Il “fischio” di Mattarella su Musk, i “miliardari monopolisti” e in difesa del diritto d’asilo
A molti l’intervento del Capo dello Stato davanti al corpo diplomatico è sembrato quasi una “risposta” ai comizi politici di questi giorni, da Atreju a Salvini. Il ruolo chiave della diplomazia anche per rispettare il diritto d’asilo e la soluzione delle crisi. Oggi il Presidente farà i saluti alle Alte cariche dello Stato
Non nomina nessuno ma ha parlato a tanti il Presidente della Repubblica ieri mentre inaugurava gli Stati generali della diplomazia. Attenzione a quelli come Elon Musk, “monopolisti di servizi essenziali” che hanno patrimoni più alti del bilancio di uno stato medio. Rispettate le Corti di giustizia europee, custodi dei Trattati e di diritti fondamentali come il diritto d’asilo. Attenzione ai paesi che pretendono di condizionare il flusso delle informazioni di altri paesi, attività in cui la Russia ha assunto una certa primazia. E a chi pretende di alzare nuove barriere in nome dei nazionalismi, monito che vale per tanti, in casa e fuori.
Quando l’arbitro fischia e ferma il gioco è sempre un momento di chiarezza. Specie in periodo di comizi sotto l’albero: domenica i 65 minuti di Giorgia Meloni leader di partito lontana anni luce dallo standing minimo di un premier; inizia la settimana dei comizi di Salvini in vista di venerdì e della sentenza Open Arms; Giuseppe Conte vive un comizio perenne essendo sempre in cerca di autore. In mezzo a tanto rumore becero e mistificatore, ieri ha fischiato forte e chiaro Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato vive una “primavera” istituzionale che lo vede impegnato ogni settimana in viaggi diplomatici e appuntamenti di spessore internazionale. I suoi interventi sono costruiti sul valore e sul peso specifico delle parole. Ieri ha inaugurato alla Farnesina gli Stati generali della diplomazia, tutti gli ambasciatori e le ambasciatrici riunite a congresso dal ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Il Capo dello stato aveva davanti a sè il corpo diplomatico nazionale, professionisti che hanno il delicatissimo compito di rappresentare lo Stato italiano e i propri interessi nei paesi stranieri, europei ed extraeuropei spesso in condizioni difficili dove la parola diplomazia acquista un valore anche salvifico. Spesso strategico. Mestiere tanto bello e affascinante quanto difficile.
Davanti ad una platea così selezionata e ben sapendo di far volare le sue parole, Mattarella ha lanciato in venti minuti una serie di messaggi di cui possiamo facilmente svelare indirizzo e destinatario.
“I miliardari monopolisti”
Cominciamo da Elon Musk. Il ragionamento presidenziale è complesso ed è tutto teso a segnalare i rischi di un capitalismo selvaggio e miliardario che si muove fuori di ogni controllo e tende sempre più diventare soggetto politico in presenza di stati sempre più deboli e democrazie sempre più imperfette. “Non è la prima volta nella storia - argomenta il Capo dello Stato - che gli Stati vengono messi in discussione nella loro capacità di perseguire e garantire gli interessi dei popoli e, quindi, dei loro cittadini. Tema che appare di rinnovata attualità a fronte di operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica". Musk e non solo quindi, visto che i guadagni delle società digitali stanno raggiungendo cifre mai viste nella storia e mostrano un'influenza politica che genera legittimi dubbi democratici. Il tutto appare ancora più grave, nella percezione del Quirinale, se si analizza la politica internazionale con gli occhiali di movimenti e partiti nazionalisti e risultati vincenti.
“Divisioni e fratture si moltiplicano nel mondo” spiega Mattarella che annota con disagio l’avanzata delle destre nazionaliste: “Siamo di fronte al paradosso di una società globale sempre più interconnessa e interdipendente e più vicina nella sue parti. Se n’è avvantaggiata la conoscenza reciproca e, contemporaneamente, è emersa nuovamente la pretesa di alcuni governi di calare cortine sui flussi di informazione e sulle relazioni tra i cittadini di vari Paesi o di incidere negativamente su di essi attraverso ostili strumenti di manipolazione delle informazioni e di condizionamento di opinione”.
