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[L’analisi] Il tecnico, i due estremisti di destra e la spartizione dei tg. Il grande pasticcio della Rai

A breve le nomine i direttori dei telegiornali, o da confermare quelli esistenti, e non c'è dubbio che Foa e Rossi potrebbero creare molti problemi a Fabrizio Salini, che è un amministratore delegato esperto di contenuti e di palinsesti televisivi, un tecnico, ma certo non è un politico. E sulle nomine dei Telegiornali, al contrario di quelle degli altri dirigenti Rai, l'ultima parola spetta al consiglio di amministrazione, non all'amministratore delegato, che può solo proporle

Maurizio Riccidi Marco Mele, editorialista   
Marcello Foa
Marcello Foa

“Foa dopo Foa" sembra la soluzione peggiore per avere un nuovo vertice Rai operativo e compatto. La bocciatura di Foa in Vigilanza ha sancito una spaccatura tra maggioranza e opposizione, causata dalla scelta del Governo di decidere non solo il nome dell'amministratore delegato ma anche quello del presidente. Senza un dialogo con l'opposizione e senza un passaggio in cda per un voto che avrebbe dovuto precedere il voto in Vigilanza. Lo scontro è tutto politico ma la Rai è un'azienda: Salvini deve decidere se insistere su Foa presidente in quanto consigliere anziano o chiederne le dimissioni. Nel primo caso, appare difficile una ricomposizione nel centrodestra su un nome  alternativo. Il presidente Rai, peraltro, dovrebbe essere di garanzia per i cittadini utenti e per l'intera opposizione. In ogni caso, lo scontro sul vertice ignora le emergenze che sono di fronte al nuovo vertice, prima di tutte quelle di approvare il Piano industriale e quello dell'Informazione, ma non mancano problemi sul fronte degli ascolti, delle frequenze, dei contratti di lavoro.

La paralisi

Di certo, il Governo ha sottratto al Cda un suo potere previsto dalla legge: quello di nominare il presidente tra i suoi consiglieri, in attesa del verdetto della Vigilanza. E' ovvio che anche in passato il nome scaturiva da trattative tra maggioranza e opposizioni: il governo Renzi avrebbe preferito come presidente Simona Ercolani, ma l'opposizione la bocciò e accettò invece il nome di Monica Maggioni (curiosamente il nuovo ad di Rai, Fabrizio Salini, era direttore generale della società della Ercolani). La novità è che l'opposizione stavolta non è stata consultata e il vertice Rai rischia di non diventare operativo in tempi brevi. 

Gli estremisti di destra e i tg 

Foa, poi, è un giornalista fortemente ideologizzato e trova nel consiglio Alessandro Rossi, che ha posizioni simili alle sue su diverse questioni, dall'invasione etnica al no ai vaccini. Ci sarà presto da nominare i direttori dei telegiornali, o da confermare quelli esistenti, e non c'è dubbio che Foa e Rossi potrebbero creare molti problemi a Fabrizio Salini, che è un amministratore delegato esperto di contenuti e di palinsesti televisivi, un tecnico, ma certo non è un politico. E sulle nomine dei Telegiornali, al contrario di quelle degli altri dirigenti Rai, l'ultima parola spetta al consiglio di amministrazione, non all'amministratore delegato, che può solo proporle.

Il lavoro da fare

Senza contare che, secondo il contratto di servizio approvato nel marzo scorso, entro settembre il vertice Rai dovrebbe approvare sia il Piano Industriale sia quello sull'Informazione. Tempi che slitteranno in quanto non “perentori”, ma certo il nuovo vertice non può perdere troppo tempo nel mettersi all'opera. Il consiglio è nato da una lottizzazione tra tutti i partiti, con Forza Italia che ha ottenuto la presidenza della Vigilanza, rinunciando a un consigliere. Dopo le due designazioni del Governo si può dire che una brutta legge ha avuto una pessima prima attuazione. E a rimetterci, per primi, sono il servizio pubblico radiotelevisivo e i cittadini che lo finanziano attraverso la bolletta elettrica.

Maurizio Riccidi Marco Mele, editorialista   
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