Elezioni in Sardegna, primo vero test di una maggioranza che traballa
Il centrosinistra non ha niente da perdere e mette paura alla maggioranza che trema all’idea di doversi giustificare lunedì prossimo di fronte a una sconfitta
La Sardegna come una sorta di Ohio. Lo spettro della sconfitta per la coalizione di governo. Tutto vero o fantapolitica? Non era mai successo da quando Giorgia Meloni siede a Palazzo Chigi. Nessun dubbio fin qui. Anche perché gli avversari riescono a presentarsi divisi. Fatto sta che dalle parti dell’isola qualcosa si muove. I sondaggisti sono perplessi. Il palazzo non riesce a decifrare come andrà a finire. I bookmakers di Montecitorio non si sbilanciano e puntano sulla tripla: «1 X 2».
Scherzi a parte, il test sardo fa tremare piazza Colonna. Tutto sospeso. È vero, in Italia è tutto una verifica per il governo e l’opposizione. Tutto viene politicizzato. Raccontano che l’inquilina di Palazzo Chigi sia preoccupata per le elezioni del prossimo fine settimana. Si vota in Sardegna, dunque, regione che non hai mai spostato gli equilibri della politica. Però «Veltroni si dimise da segretario dopo una sconfitta in Sardegna» scherzano in Transatlantico.
Il centrosinistra non ha niente da perdere e mette paura alla maggioranza. Da qualche giorno l’asse giallorosso esterna una compattezza che non si era mai vista fin qui. Elly Schlein, proprio da Carbonia, crede nelle vittoria: «Questi sono giorni decisivi, ho sentito cambiare il clima in questi giorni in cui gli indecisi decidono se e come votare. Si comincia a dire che ce la possiamo fare, cominciano ad avere paura e fanno bene perché noi ce la possiamo fare». Giuseppe Conte, dalle colonne di Repubblica, ha fatto sapere che l’alleanza con il Pd è possibile, si può fare. Si parte dalla Sardegna con Alessandra Todde, poi si vedrà.
La maggioranza trema all’idea di doversi giustificare lunedì prossimo di fronte a una sconfitta. Anche perché si inserirebbe in un contesto non facile per gli equilibri della maggioranza: l’attivismo di Salvini, le elezioni europee, le questioni economiche sempre complicate, l’ipotesi rimpasto, sempre presente. Non sarà certo un test del genere a determinare le sorti di una maggioranza ma potrebbe essere un campanello d’allarme per la coalizione di governo. Che si potrebbe sommare a tutte le proteste fuori dal palazzo: i trattori, Vincenzo De Luca, gli amministratori del Sud che sono in scesi in piazza venerdì a protestare contro l’Autonomia differenziata.
Fine settimana di fuoco per la maggioranza. Girano voci strane a Palazzo Chigi, dunque. Che il prescelto dal centrodestra Paolo Truzzu, candidato voluto da Giorgia Meloni, sindaco di Cagliari, potrebbe perdere con Alessandra Todde, selezionata da Pd e M5S. Un sondaggio riservato fotografa uno scenario di questo tipo. Con tutte le conseguenze del caso.
Se fosse così si aprirebbe una faglia, perché sarebbe la prima vera sconfitta del governo Meloni. Il sindaco di Cagliari finora ha rifiutato i faccia a faccia con Todde. A quanto pare Truzzu preferisce il profilo basso perché forte del consenso di Meloni. La quale oggi pomeriggio sarà a Cagliari assieme agli altri leader del centrodestra. Dopodiché chiavi in mano al responsabile dell’organizzazione Giovanni Donzelli che avrà gli ultimi giorni di tempo per raddrizzare il tiro e indirizzare la corsa di Truzzu verso la vittoria. Pesano di sicuro in questa fase i rapporti non certo facili con l’alleato Matteo Salvini che ogni giorno reclama qualcosa, dal terzo mandato all’innalzamento dei limiti di velocità. E continuerà a farlo.
Sia come sia, il leader della Lega minimizza: «Sul terzo mandato degli amministratori locali il centrodestra non litigherà e non si dividerà. Ci hanno chiesto di governare insieme e bene per cinque anni e questo faremo. Se uno ha un bravo sindaco o un bravo governatore perché non può sceglierlo per una terza volta? Non è una questione di partito o di colore politico. I parlamentari non hanno limiti di mandato, il sindaco invece lo devi mandare a casa per legge. Nella maggioranza siamo gli unici a pensarla così ma io le battaglie le faccio non per la mia parte politica ma per i cittadini, perché non è facile trovare un bravo amministratore locale».
Insomma, Salvini non abbandona l’idea del terzo mandato ma garantisce sull’unità della coalizione. Unità della coalizione che potrebbe non esserci sulla riconferma di Vito Bardi in Basilicata. Per Antonio Tajani la questione non si discute: «Il candidato migliore in Basilicata è Bardi. Troveremo una sintesi». Fratelli d’Italia vorrebbe ridiscutere gli uscenti alla luce dei nuovi equilibri di coalizione. Una questione che si risolverà soltanto quando i tre tenori del centrodestra si incontreranno.
Prima però c’è da risolvere il caso Sardegna. Vincere è l’unico modo di salvarsi. E sperare che il terzo incomodo Renato Soru, guastafeste che vuole rompere il bipolarismo sardo, faccia la differenza e tolga voti all’asse giallorosso. Una preoccupazione quest’ultima che aleggia nel centrosinistra. Non a caso Alessandra Todde, candidata del campo largo a trazione Pd-M5s alla presidenza della Sardegna, sbuffa su Soru: «Rappresenta la decima lista di Paolo Truzzu, il candidato del centrodestra. Si sta assumendo una gravissima responsabilità, rischiando di far rimanere al governo quelli che hanno distrutto la regione».
Soru ago di bilancio. In un derby, quello sardo, che potrebbe far sbandare il centrodestra. Perché si aprirebbe il processo all’interno della coalizione. «Non è un derby avvincente - profetizza Osvaldo Napoli, componente della segreteria politica di Azione - quello che vede la grillina Alessandra Todde contro il fratello di Sardegna Paolo Truzzu. I derby veri sono quelli che si disputano all’interno dei rispettivi schieramenti perché la Sardegna è una straordinaria cartina tornasole sulle divisioni diventate spaccatura fra Salvini e Meloni». E allora che partita sarà? «Il candidato della destra - continua Napoli - è stato imposto da Meloni contro il presidente uscente, il leghista Solinas. Salvini ha dovuto abbozzare ma dopo di allora fa il diavolo a quattro e le fibrillazioni nella maggioranza sono pane quotidiano. E la Meloni tradisce le difficoltà crescenti con il nervosismo di chi teme conseguenze pesanti da un insuccesso in Sardegna». Su queste note l'impressione è che il centrodestra abbia tutto da perdere da questo match che si prefigura delicato. È la prima volta che succede. E potrebbe non essere l’ultima. L’inverno per l’esecutivo sembra essere iniziato solo adesso.