Amministrative, la posta in gioco. Cosa sta succedendo nel Centrodestra e nel Centrosinistra - L'analisi
Al voto 16 capoluoghi e 700 comuni. Per il governo di centrodestra l'occasione è di confermare un trend. A parti inverse, il test del prossimo week end darà un quadro aggiornato dei rapporti di forza tra Pd e Cinque Stelle, con i due duellanti del campo largo, Elly Schlein e Giuseppe Conte, che si inseguono di città in città senza mai incontrarsi

Giove pluvio presiede le imminenti comunali… Tra pioggia (tanta) e sole (intermittente), in questa pazza – dal punto di vista atmosferico – primavera, si tiene anche, tra domenica e lunedì, una importante tornata di elezioni comunali. Il tempo (pioggia, nuvoloso o sereno) non è indifferente. Ormai i livelli di astensione, non solo alle politiche, ma anche alle amministrative, sono alle stelle e se il bel tempo invita gli italiani alla gita ‘fuori porta’ è anche vero che la pioggia scoraggia, d’altra parte, molti elettori dal recarsi al seggio. Insomma, il tempo ‘pazzarello’ avrà la sua bella incidente sull’affluenza alle urne…
Da Nord a Sud, in ogni caso, anche se magari pochi lo sanno, o se ne sono accorti, il nostro Paese torna alle urne. Si tratta di oltre 700 comuni italiani che andranno al voto e, sulla carta, di circa sei milioni di cittadini che potranno votare. E’ l'Italia dei piccoli e medi borghi, e al tempo stesso di città di rilievo: sette di queste –Ancona, Catania,Brescia, Latina, Siracusa, Terni Vicenza - superano i 100mila abitanti. Considerando che, poi, tranne le elezioni regionali nel piccolo Molise, che fa storia a sé, non si voterà più fino alle Europee del 2024 (crisi di governo e voti anticipati non sono all’orizzonte onestamente…), il voto assume una sua rilevanza politica anche a livello di proiezione nazionale.
La posta in gioco dei diversi schieramenti
Per il governo di centrodestra l'occasione è di confermare un trend. Il potere stanca, si sa, e per questo il centrodestra vede nelle urne locali la chance di dimostrare che ha ancora la maggioranza relativa dei consensi dalla sua parte. A parti inverse, il test del prossimo week end darà un quadro aggiornato dei rapporti di forza tra Pd e Cinque Stelle,con i due duellanti del campo largo, Elly Schlein e Giuseppe Conte, che si inseguono di città in città senza mai incontrarsi: le ‘agende’ dei due leader, guarda caso, non corrispondono mai per tenere un comizio insieme. In pratica, ognuno dei due gioca per se stesso e, neppure si fosse di fronte a elezioni europee, dove si vota con il sistema proporzionale ed è lecito massimizzare i consensi solo per il proprio partito la strategia, oggettivamente, vede aneliti suicidi.
In entrambi i casi, il voto locale sarà, però, anche un antipasto della campagna elettorale per le europee del 2024 che già ha iniziato a scaldare i motori e che vedrà una competizione serratissima, non solo dentro il centrosinistra, come già detto, ma anche nel centrodestra: FdI, Lega, FI e gli altri partiti minori, infatti, correranno ognuno per sé. E lì sì che i risultati del voto alle Europee potrebbero avere conseguenze nefaste sul governo a seconda che FdI tenga e confermi il suo primato, la Lega e FI crollino o recuperino. Ma inutile buttare lo sguardo oltre l’ostacolo e, dunque, guardare troppo avanti perché si perde di vista l’oggi, cioè le amministrative di domenica.
Gli ultimi sondaggi (nazionali) disponibili
Se si guarda ai sondaggi nazionali di coalizioni e partiti, la partita sembrerebbe già chiusa. .Secondo l'ultima Supermedia Agi/Youtrend, a trainare la maggioranza è sempre Fratelli d'Italia: per la sesta settimana consecutiva però rimane (sia pur di poco) sotto il 29% attestandosi al 28,9% (+0,2%). Si registra un calo per entrambe le coalizioni: il centrodestra fa registrare una lieve perdita, dello 0,4 per cento, e si attesta al 45% contro il 25,4 del centrosinistra (-0,3%). Una distanza, ad occhio, decisamente incolmabile.
Ma rallenta la crescita anche il Pd di Elly Schlein che perde lo 0,3% e si ferma ora al 20,2% mentre recupera lo 0,2% il Movimento 5 Stelle adesso al 16,1%, sempre al terzo posto. Segue la Lega di Matteo Salvini che guadagna lo 0,2% e va al 9,1. Non è bastato a Forza Italia, invece, il video di Silvio Berlusconi alla convention di Milano: FI è al 6,9% perdendo lo 0,3 e non arrivando al 7%.
