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Proporzionale tedesco e voto anticipato: ora c'è l'accordo. Ma le urne in autunno sono un errore

Dopo le consultazioni on line, via libera anche dal M5S al sistema tedesco caldeggiato dall'asse Renzi-Berlusconi. Ma votare prima dell'approvazione della Manovra può agitare i mercati

Paola Pintusdi Paola Pintus   
Proporzionale tedesco e voto anticipato: ora c'è l'accordo. Ma le urne in autunno sono un errore

Il dado è tratto, dunque: l'accordo sostanziale di PD, FI e M5S sul proporzionale tedesco con probabile sbarramento al 5% prepara l'uscita di scena del governo Gentiloni ed apre la strada alle elezioni anticipate. Esultano i nuovi Cesari della politica italiana, già pronti al loro ruolo di "dominus" incontrastati dopo il passaggio del Rubicone. Il Divo Matteo ormai non dissimula più e prepara il suo ritorno a palazzo Chigi con il fondamentale apporto di Silvio Berlusconi, secondo uno schema che era già chiarissimo nella sua testa sin dall'indomani della bocciatura referendaria e delle sue dimissioni: riforma elettorale entro la primavera, voto in autunno ed infine ritorno al potere con la formula già sperimentata del patto del Nazareno, consacrato definitivamente a nuova maggioranza di governo.

Ma è il Divo Beppe ad aver attraversato il fiume più insidioso: il sì all'accordo sul sistema tedesco, benedetto dalle consultazioni on line del popolo grillino, sancisce una svolta strategica di non poco conto. Il Movimento 5 Stelle offre al paese il suo volto dialogante, ben sapendo che questo schema può dare una chance in più all'ipotesi del governissimo "Renzusconi". Al contempo però, la soglia di sbarramento al 5% crea una semplificazione del campo di gioco, con le forze "di sistema" da una parte, quelle "antisistema" e "anticasta" dall'altra: ed è su questa scommessa che si giocherà per intero la partita dei pentastellati alle prossime elezioni. Grillo e i suoi ostentano sicurezza, sicuri della vittoria finale: si vada dunque a votare presto, prestissimo, possibilmente prima del 15 settembre (data entro la quale scatterebbe il beneficio pensionistico per i parlamentari eletti nella legislatura corrente). 

E pazienza se gli italiani ancora una volta dovranno assistere all'indecorosa scena di una politica da bottega alchemica, che piuttosto che impegnarsi per la miglior legge elettorale possibile per il paese si affanna a tagliare e cucire, in fretta e furia, quella migliore per i propri interessi del momento.

Pazienza pure se l'inopinata accelerazione verso le elezioni anticipate rischia di provocare instabilità nel sistema dei conti e nei mercati: come fa giustamente notare Mario Calabresi nel suo fondo su Repubblica, votare subito significherebbe sciogliere le Camere quest'estate, fare le liste e cominciare la campagna elettorale a fine agosto, ma soprattutto significherebbe rinviare la Manovra. Perchè è evidente che un Parlamento eletto ad ottobre entrerebbe nel pieno dell'operatività non prima di un mese dopo il suo varo, e non è detto per nulla che dalle urne possa uscire una maggioranza definita e non frammentata, in grado di evitare l'esercizio provvisorio.

I mercati tradurrebbero immediatamente il messaggio in un segnale di debolezza, aumentando la pressione sul bilancio e rendendo inevitabile l'applicazione delle clausole di salvaguardia, nonchè l'aumento dell'iva al 24%. Il chè, sommato al probabile annunciato disimpegno della BCE sugli acquisti dei titoli di Stato e la fine del quantitative easing, restituisce il quadro di un possibile nuovo aumento dello spread e di una nuova pericolosa recessione, dalle conseguenze imprevedibili. "Abbiamo bisogno di tutto questo?", commenta ancora Calabresi, "Abbiamo bisogno di una accelerazione innaturale dettata dalla necessità di tornare sulla scena, in un abbraccio francamente imbarazzante di Renzi e Berlusconi?. L'Italia ha bisogno di normalità, non di emergenza, non di ulteriori rotture e accelerazioni". La scadenza naturale è già alle porte, febbraio 2018, e si potrebbe votare a primavera, suggerisce ancora il direttore di Repubblica. 

Ma le macchine ormai sono avviate, e difficilmente si fermeranno. Renzi è impaziente e determinato a sfruttare l'effetto "Macron", Berlusconi ha già in tasca la sua riabilitazione, il PdN è nei fatti, già in queste ore, come si è visto col voto sui voucher e con la sfiducia bipartisan su Campo dall'Orto: un ulteriore segnale, quello sulla Rai, che attraverso la "normalizzazione" del servizio televisivo pubblico annuncia l'imminente avvio della battaglia elettorale garantendo i minori rischi sul campo. Sarà forse un incidente casuale, nei prossimi giorni, a causare la caduta del governo e l'apertura della crisi. Tutto nell'arco al massimo di qualche settimana. Alea iacta est, Caesar.

Paola Pintusdi Paola Pintus   
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