americano Lloyd J. Austin III. “L’Italia - ha detto il ministro Usa - è un alleato chiave nella  Difesa degli Stati Uniti e ringraziamo il ministro Crosetto per ospitare circa 30 mila uomini e personale statunitense in Italia”.

 I due si erano a lungo abbracciati in mattinata all’arrivo a palazzo Reale. E poi hanno avuto un bilaterale di 45 minuti alla fine del lavoro ministeriale. “Lungo e amichevole” ha tenuto a sottolineare il ministro. Situazione internazionale, Medioriente, “una possibile riflessione su una pace giusta in Ucraina”, e poi l’Africa, con la presenza massiccia di Russia e Cina  e “possibili mutamenti geopolitici” che sono certamente un problema in più, e non da oggi, per il G7 e per la Nato. Crosetto ha sottolineato la comune volontà di “ampliare la collaborazione a tutto campo nel settore della Difesa”.

La Baku connection

La riunione ministeriale oltre che dalla “consueta” agenda - Ucraina, Israele, Indopacifico (“da qui passa l’80% del commercio mondiale, serve stabilitò”), Nord Corea (la preoccupazione per il programma nucleare)  Africa - è stata segnata da due fatti: un drone libico-iraniano lanciato sull’abitazione di Netanyahu; la notizia, non nuova, rimbalzata dalla Germania della “Baku connection”, ovvero di uomini d’affari tedeschi, legati in modo trasversale alla politica (Spd e Cdu)  che, dai tempi di Schroeder, non hanno mai smesso di coltivare rapporti con la Russia di Putin. Ne ha rifatto un caso due giorni fa la tv tedesca, a ridosso di un importante vertice Nato e della riunione del G7. L’incontro a Baku è in programma nei prossimi giorni. Il ministro tedesco Pistorius non ha tenuto la conferenza stampa a fine riunione.

A domanda diretta Crosetto se l’è cavata parlando della tante forme della  “minaccia ibrida” che sono state analizzate durante la riunione dei 7. E ricordando che qualche anno fa un signore disse che “il primo paese che saprà usare l’intelligenza artificiale avrà i controllo del mondo”. La frase, ha sottolineato Crosetto, è di Vladimir Putin. Ecco perché anche nel documento finale si puntualizza che “le tante facce delle guerre ibride devono essere affrontate con prontezza e visione al tempo stesso”. Sia che si tratti di Ai che dell’energie o di alcune catena di approvvigionamento”. 

Scontri in piazza 

La notizia del drone libico sulla casa in quel momento disabitata del presidente Netanyahu a Cesarea, tra Haifa e Tel Aviv, è il secondo fatto che ha tenuto banco nella riunione ministeriale. “La morte di Sinwar può aprire un percorso diverso rispetto alla stabilizzazione e alla pace in Medioriente”  ha detto Crosetto  ammettendo che “oggi (dopo il drone, ndr) siamo meno ottimisti di ieri”.

Mentre all'interno del Palazzo Reale si parlava di come arrivare alla pace nei vari focolai di guerra, dall'Ucraina al Medio Oriente, fuori manifestanti e forze dell'ordine se le sono date di santa ragione in nome del no alla guerra e al genocidio del popolo palestinese. Pochi minuti di scontri, ma violenti, con bottigliate e colpi di manganello, in mezzo a una folla incredula di cittadini e turisti che, nonostante la pioggia, affollavano come sempre il centro di Napoli.

Con i ministri dei sette Grandi il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, l'Alto rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell (una delle sue ultime uscite) e il segretario generale della Nato Mark Rutte che è invece alle sue prime riunioni e ha speso parole ottime per l’Italia, il “lavoro del ministro Crosetto” e per questa prima ministeriale della Difesa.

 Come rafforzare Unifil

Il summit ribadisce il sostegno alla missione Unifil. “Il G7 Difesa ribadisce la necessità che Unifil continui con la presenza dei suoi contingenti che devono essere rispettati sia da Israele che da Hezbollah”. Posto che la presenza dei Caschi blu è “l’alternativa ad una guerra feroce anche in quel territorio, è abbastanza chiaro quello che s’intenda quando si parla di implementare numeri e regole d’ingaggio : Hezbollah non deve attaccare Israele e viceversa”. Se i G7 sono concordi sulla ricetta - implementare il numero dei soldati e rimettere in piede l’esercito libanese - il problema sono i tempi. “Solo dopo il cessate il fuoco” ha detto Borrell.

Nella dichiarazione congiunta finale del summit esprime preoccupazione per il rischio di un’ulteriore escalation in Libano. L’obiettivo di due popoli e due stati tra Israele e Palestina. “Ribadiamo il nostro incrollabile sostegno all'Ucraina, che da quasi tre anni si difende dalla brutale e illegale guerra di aggressione su vasta scala della Russia” si legge nel documento finale che condanna senza mezzi termini la Russia.

Ciò detto, il corno rosso anti-iella è stato consegnato a ciascuno dei sette ministri, a Borrell, Rutte e al ministro ucraino. Speriamo sia stato spiegato che questi amuleti vanno rispettati. Uno dei più noti artigiani dei presepi napoletani ha omaggiato ciascuno della propria statuina persone in cartapesta. Anche qui, speriamo che il regalo venga  trattato come da tradizione. Non c’è bisogno di altra iella.  

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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