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Presidenza della Regione Liguria, ecco i nomi del centrodestra

Visto che Giovanni Toti non si ricandiderà per il terzo mandato, i papabili candidati di centrodestra sono sostanzialmente tre

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Pietro Piciocchi e Ilaria Cavo - Foto Ansa
Pietro Piciocchi e Ilaria Cavo - Foto Ansa

La data ufficiale, fissata dal presidente facente funzioni di Regione Liguria Alessandro Piana, d’intesa con la Corte d’appello, è quella del 27 e 28 ottobre. Ma c’è ancora l’ipotesi che tutto slitti al 17 e 18 novembre, qualora il governo decida di accorpare le regionali liguri a quelle di Emilia-Romagna, dove si vota per l’elezione di Stefano Bonaccini a eurodeputato, e Umbria, giunta a scadenza naturale della legislatura. Ma, qualunque sia la data prescelta - che dipenderà comunque esclusivamente da considerazioni politiche sull‘eventuale “effetto trascinamento” della Liguria e sul rischio di 0-3 per le forze che appoggiano Giorgia Meloni - le coalizioni stanno ovviamente cercando i candidati presidenti per la successione a Giovanni Toti e racconteremo tutti i retroscena della scelta qui su Tiscalinews, seguendo passo passo il caso Liguria.

Anche perché Giorgia Meloni ha sott’occhio i dati che ricordano di come furono addirittura due i suoi predecessori a Palazzo Chigi che si dimisero dopo le regionali in Liguria o, comunque, iniziarono da lì la parabola discendente. In entrambi i casi si trattava di presidenti del Consiglio di centrosinistra: il primo fu Massimo D’Alema che, fidandosi dei sondaggi che davano la Liguria vincente per la sua coalizione, puntò tutto su questo risultato, con tanto di scommesse. Ma alla fine vinse il civico di centrodestra Sandro Biasotti e il primo premier post comunista della storia d’Italia dovette fare le valigie.

La seconda volta fu quella di Matteo Renzi che, nonostante la vittoria di Vincenzo De Luca che strappò la Campania al centrodestra, fu inchiodato dall’inattesa vittoria di Toti, dovuta in gran parte anche alla rottura nel centrosinistra con due candidature che oggi si ritrovano incredibilmente insieme (ma ci torneremo). E in qualche modo la Liguria nel 2015 fu per l’allora segretario Pd ed inquilino di Palazzo Chigi, in quel momento quasi invincibile, l’antipasto del referendum costituzionale dell’anno successivo. Anche in quel caso perso per il fuoco amico degli attuali futuri alleati di Matteo.

Insomma, la prima puntata è sul centrodestra che alle scorse regionali ha stravinto con un distacco mai visto in questa Regione, dove anzi – ad eccezione del quinquennio del già citato Biasotti – era abituato a giocare in trasferta. Storicamente erano di centrodestra o comunque moderate la provincia di Imperia, il Tigullio e il suo entroterra e la Val di Vara. Tutto il resto, sostanzialmente, rosso.

Stavolta, visto che ovviamente Giovanni Toti non si ricandiderà per il terzo mandato, i papabili candidati di centrodestra sono sostanzialmente tre.

Il primo, un fuoriclasse assoluto, è Pietro Piciocchi, vicesindaco di Genova, che è uno dei segreti dei successi del sindaco Marco Bucci. Piciocchi è una sorta di mister Wolf di Palazzo Tursi, sede del Comune. In pratica, Piciocchi, oltre alla sua ventina di deleghe, le più pesanti dell’amministrazione, è una specie di pronto soccorso per tutti i colleghi quando hanno una criticità che lui risolve con consigli amministrativi e capacità di far di conto abbinata a una straordinaria qualità nel rastrellare i fondi centrali e del PNRR. Piciocchi, cattolico, orgoglioso delle sue idee, ma mai integralista, ha sei figli più due in affido, ma proprio il suo modo di ragionare l’ha portato a dare la sua disponibilità alla coalizione che gliel’ha chiesta, ma precisando: “Se poi trovate qualcuno di più bravo di me non mi straccio le vesti”.

Ed è molto significativo anche il salto di tono comunicativo degli ultimi mesi del vicesindaco di Genova. Lui, abituato a smussare gli angoli, non ha mai rinunciato a ribattere punto su punto alle opposizioni, con cui peraltro ha un ottimo rapporto, tanto che – ad esempio nei Municipi di Genova, con cui si rapporta quotidianamente sui lavori pubblici – sono in molti gli esponenti di Pd e Cinque Stelle ad avere una sponda istituzionale privilegiata con lui. E basta fare un giro fra gli uffici del Comune per sentire quanto Piciocchi sia amato e stimato dai suoi dipendenti, che gli organizzano anche feste a sorpresa. Sostanzialmente le uniche che lui frequenta, refrattario alla mondanità.

Insomma, sembrerebbe il candidato ideale. Ma alcuni nel centrodestra hanno paura che proprio il profilo di Piciocchi - sempre teso al fare più che all’apparire, con poca politica dei selfie e quasi nulla attività mondana per l’appunto - possa essere un problema sulla conoscenza della sua candidatura da parte dei cittadini. Il che è in parte vero, ma potrebbe essere anche un vantaggio nel raccontare che, pur rivendicando orgogliosamente i risultati di nove anni delle giunte Toti, un profilo più basso possa essere maggiormente gradito dai cittadini.

Il secondo nome è quello della deputata di Noi Moderati Ilaria Cavo, che è invece molto nota, che è stata ottima assessore alla Cultura nei primi sette anni di Toti, apprezzata anche dal centrosinistra, dal mondo della cultura in generale (fu lei a difendere da sola Luca Bizzarri a Palazzo Ducale di Genova) e ad esempio dal ministro Dario Franceschini, e che alle politiche ha vinto nel collegio del ponente cittadino di Genova e della prima parte della provincia di Savona, che invece i sondaggi indicavano con una leggera prevalenza per il centrosinistra. Insomma, una vittoria in trasferta che ha molto rafforzato l’ex giornalista di Mediaset anche a livello romano, dove ha stretto rapporti con i leader che oggi potrebbero sponsorizzarne la candidatura.

Tutto bene, quindi? No anche per Ilaria Cavo ci sono controindicazioni, quasi opposte a quelle per Pietro Piciocchi. Cioè non tutti i partiti della coalizione sono convinti che un profilo di totale continuità con Giovanni Toti sia il migliore per affrontare le elezioni.

E poi c’è un nome a sorpresa che, secondo tutti i sondaggi, vincerebbe facilmente contro ogni candidato di centrosinistra ed è il sindaco di Genova Marco Bucci.

Ma, anche in questo caso, non tutto è così semplice: Bucci è reduce da un intervento chirurgico molto invasivo, è tornato immediatamente al lavoro combattivo e come al solito anche severissimo con collaboratori, tecnici e opposizioni. Ma la domanda è: gli permetteranno le sue condizioni di salute di affrontare una campagna elettorale in tutta la regione? E il secondo punto sarebbe che, da governatore, dovrebbe dimettersi da sindaco, con le elezioni anticipate dove il successore naturale parrebbe essere proprio Piciocchi.

Da questi tre nomi e da alcuni sondaggi dovrebbe uscire il candidato presidente del centrodestra per il dopo Toti in Liguria.

Alla prossima puntata, il centrosinistra.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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