Femminicidi, bufera su Nordio: "Alcune etnie hanno sensibilità diversa sulle donne". Il Pd: "Parole razziste, la verità è un'altra"
Mentre si svolgono manifestazioni in tutta Italia, il ministro della Giustizia scatena la reazione indignata delle opposizioni ma anche dei centri antiviolenza che bocciano gli interventi basati solo sull'inasprimento delle pene. Rete Dire: "Serve prevenzione". Antigone: "Parole fuorvianti: femminicidi da parte di stranieri solo 16 su 87, in netto calo"

Due femminicidi ai danni di due giovanissime studentesse - uno avvenuto a Messina, l'altro a Roma - ad opera di uomini altrettanto giovani, fanno precipitare nuovamente l'Italia nel dramma irrisolto della violenza sulle donne. "E' illusorio che l'intervento penale, che già esiste e deve essere mantenuto per affermare l'autorità dello Stato, possa risolvere la situazione", ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo sul tema a Salerno. Per il ministro, "purtroppo il legislatore e la magistratura possono arrivare entro certi limiti a reprimere questi fatti, che si radicano probabilmente nell'assoluta mancanza non solo di educazione civica ma anche di rispetto verso le persone, soprattutto - ha detto il Guardasigilli - per quanto riguarda giovani e adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne".
Nel giorno in cui manifestazioni e iniziative si svolgono i molte scuole e altrettanti atenei italiani - è cominciato nel pomeriggio il presidio degli studenti e delle studentesse contro i femminicidi davanti all'Università Sapienza a Roma - le parole del ministro non passano inosservate, suscitano le critiche da parte di esponenti politici dell'opposizione ma non solo. In particolare sono le componenti del Pd della Commissione bicamerale sul femminicidio che avvertono che "non si fermano con il razzismo i femminicidi. Non si fermano agitando odio etnico, come ci pare faccia irresponsabilmente il ministro Nordio. Celando la questione del maschile tossico dietro a quella etnica. Le donne italiane vengono uccise nella stragrande maggioranza da uomini italiani che non accettano di essere lasciati", scrivono in una nota la vicepresidente Cecilia D'Elia, la capogruppo Sara Ferrari, i senatori Filippo Sensi e Valeria Valente e le deputate Antonella Forattini e Valentina Ghio. Quella del ministro della Giustizia "è una frase irrecivibile e triste" contro "la quale chiediamo una netta, chiara presa di distanza da parte del governo e un impegno urgente sul piano della prevenzione", dicono ancora.
Anche Avs prende le distanze. "Anche dalle audizioni che stiamo svolgendo in Commissione femminicidio emerge chiaramente che il fenomeno della violenza maschile sulle donne è assolutamente trasversale alle diverse componenti della società, sia per classe sociale che etnia. Il ministro Nordio dice dunque sciocchezze - sostiene Luana Zanella -, forse per compiacere i suoi amici leghisti, ma così è chiaro che il governo fa arretrare la lotta ai femminicidi".
I centri antiviolenza: "Parole inutili. Dov'è la prevenzione?"
Anche i centri antiviolenza che svolgono attività di prevenzione e di assistenza sul territorio alle donne non hanno trovato opportune le parole del ministro. "Abbiamo tutte letto le dichiarazioni del ministro Nordio, che per noi sono difficili da condividere - ha detto la presidente della Rete D.I.Re, Antonella Veltri. "Siamo davvero stanche di dichiarazioni inutili a femminicidio avvenuto: quello che serve è un vero e attuabile piano di prevenzione che lavori sulla società tutta, la scuola, rinforzando i centri antiviolenza". Per la presidente dell'associazione che comprende 117 centri antiviolenza sparsi in tutto il territorio italiano, le "affermazioni sulla famiglia di origine del bambino non sono quello che pensiamo possa servire al cambiamento".
Veltri boccia anche il Ddl femminicidi, il cui schema è stato approvato ai primi di marzo dal Cdm, dando il via all'iter legislativo. "Il ministro Nordio ce ne vuole spiegare l'utilità (del ddl ndr) per le donne che sono state uccise dopo la sua entrata in vigore? Basta, davvero. Serve altro e i centri antiviolenza si sono da sempre messi a disposizione per lavorare insieme al cambiamento". Già poco dopo l'approvazione del disegno di legge, la presidente di Dire aveva spiegato che "solo attraverso il presupposto del riconoscimento delle fondamenta del reato, ovvero della esistenza delle discriminazioni di genere, si possa pensare all’efficacia dell’intervento".
"Si introduca l'educazione all'affettività e alla sessualità nelle scuole"
Actionaid denuncia invece l'inaccettabile ritardo nei confronti del rinnovo del Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne scaduto dal 2023. "'Il Governo non ha ancora emanato il nuovo piano", si legge in una nota. ActionAid sottolinea "come il ritardo e la mancanza di una nuova strategia nazionale non sia solo il segnale di una lentezza amministrativa ingiustificabile, ma rappresenta l'ennesima dimostrazione che la violenza maschile contro le donne non è in alcun modo una priorità politica di questo Governo. Una mancanza di priorità che produce effetti devastanti, come gli ultimi femminicidi di giovanissime donne dimostrano". Quello che serve sono "azioni di prevenzione primaria diversificate, strutturali e adeguatamente finanziate nell'Asse Prevenzione del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2024-2026, ancora in corso di stesura". Ma serve anche e soprattutto "l'educazione all'affettività e alla sessualità deve diventare parte integrante dei percorsi scolastici fin dalla prima infanzia".
Antigone: "L'etnia non c'entra: 16 donne uccise da stranieri su un totale di 87"
Anche Antigone respinge le parole di Nordio e mette in campo i dati: "I femminicidi commessi da stranieri sono risultati in calo tra il 2023 e il 2024. Secondo i dati Eures sarebbero diminuiti nei primi 11 mesi del 2024 da 23 a 16. Gli stranieri costituiscono il 18% del totale degli autori di femminicidi. 16 donne sono state uccise da stranieri, su un totale di 87 donne uccise in famiglia", spiega Patrizio Gonnella. "La questione etnica non ha nulla a che vedere con femminicidi e violenza sulle donne. Ridurre il tema della violenza sessuale o dei femminicidi è questione di nazionalità non tiene conto della complessità di un fenomeno dalle radici antiche. Chiamare in causa presunte provenienze etniche come base di comportamenti criminali - spiega il presidente di Antigone - significa andare alla ricerca di capri espiatori e nemici. Le statistiche aiutano a decostruire i pregiudizi".