Buone notizie, invece, per Renzi e Calenda che, nonostante il sogno sfumato del Terzo Polo, hanno dato nuova linfa a Italia viva e Azione, almeno stando ai numeri dei sondaggi. Iv, infatti, guadagna lo 0,6 e raggiunge il 3 per cento, restando comunque distante di un punto da Azione che con lo 0,2 in più sale al 4,3 per cento. Nel complesso, il centrodestra è dato al 45,7% (-0,4%), il centrosinistra al 25,4 (-0,3%) e neppure se sommato al 16,1% del M5s (+0,2) e al 7,3% (+0,7) del Terzo Polo, riuscirebbe a imporsi in una elezione diretta di carattere nazionale. Ma quello che vale a livello nazionale non vale a livello locale, dove si vota città per città e comune per comune, ognuno con le sue istanze.
Le regole: quando, dove e come si vota
Ma dove e come si vota? Le urne saranno aperte domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15, ma a seconda delle regioni, specie se a statuto speciale, ci saranno variazioni. In Sicilia, ad esempio, il voto amministrativo si terrà domenica 28 e lunedì 29 maggio, mentre in Trentino Alto-Adige e in Valle d'Aosta si voterà in un solo giorno, domenica 21 maggio.
Le regole, almeno quelle, sono sempre le stesse. Chi andrà alle urne (solo i maggiorenni) dovrà portare con sé un documento di identità e la tessera elettorale. Per eleggere il sindaco e contestualmente il Consiglio comunale avrà tre opzioni. Potrà mettere una x solo sul nome dell'aspirante sindaco (e in questo caso nessun voto sarà assegnato alla lista), o potrà mettere una x sul simbolo della lista assegnando così la preferenza anche al relativo candidato sindaco. In alternativa, chi vota potrà mettere una x sulla lista e scrivere il cognome di un candidato consigliere. Come in tutte le amministrative, anche questa volta sarà ammesso il voto disgiunto. In altre parole, l'elettore potrà indicare il candidato sindaco preferito e al tempo stesso sbarrare una lista che sostiene un altro candidato. Solo per i comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti si potrà assegnare la doppia preferenza di genere. Per questi stessi comuni, in base alla legge elettorale vigente, si ricorrerà a un doppio turno, cioè al ballottaggio, per decidere il sindaco eletto, qualora nessuno dei candidati ottenga la maggioranza assoluta al primo turno. Alle liste collegate al sindaco vincitore sarà assegnato il 60 per cento dei seggi in Consiglio comunale. Magari possono sembrare dei puri tecnicismi, ma se si considera che proprio il modello del ‘sindaco d’Italia’ è quello più gettonato, tra forze di maggioranza come di opposizione (i centristi, almeno), per scrivere l’importante pagina delle riforme istituzionali (presidenzialismo come pure semi-presidenzialismo sono stati, di fatto, scartati) si capisce bene come tenere a mente il meccanismo dell’elezione diretta dei sindaci (la sola legge elettorale che sopravvive, intonsa, dal lontano 1993, la n. 81/1993) è utile anche per capire come e dove potrebbe portare la trattativa sulle riforme istituzionali. Con l’elezione diretta, appunto, del premier e una durata di legislatura che, per forza di cose, diventerebbe assai stabile. Ma anche in questo caso si tratta di ragionamenti futuribili che, ad oggi, non si possono prevedere.
La partita politica nelle principali città al voto
Fin qui, dicevamo, le regole del gioco. Ora uno sguardo alla partita politica dietro la seconda tornata amministrativa che attende al varco il governo Meloni. Per capire la posta in gioco, basta passare in rassegna i 16 capoluoghi di provincia che andranno al voto. Di questi otto sono attualmente in mano al centrodestra (Imperia, Pisa, Ragusa, Siena, Sondrio, Terni, Treviso, Vicenza), cinque al centrosinistra (Ancona, Brescia, Brindisi, Teramo, Trapani), uno ad Azione (Siracusa), tre invece sono commissariati (Catania, Latina, Massa).
Per la premier Meloni la prova delle amministrative non è di poco conto: lo dimostra la scelta della premier di presenziare in alcune delle città chiave della sfida. Fra queste Ancona - qui ha partecipato al comizio di coalizione insieme a Matteo Salvini e Antonio Tajani - dove il centrosinistra, sondaggi alla mano, è in bilico, dopo la fine del mandato dell'ex sindaco dem Valeria Mancinelli. Qui il forzista Daniele Silvetti contenderà la guida della città adriatica alla candidata di centrosinistra Ida Simonelli. Meloni ha già messo in chiaro l’obiettivo politico di massima: ‘strappare’ Ancona alla sinistra, come già FdI ha fatto, anni fa, nella regione Marche.
