Il fuggi fuggi dalle liste della Lega, in scena alle europee la parabola del Carroccio. Via anche i capigruppo
Entra il "corpo estraneo" Vannacci, escono Marco Zanni e Marco Campomenosi, fedelissimi di Salvini. Il quale, in crisi di leadership, perderà molti eurodeputati: ecco perché
Cinque anni fa, nel 2019, la Lega di Matteo Salvini aveva il vento in poppa, di lì a poco sarebbero arrivati la richiesta di pieni poteri, le invocazioni al Sacro Cuore di Maria nei comizi in giro per l’Italia, il Papeete, la richiesta di andare in aula a Ferragosto per contarsi e lo scontro drammatico con Giuseppe Conte che lo attaccò in modo durissimo nello show-down in aula che – complice uno dei colpi di teatro di Matteo Renzi – portò dal Conte uno, quello gialloverde, al Conte bis, quello giallorosso.
Insomma, un’altra era geologica. Ma sta di fatto che a giugno 2019, la Lega prese il 34,3 per cento dei voti e conquistò 28 seggi, risultando il partito nazionale più votato fra tutti i 27 Paesi dell’Unione Europea al voto. In realtà, per un soffio fu superato dal Brexit Party di Neil Farage, ma si sapeva già prima che di lì a poche settimane gli eurodeputati eletti nel Regno Unito avrebbero salutato la compagnia e quindi la Lega si può considerare a pieno titolo il partito nazionale più votato in tutta Europa nel 2019.
Ecco, dimenticatevi tutto questo. Perché è come se fosse passata un’era geologica e, a partire proprio dal Papeete, Salvini ha perso il tocco magico che aveva avuto, risultando una sorta di Re Mida della politica in quel momento e oggi è quasi un Re Mida al contrario. Chi gli vuole male ipotizza un cinque per cento per la Lega alle Europee, chi gli vuole bene parla del 10. Ma, cinque o dieci che sia, a urne chiuse sarà drammatico nei tabulati il confronto con le Europee 2019 e con quel 34,3 per cento.
Il fuggi fuggi dalle liste del Carroccio
I sondaggi, oggi, darebbero sei seggi alla Lega, esattamente come quelli che il Carroccio aveva fino alle elezioni del 2019 – uno era proprio quello di Matteo Salvini – e quindi è un po’ un fuggi fuggi dalle liste elettorali del Carroccio, perfettamente speculare alla corsa a candidarsi di cinque anni fa.
In principio fu il no all’idea di candidarsi dei tre governatori di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, oltre alla scelta di non correre dello stesso Salvini. Soprattutto, se uno di quei pochi posti sarà preso da un “estraneo” come il generale Roberto Vannacci che certamente aiuterà la Lega a prendere qualche voto dai suoi fans e lettori pronti a diventare elettori, ma che altrettanto certamente ne farà perdere altri perché è un corpo estraneo rispetto alla storia del Carroccio, come ha recentemente notato in un’intervista a “Repubblica” l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Veneto – che è come essere assessore elevato a potenza per la delega e per il territorio, il Nord Est produttivo delle piccole e medie imprese, la spina dorsale produttiva di quell’area d’Italia – Roberto Marcato che ha chiesto: “Ma, precisamente, cosa c’entra con noi Vannacci?”.
E proprio la presenza del generale, che pare destinato al primo posto nelle preferenze e dovrebbe essere candidato in tutte le circoscrizioni, optando probabilmente per il Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria), è uno dei motivi che sta portando all’esodo dalle liste del Carroccio. In alcuni casi non per disorganicità rispetto alla guida di Salvini, ma proprio perché non si vedono spazi per l’elezione. E, proprio nel Nord Ovest, sono clamorosi due casi: quelli di Marco Zanni e Marco Campomenosi, che hanno molte caratteristiche in comune e sono entrambi fra i più vicini a Matteo Salvini.
Zanni, che nella sua prima eurolegislatura fu eletto con il MoVimento Cinque Stelle e poi, sempre con le preferenze, venne scelto dagli elettori della Lega, è un bocconiano, preparatissimo, molto antieuropeista, almeno nella concezione oggi dominante della commissione “Ursula” e molto stimato da Matteo Salvini, che l’ha voluto come capogruppo di Identità e democrazia, il gruppo degli eurodeputati sovranisti di tutta Europa.
