[Il reportage] Faccioni, sudore e denaro. La corrida siciliana per le poltrone del potere. Vincerà l'antipolitica di destra o grillina
Crocetta sembra già un ricordo del passato. Non è in gioco la sua eredità. Anzi, la sua eredità è solo da dimenticare tanto che i sondaggi non risparmiano la certificazione della sua morte politica con i voti dati al Pd

Bei faccioni, quello di Gaetano Cutrufo, presidente del Siracusa calcio, partito di provenienza Pd e del forzista Edy Bandiera. Non sono i soli. c'è il sindaco di Priolo Antonello Rizza, l'alfaniano Enzo Vinciullo. il notaio Gianbsttista Coltraro, solo volendo indicare la provincia di Siracusa. Poi ci sono tutte le altre. E sono tanti i candidati sui muri della Sicilia che grondano di sudore e denaro. Sono candidati a prescindere per la grande corrida che si svolge in Europa: l'elezione dell'Assemblea regionale siciliana del 5 novembre.
Eccoli, li vedete alcuni di questi candidati in cerca d'identità, di partiti nelle cui liste farsi candidare. Aspettano per scegliere su quale cavallo puntare. Se in un collegio ci sono cinque seggi e dieci liste che si scanneranno per conquistarli, l'importante è fiutare la lista giusta su chi scommettere.
Il vento dell'antipolitica continua s soffiare forte nel Paese ma in Sicilia il problema che resiste dai tempi della Prima Repubblica è un altro. Sono i Grandi Elettori che non vogliono andare in pensione, entrati in crisi i grandi partiti. Sono i portatori di pacchetti di voti. La scommessa è solo questa: i siciliani faranno cadere questo Muro di Berlino che resiste ai terremoti della politica e delle intemperie Del tempo?
I sondaggi, i maledetti sondaggi concordano nell'assegnare la vittoria a Nello Musumeci, candidato civico del centrodestra. Che arriva al 36%. Seguito dal Cinque Stelle Giancarlo Cancelleri, fermo al 30%. Distanziato al 16% Claudio Fava, candidato di un fronte variegato di sinistra e dietro di un punto, il Magnifico Rettore dell'Università di Palermo, Fabrizio Micari, sostenuto dal Pd, dal centrista Angelino Alfano e dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Sembra che l'Antipolitica si sia concentrata nel pugnalare il governatore uscente Rosario Crocetta, e i partiti che lo hanno sostenuto, Pd e Alfano appunto. Troppi errori, troppe politiche del niente di un governatore spregiudicato al pari dei suoi antichi predecessori che alla vigilia della campagna elettorale hanno foraggiato la loro base elettorale con aumenti di stipendio e politiche clientelari.
Paradossalmente, Crocetta sembra già un ricordo del passato. Non è in gioco la sua eredità. Anzi, la sua eredità è solo da dimenticare tanto che i sondaggi non risparmiano la certificazione della sua morte politica con i voti dati al Pd.
E il candidato Micari pagherà per colpe non sue. Persona perbene, sembra essere diventato un candidato di bandiera, agnello sacrificale di quella battaglia interna al Pd che promette, sulla base del voto siciliano, di aprire una resa dei conti interni.
Dunque la partita siciliana sembra giocarsi - a due mesi dal voto e con i giochi non del tutto fatti - tra due esponenti che hanno il loro bottino elettorale nell'Antipolitica. Nello Musumeci, un passato nella Destra italiana, per dieci anni Presidente della Provincia Regionale di Catania, europarlamentare, deputato regionale, si muove in tempo fondando con personalità che arrivano da mondi culturali e professionali diversi, il movimento civico «Diventerà bellissima» (frase che pronunciò Paolo Borsellino).
E in tempi non sospetti Musumeci ha annunciato le primarie. Non ha voluto costruire steccati di appartenenze politiche, le ha volute aperte a tutti tranne che ai partiti che hanno sostenuto il governo regionale di Rosario Crocetta. ma da subito Musumeci si è trovato a combattere un braccio di ferro con quella Forza Italia rappresentata da Gianfranco Micciché, che non voleva sostenerlo, puntando invece su un altro candidato, Gaetano Armao (indicato dal candidato Musumeci come futuro assessore, una volta che ha ritirato la sua candidatura).
C'è stato un tira e molla furibondo. Spaccature in Forza Italia, gruppi che minacciavano di andarsene se non avesse condiviso la candidatura Musumeci. Insomma, alla fine siamo a questo: Nullo Musumeci ha rifiutato di approvare candidature di impresentabili. A partire dal Silvio Cuffaro, fratello di Totò «vasavasa», l'ex imperatore-governatore democristiano finito in carcere per i suoi rapporti con quell'area grigia di Cosa nostra. Ed è notizia di queste ore, Silvio Cuffaro è andato ad Arcore ottenendo da Silvio Berlusconi l'impegno a candidarlo alle prossime politiche. Una scelta compiuta per cercare di garantire a Forza itsliw i pacchetti di voti che ha ancora Totò Cuffaro.
Altro indesiderato è stato Luigi Genovese, messinese, figlio di quel Francantonio, ex Pd oggi Forza Italia, che finì nei guai giudiziari per la gestione personalissima di corsi di formazione professionale.
Come pure è stata bocciata la candidatura forzista catanese di Riccardo Pellegrino, fratello di quel Gaetano finito in carcere per associazione mafiosa, ritenuto vicino al boss Mazzei. Quando era Presidente dell'Antimafia siciliana, Musumeci segnalò proprio le relazioni pericolose di Riccardo Pellegrino, consigliere comunale di Catania.
Quante candidature ha bocciato Il candidato governatore del centrodestra che ha dovuto subire (sulla carta) quella imposta da Gianfranco Micciché - di Fabio Granata, l'ex esponente della destra a cui Forza Italia non perdona le sue posizioni intransigenti antimafia che non risparmiavano le relazioni di uomini di Forza Italia con Cosa nostra. Paradossale, no? I veti dall'antimafia.
Giancarlo Cancelleri, il geometra di Caltanissetta la sua campagna elettorale l'ha iniziata da tempo. E con il passare del tempo nella Sicilia degli abusi e dell'abusivismo che negli anni caldi veniva difeso da un certo Partito comunista, oggi sono i grillini a difendere «l'abusivismo di necessità».
Gli incidenti giudiziari dei sindaci grillini, e l'ultimo finito sotto accusa è il sidndaco di Bagheria, influenzeranno il voto Grillino? il 30% che i sondaggi assegnano a Cancelleri è sovradimensionato o la. Battaglia per vincere le elezioni siciliana è effettivamente aperta?
E a sinistra Micari e Fava sono destinati a configgere tra loro? Ci sono i margini di un ripensamento? O la vocazione suicida del fronte di centrosinistra avrà la meglio?
E intanto a Vittoria, provincia di Ragusa, centro agricolo molto importante per la Sicilia è non solo, una retata antimafiosa ha svelato che da 11 anni la Stidda, la mafia di questa parte della Sicilia, condizionava l'amministrazione comunale. Per voto di scambio sono indagati l'ex sindaco e l'attuale primo cittadino di Vittoria.