Effetto francese sul premierato di Meloni, niente doppio turno come sistema di voto perché crea instabilità
L'opposizione si mette di traverso e chiede chiarezza al governo
A 48 ore dalle elezioni francesi e dal ribaltamento del risultato da parte della sinistra e del centro, la maggioranza di governo italiana rimette in discussione il doppio turno. Il modello dei sindaci viene scartato dalla war room di Palazzo Chigi. Obiettivo: evitare scenari come quello dei cugini d’Oltralpe dove la sovranista Le Pen sarà costretta ancora una volta a non sedersi al tavolo delle trattative per la costruzione dell’esecutivo francese. Dice Elisabetta Casellati, ministra per le Riforme, colei che ha fra le mani del dossier del sistema di voto: «La legge elettorale coniugherà il principio di rappresentanza con quello di governabilità».
Fin qui nulla di nuovo, una frase che si ripete abitualmente sia a destra sia a sinistra. Dopodiché Casellati si sbilancia su quale possa essere la legge elettorale: «Si tratterà di un sistema misto per costruire un bipolarismo che metta fine a questa frammentarietà». La ministra per le riforme fa una summa dello stato dell’arte negli altri paesi. Partendo dalla Gran Bretagna, dove solo una settimana fa hanno riconquistato la leadership del Paese i Labour e dove c'è una maggioranza chiara grazie al turno unico: «Nel sistema inglese, che è il sistema parlamentare più antico, abbiamo visto come il neopremier Starmer abbia vinto le elezioni con un sistema maggioritario ad unico turno. Con il 33,7% dei voti ha ottenuto il 65% dei seggi. Questo risultato è stato accolto in Italia dalle opposizioni come una grande vittoria, una svolta dopo tanti anni di governo dei conservatori, ma a questo proposito - e a differenza di quello che è stato detto falsamente contro la riforma del premierato Italiano - non ho sentito levarsi nessuna voce su 'derive plebiscitarie'. Anzi, nel dibattito che c'è stato al Senato sulla riforma del premierato, è stata evocata più volte persino la Legge Acerbo che col 25% prendeva quasi la totalità dei seggi. Un salto mortale per me e per il centrodestra inimmaginabile per qualsiasi Legge elettorale. Il solito doppiopesismo».
Ecco poi passare in rassegna il sistema francese che ruota attorno al famoso doppio turno, non equivalente alla legge elettorale dei sindaci, ma comunque indigesto a Fratelli d’Italia che nelle scorse settimane è uscito allo scoperto direttamente con il presidente del Senato Ignazio La Russa: «Dall’altra parte abbiamo la Francia, nella quale vige un sistema semipresidenziale e si vota con il doppio turno, dove Le Pen ha avuto il 33% dei consensi ma al ballottaggio è stata superata da avversari che invece di costruire un programma comune hanno dato vita ad un'accozzaglia di partiti. In questo modo il Paese è in affanno perché non avrà stabilità: si vincono le elezioni con un cartello elettorale ma non si riuscirà a governare». Tradotto, niente doppio turno alla francese per evitare che anche in Italia si possano innescare i giochi delle desistenze che potrebbero favorire il cosiddetto campo largo del centrosinistra.
E allora quale sarà la strategia della maggioranza? La ministra Casellati sembra prendere tempo: «Non sono ancora arrivata ad una definizione non è semplicissimo costruire una legge elettorale, cucire cioè un vestito che si adatti al meglio alla nostra riforma, a quel premierato all'italiana che io penso vada nella direzione giusta. Lo hanno sottolineato di recente anche vari costituzionalisti, in primis Augusto Barbera, che oggi è il presidente della Corte Costituzionale, ma in passato per tre legislature è stato eletto in Parlamento tra le fila del Partito Comunista, poi PDS. Il professor Barbera dice che 'il premierato è la forma di governo maggiormente in armonia con il Parlamento' perché le Camere mantengono il potere politicamente più significativo: quello di dare o di revocare la fiducia, quindi di fare e disfare il governo. La riforma dà anche voce ai cittadini, il cui voto negli ultimi 10 anni è spesso finito nel cestino e ciò ha portato a un disallineamento tra voto e forma di governo, allontanando gli elettori dalle urne». Il ballottaggio verrà rilanciato giovedì dalle quattro Fondazioni (Io Cambio, Magna Carta, LibertàEguale, Riformismo e Libertà) che spingono per una riforma costituzionale bipartisan: «Il doppio turno è stato pensato per marginalizzare gli estremisti e dare più peso all'elettorato centrale - spiega il costituzionalista Stefano Ceccanti - se Meloni vota von der Leyen, allora deve volere il ballottaggio».
L’atteggiamento dell’esecutivo fa inalberare le opposizioni che aspettano di conoscere i dettagli di una legge elettorale visto che ritengono sia un aspetto centrale del premierato. «Il governo non ha una linea comune - sbotta la democrat Simona Bonafe' -, per il momento abbiamo solo indiscrezioni e elucubrazioni di singoli ministri». Rincara la dose l’altro Pd Federico Fornaro, commento della commissione Affari costituzionali: «È la prima volta che una riforma costituzionale introduce un riferimento alla legge elettorale e per come è costruita la proposta del governo non è una questione accessoria ma ne costituisce il cuore, perché c'è l'effetto trascinamento; cioè l'elezione diretta del premier porta con sé la maggioranza assoluta a Camera e al Senato. Si esca dalle fumisterie e dalle anticipazioni, da battute e mazzo stampa e la maggioranza proponga un testo della legge elettorale».