Galeotto fu l’Expo’. La Meloni vola a Parigi per sostenere la candidatura italiana e fa pace con Macron
“Da ora faremo di più e meglio”, promette la premier. Quaranta minuti di colloquio per mettere un punto a mesi di tensioni sull'asse Roma-Parigi e segnare una sorta di 'ripartenza' nei rapporti bilaterali tra Francia e Italia.

“Non siamo ragazzini che litigano e poi fanno pace”… dice, un po’ stupita e un po’ contrariata, Giorgia Meloni. Forse ha ragione lei, chissà, certo è che a litigare, in passato, hanno litigato eccome. Ma, come negli amori, belli solo se ‘litigarelli’, poi per fortuna si pace. E si riprende magari non come prima, ma con rinnovato e forte ‘piacere’. Chissà se è davvero andata così. Certo è che sono serviti ben un'ora e quaranta minuti di colloquio tête-à-tête per mettere un punto a mesi di tensioni sull'asse Roma-Parigi e segnare una sorta di 'ripartenza' nei rapporti bilaterali tra Francia e Italia. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, riparte per Roma dopo la missione oltralpe sottolineando che il bilaterale con il presidente francese Emmanuel Macron "è andato bene. Confido che a partire dal dialogo di oggi faremo ancora meglio e di più in futuro". "Mi pare ci siano molti punti di convergenza sulle materie strategiche, quelle che ci interessano di più - spiega là premier dopo il bilaterale andato in scena all'Eliseo -. C'è una sintonia di vedute sul tema dell'autonomia strategica, sulle catene di approvvigionamento, sul rapporto col Mediterraneo e con l'Africa".
Dossier migratorio
E poi "Importanti passi in avanti" sul dossier migratorio, quello su cui nei mesi scorsi si erano registrate le maggiori frizioni tra i due governi, che adesso "diventa strategico in vista del Consiglio europeo di fine mese. Siamo d'accordo sul fatto che si debbano fare passi avanti concreti rispetto a una visione della difesa della dimensione esterna". Linea confermata da Macron che, ricordando l'ultima grave strage di migranti in Grecia ("continuiamo ad assistere a drammi nel Mediterraneo"), sottolinea la necessità di organizzare "in maniera più efficace l'asilo e l'immigrazione in Europa". Non solo, per il presidente francese è fondamentale "lavorare meglio con i paesi di transito e di origine per evitare i flussi in arrivo" e arrivare a "rafforzare il controllo delle nostre frontiere esterne di cui l'Italia fa parte come paese di primo ingresso".
Dossier Tunisia
Anche sul dossier Tunisia Macron dichiara che con l'Italia c'è "una visione condivisa dell'emergenza e abbiamo la volontà di raggiungere un accordo efficace aspettando i progressi con il Fmi". Il presidente francese poi, durante le dichiarazioni pre-bilaterale, evidenzia come tra Italia e Francia ci sia "una relazione unica, questa amicizia è quella a cui tengo in primis". "Talvolta vi possono essere delle controversie - ammette - ma sempre in un contesto rispettoso perché si inserisce in un contesto più profondo". Concetto per certi versi ripreso anche da Meloni: "Oggi un nuovo inizio con Macron? Tutte le volte che ci siamo incontrati le nostre relazioni personali sono sempre state molto sui contenuti. Non leggerei la politica estera come se fosse una relazione tra ragazzini che litigano e fanno pace. Ci sono gli interessi delle nazioni che vengono prima di tutto, e mi pare ci siano diversi punti di interesse comune tra Italia e Francia".
Vivendi e Tav
Insomma, il messaggio ta le righe è chiaro: "I due paesi hanno bisogno particolarmente in un momento come questo di dialogare. È essenziale che Roma e Parigi lavorino insieme sia livello bilaterale che multilaterale". Nel faccia a faccia dell'Eliseo non trovano spazio gli interessi di Vivendi in Italia e nemmeno il discorso legato alla Tav, anche se gli sherpa, assicura Meloni, su questo stanno lavorando perché è fondamentale "procedere velocemente".
Expo 2030
Nessun accenno anche alla partita che vede Roma in corsa per ospitare l'Expo del 2030. Parigi d'altronde ha da tempo già garantito il suo sostegno a Riad, favorita rispetto alla candidatura italiana e a quella della Corea del Sud con Busan. "Non mi permetto di sindacare le scelte degli altri - la linea espressa da Meloni sull'appoggio francese all'Arabia Saudita -. Ci concentreremo su chi non ha ancora espresso le sue preferenze". Anche per questo è venuta a Parigi, per presentare i punti di forza di Roma all'assemblea generale del Bureau International des Expositions (Bie). "Roma è unica nel suo genere - lo spot di Meloni per la Capitale -. La sua forza è la capacità di mettere insieme antico e tecnologico. È la città ideale per ospitare l'Expo nell'anno in cui ricorre il centenario del Bie". Da ora in poi, dunque, "faremo di più e meglio".
La prima volta di Meloni a Parigi
È davvero una sorta di ripartenza quella che va in scena all'Eliseo, dove Emmanuel Macron accoglie Giorgia Meloni alla sua prima visita a Parigi da quando ha assunto la guida dell'Italia, otto mesi fa. Le divergenze, ammette con pragmatismo il presidente francese, ci sono state e ci saranno ma i legami tra Italia e Francia sono tanti e tali, "una storia più profonda di noi". E gli "interessi delle nazioni", dice anche la premier, vengono prima di tutto. Quindi ora è il momento di "collaborare", di andare avanti sui dossier, dal patto di stabilità alla Tunisia, su cui è più facile trovare "convergenza". Di convergenze su sfide comuni parla l'Eliseo, anche se sull'Expo 2030 le strade di Roma e Parigi divergono con i francesi che puntano sulla candidatura di Riad e Giorgia Meloni che si appella agli altri paesi per tenere alte le speranze italiane a favore della nostra Capitale. Le distanze dunque, restano, e la diffidenza, reciproca, pure. Ma i due entrano insieme nel salone Murat dell'Eliseo, decorato peraltro con vedute di Roma (il Tevere, e la colonna Traiana), si scambiano qualche sguardo mentre parlano, e poi lasciano a braccetto la sala per chiudersi nello studio del bilaterale.
