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Quell’antico duello Fitto-Salvini che ha bloccato anche il ddl sulla Concorrenza

Il segretario della Lega ha voluto inserire nel testo il nodo autostrade andando ovviamente contro i paletti europei. Il ministro Fitto ha detto stop. “Una ruffianata perché vuoi andare a Bruxelles” la risposta del vicepremier. Risultato: tutto fermo. Assenti nel testo i capitoli taxi e balneari che pure necessitano risposte urgenti

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Il ministro Fitto con la premier Meloni (Ansa)
Il ministro Fitto con la premier Meloni (Ansa)

Il concetto di “concorrenza” è urticante per le forze politiche alla perenne ricerca di consenso in ogni sua forma. Tutte le forze politiche, nessuna esclusa, dicono i fatti. Mancava alla prova Fratelli d’Italia perchè non ha mai governato. Adesso è arrivata anche questa conferma. Il primo vero disegno di legge sul mercato e sulla concorrenza di questo governo è l’ennesimo detonatore per la maggioranza - sono volati stracci tra il ministro Fitto e il vicepremier Salvini - ed è soprattutto una delusione visto che non affronta alcuno dei grandi temi aperti: balneari, taxi e Ncc, settori che proprio in base alle sentenze della Corte costituzionale e della Corte europea avrebbero avuto imporci la necessità della soluzione. Invece nulla. Nei 32 articoli della bozza del ddl concorrenza troviamo, tra le altre, la riforma delle concessioni autostradali e le misure per favorire la concorrenza nel settore assicurativo, la norma salva tavolini e misure in materia di start-up. Neppure l’ombra di concessioni balneari, taxi e Ncc. Gli ambulanti furono sistemati a gennaio 2024 (legge sulla concorrenza approvata il 31 dicembre 2023 e relativa all’anno 2022, in realtà quindi un assaggio di concorrenza s’era già avuto anche per questo governo): le concessioni in essere hanno avuto una proroga di 12 anni, più lunga del massino consentito dalle gare europee (10 anni) quando mai saranno fatte. Criteri “eccessivi e sproporzionati” li definì il Presidente Mattarella perché “in contrasto con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive”. Il Capo dello Stato scrisse anche ai presidenti di Camera e Senato e chiese loro di evitare nel futuro queste provocazioni al diritto europeo che non può essere raggirato sempre e comunque.

La scheda

Prima di andare avanti con il ddl per la concorrenza dell’anno 2023 (e che ancora deve andare in Consiglio dei ministri) è necessaria una premessa un po’ tecnica.

La legge annuale per il mercato e la concorrenza ha lo scopo di rimuovere le barriere normative per facilitare l’apertura dei mercati ai piccoli imprenditori e tutelare i consumatori. I contenuti della legge, si legge nella relazione che la istituì nel 2009 -  “sono definiti anche sulla base di analisi che mirano a capire quali siano i settori su cui è necessario intervenire con delle riforme per eliminare gli ostacoli alla libera iniziativa imprenditoriale”. La concorrenza è ovviamente materia di competenza dello stato (articolo 117 della Carta) ma questo come altri ambiti deve essere gestito entro i limiti posti dall’ordinamento comunitario (Trattato sul Funzionamento dell’Ue, articoli dal 101 al 109). La legge sulla concorrenza dovrebbe essere pubblicata una volta all’anno. Ma tra il 2009 e il 2021 ciò è avvenuto una sola volta, nel 2017 (governo Gentiloni). Viste queste brillanti performance, l’Europa ci ha esplicitamente richiesto di inserire la Concorrenza tra le riforme previste dal Pnrr, per vedere insomma se riusciamo a rispettare le scadenze annuali. La prima legge pubblicata al fine di adempiere agli obiettivi del Pnrr è entrata in vigore il 27 agosto del 2022, fa riferimento al 2021 e la fece il governo Draghi. L’allora premier inserì tutto, balneari, tassisti, ncc. Possiamo ragionevolmente dire, anche se pochi ne ebbero contezza sul momento, che tra i motivi per cui Draghi si dimise dopo la sfiducia al Senato ci fu anche la lotta forsennata che Lega, Fratelli d’Italia, in parte 5 Stelle fecero contro quelle norme. La Concorrenza infatti poi passò ma epurata da articolo 7 (taxi). I balneari erano già usciti.

Volano stracci

Il ddl Concorrenza 2023 deve ancora arrivare in Cdm. O meglio, ci è arrivato lunedì (in pre consiglio) ma le urla al tavolo erano così forti che si è pensato bene di rinviare tutto ad un momento migliore.

Ieri intanto è stata fatta girare una bozza con i 32 articoli di cui abbiamo detto qui sopra. Un testo, diciamo subito, su cui non è stato trovato l’accordo tra i ministri Salvini e il ministro Fitto. Quella che gira è la versione vecchia, respinta da Fitto perché “provocatoria” rispetto a Bruxelles. “Ruffiano” gli avrebbe detto Salvini aggiungendo: “Vuoi solo tenerti il posto in caldo”. I protagonisti smentiscono tutto, ovviamente, ma in realtà è stato Mattarella sei mesi fa a chiedere di rispettare la normativa europea rispetto ad un tema così delicato come la Concorrenza.

Uno dei nodi da sciogliere è quello legato alla riforma delle concessioni autostradali. Si tratta di ben 17 articoli su 32 e vanno dall'affidamento delle concessioni, alla durata, fino alla fissazione e aggiornamento delle tariffe autostradali. La seconda parte del disegno di legge contiene poi Disposizioni in materia di rilevazione prezzi e usi commerciali, settore assicurativo, trasporto e dehors. In particolare, c’è la norma che, per favorire la concorrenza nel settore assicurativo, consente la portabilità della scatola nera installata sulle autovetture.

