La sfida degli ex grillini al Movimento 5 stelle parte dalla casa di Grillo
Nonostante da inizio legislatura gli addii sono stati solo tre, c’è chi dice no al MoVimento di Conte degrillizzato. Chi ha nostalgia dei Cinque Stelle della prima ora
Unite i puntini e uscirà una storia che ha la Liguria come sfondo e lo stato attuale del MoVimento Cinque Stelle come protagonista, con un percorso che porta alle origini pentastellate e alla strada di Sant’Ilario, la collina sopra Genova dove abita Beppe Grillo. Ed è proprio dal fondatore che bisogna partire. Il suo richiamo forte al nome e al simbolo, di cui ha la titolarità, è il cuore di questa storia, così come ancora una volta l’appello alla regola dei due mandati è un paletto invalicabile. Insomma, l’esatto contrario di molte cose che ha in mente l’ex presidente del Consiglio gialloverde e giallorosso Giuseppe Conte, e su cui già una volta c’è stato uno scontro durissimo fra “Giuseppe Piero Grillo detto Beppe” e “Giuseppi”, poi finito a tarallucci e vino, ma arrivato anche all’evocazione da parte del fondatore del ricordo di quando attraversò lo Stretto di Messina a nuoto, con gli allibratori inglesi che quotavano anche la possibilità che potesse rimanere secco durante la traversata.
Tre addii al Movimento
Tempi epici del MoVimento Cinque Stelle che portarono gli uomini di Beppe a essere il primo partito d’Italia, con l’”uno vale uno”. E decine di abbandoni che sono stati quasi una selezione naturale, un darwinismo grillino. Mentre ora è un partito che sembra un (elegantissimo, of course) abito di sartoria modellato su Giuseppe Conte, che ha anche il portamento e il fisico perfetto per indossarlo, ma che è quasi monolitico nella sua composizione: 51 deputati, 27 senatori e 8 eurodeputati che, da inizio legislatura hanno fatto registrare solo tre addii, anzi due. Una deputata, infatti, Alessandra Todde, ha salutato la compagnia solo ed esclusivamente perché eletta presidente della Regione Sardegna e quindi incompatibile, ma al suo posto è subentrato il primo dei non eletti pentastellati: Antonio Ferrara. Somma algebrica pari.
E quindi gli unici due veri addii sono quelli di Federica Onori, deputata eletta nella circoscrizione Europa ed emigrata in Azione e del senatore eletto nel collegio uninominale di Acerra Raffaele De Rosa, che ha trovato nuova casa in Forza Italia.
La situazione in Europa
Eppure, in tutto questo, soprattutto in Europa, c’è uno scarto enorme con le scelte di Beppe Grillo: con il fondatore gli europarlamentari pentastellati sedevano nel gruppo “Europa della libertà e della democrazia diretta” con gli uomini della Brexit di Neil Farage e poi sono stati fra i non iscritti, mentre oggi hanno aderito a GUE/NGL che non è un rapper, ma è “Il Gruppo della Sinistra al Parlamento Europeo”, quello per dire in cui siede Ilaria Salis. Ma c’è chi dice no. C’è chi dice no al MoVimento di Conte degrillizzato. Chi ha nostalgia dei Cinque Stelle della prima ora. E se Alessandro Di Battista è l’eterna incompiuta, per restare in ambito ligure e genovese la figura della “bella di Torriglia che tutti la vogliono e nessuno se la piglia”, l’ex ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli, con le sue dirette Facebook, è un catalizzatore di consensi fra chi ha nostalgia di “quel” MoVimento.
Il contiano doc Luca Pirondini
Ma è a Genova e dintorni che le cose si muovono moltissimo. Luca Pirondini, senatore eletto in Liguria e violinista dell’ orchestra sinfonica di Sanremo, è la vera scoperta di questa legislatura, tanto che, con la sua faccia pulita e i suoi modi gentili, è diventato uno dei volti fissi nelle dichiarazioni a Cinque Stelle del Tg1. Pirondini è certamente un contiano doc, ma altrettanto certamente essendo genovese non si perde uno spettacolo di Beppe Grillo in Liguria ed esterna la sua stima e il suo affetto immutato per il fondatore. Insomma, sta di fatto che Pirondini è stato lanciato dal MoVimento come alternativa ad Andrea Orlando per la candidatura alla presidenza della Regione Liguria, in realtà non per mettere i bastoni fra le ruote, ma per far sentire che a questo giro di regionali (Umbria, Emilia-Romagna, Liguria) i tre candidati Pd o di area Pd su tre, vanno comunque compensati in qualche modo. E Pirondini in questo quadro sarebbe “la Todde ligure”.
Ma è proprio a ciò che accade fra gli ex del MoVimento, non appoggiati ufficialmente da Beppe, ma nemmeno oggetto di sanguinose fatwe, che occorre guardare.
Il caso Genova
In Comune a Genova, ad esempio, sotto le insegne di “Uniti per la Costituzione” è stato eletto un avvocato, Mattia Crucioli, col 3,55 per cento dei voti, a un passo dal 4,4 per cento del simbolo pentastellato doc, che pure aveva mobilitato anche Giuseppe Conte per la campagna elettorale. La particolarità è che Crucioli, eletto senatore pentastellato nella scorsa legislatura nel collegio genovese Unità Urbanistica San Fruttuoso, è stato il parlamentare a Cinque Stelle a parlare più volte in dissenso dal gruppo, il più strenuo oppositore alla fiducia a Draghi (e in parte anche al governo giallorosso) e soprattutto il presidente del gruppo dei senatori C.A.L., Costituzione, Ambiente, Lavoro, da cui è nato proprio Uniti per la Costituzione. Insomma, un leader di questo mondo un po’ No Vax o quantomeno No Green Pass, un po’ filo russo e filoarabo, un po’ semplicemente ne’ di destra, né di sinistra. Talmente non allineato e antisistema da essere a lungo l’unico eletto in Italia di questo mondo, da attaccare spessissimo il Pd in Consiglio comunale a Genova, e da meritarsi gli elogi pubblici del sindaco indipendente di centrodestra Marco Bucci in aula nell‘ultima seduta prima della pausa estiva: “Il consigliere Crucioli si è guadagnato tutta la mia stima perché fa opposizione alla mia giunta, ma in modo costruttivo e sui temi, non in maniera sterile”.
La candidatura di Nicola Morra
Non bastasse, Crucioli ora è stato eletto vicesindaco di Santo Stefano d’Aveto, entroterra ligure dove la provincia di Genova confina con addirittura due province dell’Emilia-Romagna, quella di Piacenza e quella di Parma. E Crucioli ha convinto ora un altro pentastellato doc storico come Nicola Morra, eletto nel collegio uninominale di Cosenza, ma nato a Genova, già presidente del gruppo Cinque Stelle di Palazzo Madama e della Commissione Antimafia, a candidarsi a presidente della Regione Liguria sotto le insegne di Uniti per la Costituzione, del cui gruppo al Senato peraltro Morra non faceva parte, avendo aderito al Misto quando ha lasciato il MoVimento in dissenso col voto a Draghi. Nel frattempo, anche Morra è stato eletto consigliere comunale d’opposizione a Vado Ligure, il porto di Savona, e ha di fatto iniziare la campagna elettorale gelando Orlando (o forse anche lo stesso Pirondini) quando gli hanno chiesto se avesse intenzione di dialogare con il centrosinistra: “Neanche morto”. Insomma, la guerra dei Roses era una cosa da educande al confronto.