Il diritto di non migrare
Macron la osserva con attenzione mentre Meloni fa le sue dichiarazioni alla stampa prima del tanto atteso bilaterale formale. Accenna un segno di assenso quando la premier parla di Patto di stabilità e anche quando ripete, lo fa in ogni occasione, che bisogna trovare alternative per porre fine alla "schiavitù del terzo millennio", con la lotta agli scafisti e la collaborazione coi paesi di partenza e di transito dei migranti. Per garantire, ama dire la premier, anche il "diritto a non migrare". L'appuntamento ufficiale è alle 17.30. L'arrivo di Meloni slitta di un quarto ma questa volta a causa dei ritardi nella riunione del Bureau des expositions universelles, la motivazione che ha portato la premier a Parigi. "Portiamo insieme la storia nel futuro", l'appello che lancia ai 179 delegati per convincerli a portare a Roma l'Expo 2030. Appello che ripeterà in ambasciata la sera, con uno show animato dalla voce di Elisa. Ma la partita, sono tutti consapevoli, è difficilissima, anche perché Macron ha dato fin dall'inizio il suo sostegno alla saudita Riad. Sostegno che l'Eliseo conferma anche dopo l'ora e 40 che il presidente francese passa con la premier nel salone dorato al primo piano. In cui, riferisce Meloni, di Expo non si è proprio parlato.
L'"amicizia" tra Italia e Francia
Il cerimoniale modifica il programma iniziale perché nel cortile d'onore del palazzo presidenziale si sta allestendo un festival musicale: Macron accoglie la premier non ai piedi della scalinata ma nei giardini dell'Eliseo, poi un quarto d'ora di dichiarazioni alla stampa e un bilaterale che era previsto di un'ora e invece dura molto di più. Nelle intenzioni italiane si vuole mettere una pietra sopra gli scontri e le incomprensioni dei primi mesi. "Non è un nuovo inizio", minimizza come dicevamo la premier, i rapporti sono sempre stati concentrati "sui contenuti", anche perché la politica non è "una relazione tra ragazzini che litigano e fanno pace". E "l'amicizia" tra Italia e Francia, suggellata dal Trattato del Quirinale, dice Macron citando anche la recente visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è quella "che mi interessa prima di tutto, quella che permette talvolta di far vivere le controversie, i disaccordi, ma in un quadro sempre rispettoso perché si iscrive in una storia più grande e profonda di noi". Sui migranti non si entra nel dettaglio ma le parole che i due usano sono simili, concentrate su quella "difesa dei confini esterni" che è la richiesta portata avanti dall'Italia.
La guerra in Ucraina
E Macron spende parole di chiaro apprezzamento sulla postura dell'Italia nei confronti dell'aggressione russa a Kiev ("grazie per la tua grande chiarezza sull'Ucraina"). E l'intesa si può trovare anche sul Patto di Stabilità, per fare asse contro il rigore di Berlino ("siamo d'accordo che i parametri oggi sono inadeguati" e che gli investimenti "strategici non vanno trattati come gli altri"). Il colloquio però rimane sempre sui grandi temi, non si parla degli interessi di Vivendi in Italia e nemmeno di Tav, anche se gli sherpa, assicura, su questo stanno lavorando perché è fondamentale "procedere velocemente". Ci voleva, dunque, la fase finale delle selezioni per Expo 2030, alla quale è candidata anche Roma per trovare finalmente un’intesa. Dopo otto mesi di contrasti, crisi diplomatiche, ricuciture ufficiose e ufficiali, ma sempre fuori da una sede istituzionale, Giorgia Meloni dunque è da Macron dopo quattro inviti ufficiali da parte dell’Eliseo, nella settimana in cui Parigi catalizza in qualche modo l’attenzione mondiale, anche con il Salone internazionale dell’Aeronautica, con decine di capi di Stato e governo presenti nella capitale.
Favorito il progetto di Riad
Giorgia Meloni si è convinta di dover essere presente a Parigi solo nelle ultime ore, anche perché non era stata esclusa l’ipotesi di ritirarsi dalla candidatura, che ci vede al momento indietro rispetto alle chance dei sauditi, che appaiono in testa per numero di Paesi favorevoli al progetto di Riad. Alla fine si è deciso però di andare avanti, convinti di avere buone possibilità. Ma il valore della visita è in primo luogo simbolico. Macron era costretto a invitare Meloni dopo aver visto sia Bin Salman che il presidente coreano, concorrenti di Roma per Expo, da parte sua la presidente del Consiglio nel momento in cui ha deciso di volare a Parigi (se non lo avesse fatto avrebbe significato il ritiro della candidatura) ha accettato di buon grado le due ore pomeridiane che Macron è riuscito a ritagliarsi. Il rapporto fra i due, fra alti e bassi, riparte da una questione apparentemente laterale come Expo, in cui l’Italia cerca un exploit molto difficile (anche la Francia si è schierata con Riad), ma che secondo Palazzo Chigi vale la pena di inseguire.