I tavolini restano "selvaggi"

Arriva infatti il divieto di clausole che “impediscono o limitano il diritto dell'assicurato di disinstallare, senza costi, alla scadenza annuale del contratto il dispositivo, fermo restando il diritto dell'impresa assicurativa a ottenerne la restituzione”.

Per quanto riguarda i tavolini dei bar, possiamo dire che sono e restano selvaggi fino alla fine del 2025. Un altro grosso favore agli esercenti pubblici. Un dispetto a cittadini e residenti che in fondo chiedono solo regole e non certo divieti. La legge sulla concorrenza stabilisce quindi che il governo è delegato ad adottare un decreto legislativo per il riordino e il coordinamento della materia: nell'attesa dell'emanazione di questo decreto legislativo, le attuali autorizzazioni vengono prorogate fino al 31 dicembre 2025 “e comunque fino alla data di entrata in vigore delle disposizioni di riordino della materia ai sensi del medesimo decreto legislativo”. Possiamo facilmente immaginare che non sarà la fine del 2025. Un’altra rogna per i sindaci su cui si rivalgono i cittadini. Ma il governo decide di non decidere.

Una terza sezione contiene misure in materia di start up, con l'obiettivo di fornire “un nuovo quadro normativo - si legge nella Relazione illustrativa - chiaro e favorevole, facilitando l’accesso ai finanziamenti e offrendo ulteriori incentivi fiscali”.

Il caso autostrade

Conviene soffermarsi su quanto è successo lunedì mattina nel pre consiglio che doveva dare il via libera tecnico al testo del ddl Concorrenza e invece lo ha rinviato. Le fibrillazioni fra Matteo Salvini e Raffaele Fitto sono una costante nei due anni di governo Meloni. Lunedì il confronto è stato definito “molto acceso” ben al di là “del lavoro a livello di uffici legislativi dei due ministeri degli Affari europei e delle Infrastrutture”. Che vuol dire che il problema non è stato solo tecnico ma politico.

Basta “forzature” è stato il messaggio di Fitto che da settimane chiedeva a Salvini di attendere il negoziato con l'Europa prima di presentare una proposta di riforma delle concessioni autostradali. Negoziato con l’Europa che, come è noto, Salvini ha tutto l’interesse di stressare e dal saltare possibilmente a nome di tutto il governo italiano. Segnatevi questa line di frattura perchè sarà una costante dei prossimi anni.

Quando Fitto, come se niente fosse, ha visto che tutta la prima parte era su autostrade, ha ribadito non solo i dubbi ma la certezza che in questo modo saremmo andati a sbattere contro i rilievi della Commissione europea. Oltre che quelli del Capo dello Stato.

A quel punto Salvini avrebbe accusato il collega di assecondare le richieste di Bruxelles nell’ottica di un suo incarico nel nuovo esecutivo europeo guidato da von der Leyen. “Una ruffianata” il concetto espresso da Salvini rispetto ai dubbi di Fitto. Si parla anche di un tentativo di pacificazione da parte della premier (che la domenica aveva mandato avanti uno suo “portavoce” come Speranzon per dire “basta liti in maggioranza o chiediamo una verifica politica”. Fonti di Palazzo Chigi smentiscono tutto e dicono, invece, che mai come in questo periodo il rapporto tra i due ministri è rodato e collaborativo. Qualcuno vuol mettere zizzania? Altri punto a far saltare la nomina di Fitto che non è amato proprio per la sua efficienza e l’alto numero di deleghe?

I due hanno comunque avuto già modo di confrontarsi in modo acceso sulla ratifica della modifica del Mes e sul mercato tutelato. E sui balneari: a dicembre sono state scintille in un Consiglio dei ministri quando Salvini ha provato a convincere i colleghi ad approvare le linee guida per i sindaci sulle concessioni balneari, stoppato poi da Fitto, sostenitore della necessità di trovare un’intesa con l'Ue sull'applicazione della direttiva Bolkestein alle spiagge evitando il muro contro muro. Tra i fronti aperti in questi mesi anche i fondi Pnrr e la missione di governo del ministro pugliese.

Un perenne duello 

La verità è che Salvini e Fitto, i due enfant prodige della politica nazionale, uno nella Lega e l’altro - all’epoca - in Forza Italia e pupillo di Berlusconi, duellano da sempre.  Sono anche caratterialmente l’opposto uno dell’altro. A quei tempi, negli anni ’90, Salvini è ancora consigliere comunale, all'inizio di un’ascesa che lo porta a essere nel 2014 il candidato italiano più votato alle Europee, proprio davanti a Fitto, allora in Forza Italia. In quegli anni si scontrano sulla leadership del centrodestra, sui vaccini, sulle pensioni. “Basta con slogan irrealizzabili” dice Fitto a Salvini che promette il superamento della legge Fornero (infatti tuttora in vigore). Nel 2020 Salvini è ostile rispetto alla candidatura di Fitto alla presidenza della Puglia dove era già stato eletto governatore dieci anni prima.

Ora la prossima tappa della carriera politica per il ministro degli Affari europei potrebbe essere Bruxelles. “Fitto è un ottimo ministro e sarebbe un ottimo commissario” l’endorsement pubblico di Salvini il 19 luglio. Ma il giorno prima il suo vicesegretario, Andrea Crippa, aveva auspicato un commissario italiano “antitetico a von der Leyen”. Adesso si parla addirittura di Elisabetta Belloni. Si sicuro Fitto lascerà il governo solo con la certezza di avere a Bruxelles le stesse leve che può avere in Italia. Significa le leve della Coesione e del Pnrr. Diversamente, inutile andare. 

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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