Il diritto d’asilo
E’ garantito dalla nostra Costituzione a chiunque sia in arrivo da paesi stranieri dove gli sia impedito l’esercizio delle libertà democratiche. E qui è fin troppo chiaro, su questo punto, chi siano gli ieali interlocutori di Mattarella. E’ importante fare questo discorso al capo diplomatico che dovrebbe essere la prima linea nella selezione di chi possa vantare o meno il diritto all’asilo. Ma è importante farlo oggi così forte e chiaro ai leader politici di questa maggioranza - e uno, Tajani, è seduto accanto al Presidente - che invece pretende di sottrarre i principi del diritto d’asilo alla magistratura, ai Trattati internazionali e alle convenzioni europee. E se il “diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l'esercizio delle libertà democratiche” è garantito dalla Costituzione, ne consegue che anche le Corti di Giustizia europee, con la necessaria rinuncia di porzioni di sovranità nazionale, lo siano. Inutile criticarle e attaccarle: fanno il loro dovere e la politica deve ascoltare e adeguarsi e trovare soluzioni adeguate.
Meloni non ci sente
“I drammi migratori sono talvolta oggetto di gestioni strumentali da parte di alcuni Stati, per trasformarli in minaccia nei confronti dei vicini, in palese violazione di convenzioni internazionali liberamente sottoscritte” alludendo alla Bielorussia sul fronte est e ancora una volta alla Russia se è vero che anche i flussi dall’Africa subsahariana avrebbero la regia di Mosca. Poi spiega bene ai diplomatici quali siano i paletti insuperabili della nostra adesione all'Unione europea: “La stabilità di un posizionamento (quello europeo ndr) la rinveniamo nei principi definiti dalla Costituzione, agli articoli 10 e 11. Diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l'esercito delle libertà democratiche, ripudio della guerra, perseguimento di pace e giustizia tra le nazioni anche attraverso limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati. Di qui l'integrazione d'Europa, le Convenzioni internazionali, di qui le Corti di giustizia che ne sono derivate, a tutela dell'applicazione degli ordinamenti”. Tema caldissimo per l'esecutivo visto che proprio sulla decisione della Corte di Giustizia di Lussemburgo si gioca la possibilità di usare o meno i centri costruito dall'Italia in Albania per almeno 800 milioni e che solo domenica la premier Giorgia Meloni ad Atreju ha garantito che “funzioneranno”. La Corte di giustizia europea deciderà non prima della fine di febbraio. Nel frattempo, ed è una richiesta che Meloni porterà anche sul tavolo del Consiglio europeo di questa settimana, Bruxelles dovrebbe tentare di organizzare criteri e modalità comuni per i rimpatri dai pesi europei ai paesi di origine. Si tratta della soluzione più normale e più giusta ma chissà perchè non coltivata.
Attenzione speciale per i giovani
Le giovani generazioni sono uno dei crucci più urgenti del “padre” e poi “nonno” Mattarella. E i giovani, i movimenti, le istanze, le richieste, le proteste così come le soluzioni, devono avere massima attenzione anche da parte di un corpo diplomatico che deve lasciare spazio ai giovani diplomatici a cui si chiede coraggio e creatività. “La diplomazia - ha spiegato - ha il non facile compito di analizzare e comprendere costantemente la realtà internazionale, i movimenti al suo interno e di costruire proficue relazioni con i nostri interlocutori esteri a tutela degli interessi fondamentali della Repubblica e di quello generale della Comunità degli Stati. Un interesse che ritengo oggi coincida più che mai con il rispetto del quadro di principi e norme dell’ordinamento internazionale. In questo quadro occupano un ruolo determinante le generazioni più giovani, impegnate in molti ambiti per la costruzione di un mondo con migliori condizioni. Il futuro è nelle loro mani, a patto di poterlo ricevere in consegna non compromesso da chi li ha preceduti. E' giusto osservare da vicino e divenire protagonisti di quello che si profila in avvenire. Anche in questo vostro ambito, in politica estera, vi è bisogno di un continuo apporto di idee nuove, di iniziative, di stimoli”.
Lo Stato palestinese
Le linee di politica estera sono state dettate dal ministro degli Esteri Tajani, che ha parlato prima di Mattarella. Dal Presidente posizioni in linea sulla crisi in Ucraina e in Medioriente. I toni sono sembrati un po’ più decisi quando ha parlato della necessità di risolvere in fretta la questione palestinese. “Perseguire l’obiettivo, ravvicinato, della statualità palestinese significa offrire al popolo della Cisgiordania e di Gaza un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il proprio futuro, irrinunciabile condizione anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele”. Sull’Ucraina il governo sta per firmare il decimo decreto per l’invio di armi. Tra due mesi inizierà il terzo anno di guerra. Qualcosa dovrebbe accadere prima.
Oggi Mattarella farà il tradizionale saluto alle Alte cariche dello Stato. Di nuovo, ci si aspettano parole chiare e fischi dell’arbitro.