Spira a favore del centrodestra il vento anche a Terni. Nella corsa per il governo del capoluogo di provincia umbro parte in vantaggio il candidato della maggioranza Orlando Maselli. Un'incognita la candidatura del patron della Ternana Stefano Bandecchi, segretario di Alternativa Popolare.
Sorride meno invece l'asse Lega-Fi-FdI a Brescia e Pisa.Nel fortino lombardo il candidato è l'ex vicesindaco Fabio Rolfi che dovrà vedersela, per il centrosinistra, con Laura Castelletti. Va da sé che, tanto più dopo la vittoria in Lombardia alle regionali di febbraio, se per il governo espugnare l'ex roccaforte leghista è un obiettivo di primo piano, per il centrosinistra mantenerlo è vitale.
Se a Pisa è ancora il centrosinistra a guidare i sondaggi con distacco, è più combattuta la partita a Vicenza, altra sfida con i riflettori puntati nel cuore del Veneto leghista di Luca Zaia. Il sindaco uscente del Carroccio, Francesco Rucco, sfiderà l'insidioso candidato dem Giacomo Possamai. E alla vigilia si dice che non sarà una passeggiata.
Oltre ad Ancona, dove il candidato è di Forza Italia, e Brescia, dove l’aspirante sindaco è un leghista, a Catania si presenta un esponente di Fratelli d’Italia e il capoluogo siciliano è la terza città che il centrodestra vuole colorare di blu.
Sui palchi, centrodestra unito, sinistre divise…
In buona sostanza, le prossime amministrative si possono riassumere in due istantanee: una che ritrae il centrosinistra, ancora disunito, l'altra che invece cattura un centrodestra unito e voglioso di conquistare quanti più presidenti e sindaci possibile. La Campania è l'emblema di un campo largo che non c’è, semmai sia mai esistito. Qui lunedì c’è stata la dimostrazione plastica della rivalità tra Pd e M5s, malgrado le alleanze. A Torre del Greco, dove è in corsa un candidato sindaco unitario, Elly Schlein e Giuseppe Conte si tengono a distanza. Così a distanza che salgono sullo stesso palco una alle 16.30 e l’altro dopo qualche ora pur di non incontrarsi. Ad Ancona, capoluogo di Regione e città chiave che il centrodestra vuole strappare al centrosinistra, la foto è completamente diversa: i tre big di maggioranza Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani si son fatti vedere insieme sul palco allestito in piazza Roma. Stessa immagine scattata a Brescia, comune anch’esso guidato dai dem che la maggioranza di governo vuole conquistare per rafforzare e consolidare il suo consenso otto mesi dopo la nascita dell’esecutivo.
I 5s corrono insieme al Pd in 26 comuni sui 60 in cui hanno presentato liste, ma le campagne elettorali dei due partiti sono distinte e distanti. Insomma, la corsa è in solitaria malgrado il patto pre-elettorale. La motivazione? Decidono i territori se allearsi o meno e i leader si adeguano. Nel caso di Conte, spesso suo malgrado. La vocazione a andar solo l’M5s non l’ha mai persa.
La posta in gioco per Schlein e per Conte
Del resto, le amministrative per Elly Schlein sono e saranno un duro banco di prova. Vuole misurare il peso della nuova segreteria e del nuovo corso, mentre Conte spera di non vedere i consensi del M5s crollare a picco, dato che le elezioni locali non hanno mai premiato i pentastellati. L’ex premier ritiene che solo marcando la distanza dall’alleata/rivale possa recuperare qualche punto percentuale.
Ad Ancona e Brescia il centrosinistra si presenta con un unico candidato, in alleanza ma non troppo, nel senso che Conte e Schlein non si sono mai fatti fotografare insieme. A loro si aggiunge, poi, anche il Terzo Polo. A Catania invece, come Brindisi, Latina, Pisa, Teramo e Siracusa, Pd e M5s corrono insieme, ma senza i centristi.
Dall’altra parte il Pd vuole riprendersi le sue roccaforti perse nel 2018: Siena, Massa e Pisa, storicamente governate dal centrosinistra e passate cinque anni fa al centrodestra a trazione leghista. Ma se le elezioni di domenica faranno da cartina di tornasole anche per capire gli equilibri interni al centrodestra (chi sale e chi scende, se Fratelli d'Italia tiene nei consensi o se risente di questi mesi di governo), per Elly Schlein è il suo vero debutto per misurare l'indice di gradimento del nuovo assetto del partito spostato sinistra. Un’altra scommessa non certo di poco conto…