[L’inchiesta] Guadagnano di più ma vogliono andarsene. La grande fuga dei politici italiani dal Parlamento Europeo

Quasi un quinto degli oltre settanta italiani eletti a Strasburgo vogliono rientrare in Italia, candidandosi alle elezioni Politiche, alla Camera come al Senato. Da Salvini alla Mussolini, da Lara Comi alla Renzulli, dalla Bonafè alla Picierno, fino a Cesa e Fitto. E anche Cofferati. Eppure guadagnano molto di più rispetto ai politici del Parlamento italiano. Ecco le cifre a confronto

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Lara Comi, Alessandra Mussolini, Simona Bonafè e Sergio Cofferati

2018: fuga da Strasburgo. Guadagnano molto di più, sono membri di un organismo internazionale che, mandato dopo mandato, è sempre più importante per la vita dei cittadini, viaggiano per il Continente gratis e pagano profumatamente i loro collaboratori. Eppure gli europarlamentari sembrano non poterne più. Non si spiega diversamente il fatto che quasi un quinto degli oltre settanta italiani eletti - con le preferenze -  al Parlamento europeo vogliono rientrare in Patria, candidandosi alle elezioni Politiche, alla Camera come al Senato.

 

L’eurodeputato più famoso che leverà le tende da Strasburgo e dovrà trasferirsi a Roma è Matteo Salvini. Il segretario della Lega è membro del Parlamento europeo dal 2004, ma, essendo il candidato premier del suo partito, guiderà le liste per Montecitorio in cinque circoscrizioni e correrà in un collegio maggioritario, probabilmente a Milano, che poi è la sua città. Comunque vadano le Politiche, lascerà quel ruolo, che è incompatibile. 

 

L’epicentro di questa fuga dovrebbe essere il gruppo di Forza Italia, che comprende tredici eurodeputati, e che oltretutto ha piazzato un suo uomo - Antonio Tajani - nella casella più importante, alla presidenza. Hanno infatti chiesto a Silvio Berlusconi di poter trovare un posto nelle liste per la Camera sia Lara Comi che Barbara Matera. Le due giovani eurodeputate, entrambe alla seconda legislatura, vogliono affacciarsi sulla scena nazionale e sarebbero candidate nelle rispettive Regioni di provenienza: Lombardia e Puglia.

 

La loro ex collega a Strasburgo Licia Ronzulli, oggi capo segreteria del leader di Forza Italia, sarà invece in lista per il Senato. Avrebbe chiesto - senza ottenere risposta - di poter rientrare in Italia anche Alessandra Mussolini, già presidente della commissione Bicamerale Infanzia e candidata sindaco a Roma.  In corsa per Montecitorio  nel gruppo di Noi per l’Italia, che poi è la cosiddetta “quarta gamba” del centrodestra, ci sarà anche Raffaele Fitto. Si candidò alle Europee di due anni fa con Forza Italia per far pesare il suo radicamento territoriale, ha fondato un suo partito, oggi si è riappacificato col leader del centrodestra e vuol correre in un collegio maggioritario nella sua Puglia, dove era stato giovanissimo governatore. 

 

Un altro eurodeputato che sarà candidato del raggruppamento centrista è Lorenzo Cesa. Segretario dell’Udc, eletto con quasi sessantamila preferenze, correrà per tornare al Parlamento nazionale, dove siedeva un tempo accanto a Pier Ferdinando Casini, che ha preso tutta un’altra strada. Tra coloro che stanno trattando - in queste ore frenetiche di liste da compilare e firme da raccogliere - la fuga dai freddi del Nord Est della Francia ci sono anche membri del gruppo del Partito democratico. Loro sono i più numerosi, dal momento che alle Europee di due anni fa Matteo Renzi, appena entrato a Palazzo Chigi, centrò il risultato da record di quasi il 40%.

 

A chiedere il riavvicinamento a casa, essendo peraltro diventata recentemente madre di una bambina, è stata la campana Pina Picierno. Ex capa dei giovani dem, aveva preso 224 mila preferenze, e potrebbe trovare posto nelle liste della sua Regione. Avrebbe accarezzato l’idea di tornare anche Simona Bonafè, che era stata la recordwoman dell’ultima tornata elettorale, aveva preso oltre 280 mila preferenza nella circoscrizione dell’Italia centrale.

 

Il leader Pd non avrebbe ancora sciolto la riserva, dal momento che già sta gestendo la prevedibile diminuzione dei posti, che, nel 2013, erano stati quasi raddoppiati rispetto al risultato reale alle Politiche dal premio di maggioranza-monstre. Il ritorno della Bonafè in Patria significherebbe doverle trovare un posto in Toscana, dove però il “Giglio magico” ha già chiuso un complicatissimo puzzle di candidature.  

 

Eletto col Pd, ma oggi vicinissimo a LeU è l’eurodeputato Antonio Panzeri. Ex sindacalista Cgil, potrebbe essere il candidato governatore in Lombardia del partito di Piero Grasso, ma il ruolo di consigliere regionale gli imporrebbe le dimissioni dall’europarlamento. In bilico anche Sergio Cofferati, che dopo avere rotto con il Pd, potrebbe essere recuperato al Parlamento da Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. 

 

Tutti gli eurodeputati che si dimetteranno cederanno il posto ai primi non eletti di due anni fa. Saranno più visibili e vicini a casa, ma ci perderanno moltissimo dal punto di vista dello status e, soprattutto, dello stipendio. Il titolo di europarlamentare consente innanzitutto di avere l’immunità - che in Italia di fatto non esiste più - in tutto il Continente, che, peraltro, può essere attraversato con tutti i mezzi di trasporto gratis, da oriente ad occidente. Essere membro dell’europarlamento - che si riunisce a Strasburgo e Bruxelles, a cavallo tra due Stati - consente di avere uno stipendio ottimo, di molto superiore a quelli riconosciuti dai Parlamenti nazionali.

 

Gli europarlamentari italiani hanno infatti un reddito medio annuale di ben 213.924, costituito di diverse voci, di quasi 50 mila euro superiore a quello dei parlamentari nazionali. La prima voce del cedolino staccato dal parlamento continentale comprende indennità e bonus di varia natura ed è fissa di 7.956,87 euro, ma si deve sommare ad un “rimborso di spese generali” a 4.299 euro, il rimborso per viaggi, alloggio e “spese connesse” di 4.323 euro, un rimborso giornaliero di 304 euro e una indennità giornaliera di 152 euro per qualunque trasferta fuori dai confini europei.

 

Terminato il mandato, c’è il vitalizio, che si può prendere a 63 anni: 1.392 euro per un mandato, 2.784 per due, 5.569 euro dai 20 anni in sù. Soffriranno dal downgrade dall’europarlamento al parlamento nazionale anche i collaboratori: a Strasburgo possono guadagnare fino a 19.709 euro. Non c’è confronto con Camera e Senato. A Montecitorio, per esempio, l’indennità parlamentare è di 10.435 euro lordi, che diventano 5000 al netto di ritenute fiscali e previdenziali, mentre il rimborso per le spese di soggiorno è di 3500 euro.

 

I parlamentari nazionali viaggiano gratis solo nel loro Paese, ma, almeno, hanno diritto a una pensione più alta, quando sarà. Non essendo passata la riforma dei vitalizi, quando avranno compiuto 65 anni di età, percepiranno 2.486 euro al mese dopo una legislatura, 4.973 euro dai 60 anni con due, 7.460 euro con tre.