Campomenosi è il suo gemello diverso: leghista da sempre, sovranista tendenza pacioccone, perché educato e dialogante con tutti, secchione dei lavori dell’Europarlamento anche grazie al fatto che, prima di essere eurodeputato e poi capodelegazione, aveva lavorato a Strasburgo e Bruxelles, come tecnico, universalmente riconosciuto fra i migliori. Insomma, persino a prescindere dalle loro idee, Zanni e ancor più Campomenosi sono identificati fra i migliori europarlamentari italiani e, conseguentemente, fra quelli della Lega.
Ma, con una sorta di teorema matematico del voto, generalmente il lavoro e lo studio in aula sono inversamente proporzionali alla capacità di prendere preferenze, che invece solitamente vanno più di pari passo con la presenza sul territorio e l’abilità di coltivare ambienti circoscritti e molto organizzati nelle preferenze. Così, detto in modo un po’ crudo, Zanni e Campomenosi, con i voti previsti dai sondaggi per la Lega, avrebbero zero possibilità di essere rieletti.
Anche perché nella lista del Nord Ovest, dove gli eletti leghisti dovrebbero essere due o massimo tre, i candidati a fare il pieno di preferenze sono sostanzialmente quattro, con tutti gli altri staccati dietro: il generale Vannacci; Angelo Ciocca, che cinque anni fa è l’unico che ha tenuto testa alla macchina da preferenze di Matteo Salvini, venendo eletto con quasi novantamila voti e che soprattutto incarna l’anima bossiana, spazzata via dal nuovo corso, e Silvia Sardone, ex pasionaria azzurra che è ospite fissa delle televisioni quasi a reti unificate.
Insieme a loro, se la giocherà il deputato Francesco Bruzzone che mette insieme due jolly: sarà l’unico candidato leghista ligure, quindi concentrando sul suo nome i voti del Carroccio della regione, e soprattutto espressione del mondo venatorio, che vota in modo molto compatto ed è fortissimo in Lombardia, soprattutto nelle province di Bergamo e Brescia, circostanza che gli ha permesso di venire eletto cinque volte con le preferenze consigliere regionale della Liguria sempre al primo posto, una volta addirittura in due circoscrizioni, e poi senatore prima e deputato poi.
E questa è anche la spiegazione del fatto che, a Strasburgo e Bruxelles, anziché piangere per gli addii al gruppo Lega, si è quasi sollevati, ben consci che 28 posti non ci sarebbero mai più stati. In tre, pur rimasti leghisti, hanno optato per l’Italia: Mara Bizzotto e Marco Dreosto hanno preferito il Senato all’Europarlamento, Simona Baldassarre è andata a fare l’assessora della giunta Rocca nel Lazio.
Chi ha cambiato gruppo
In nove, invece, hanno cambiato gruppo rispetto al momento delle elezioni: la siciliana Francesca Donato, pasionaria No Vax, ha scelto la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro; Vincenzo Sofo, marito di Marion Marechal Le Pen, e Elisabetta De Blasis hanno scelto Fratelli d’Italia; altri sei hanno optato per Forza Italia: Andrea Caroppo, Luisa Regimenti, Francesca Peppucci, Matteo Gazzini, Lucia Vuolo e Stefania Zambelli. E, a fronte di un solo ingresso, quello di Aldo Patriciello, proveniente dal gruppo di Forza Italia, c’è un altro eurodeputato, Gianantonio Da Re, ex sindaco di Vittorio Veneto ed ex consigliere regionale del Veneto, che potrebbe venire espulso a giorni per aver detto che Salvini sta portando il movimento al suicidio e avergli dato del cretino.
In questo quadro il capodelegazione Marco Campomenosi, rimasto sempre vicino a Salvini anche quando era emarginato nel partito e forse il più sincero amico personale del segretario e ministro delle Infrastrutture, dopo la rinuncia a candidarsi potrebbe comunque trovare un posto nel governo Meloni come viceministro o sottosegretario agli Esteri forte di tre jolly: è un dicastero dove la Lega non è rappresentata nei ruoli apicali; è competente in materia, soprattutto per ciò che riguarda il commercio internazionale, anche nei rapporti con i Paesi dell’Est ed ha un ottimo rapporto personale con Antonio Tajani, che lo stima. Molti altri torneranno a casa.