Sgarbi contro Casini, Calenda contro Bonino, Berlusconi contro Renzi: tutti i duelli del 25 settembre
Depositate le liste, stanno prendendo forma i collegi. Non ci sarà scontro diretto tra Conte e Di Maio. Tra i 5 Stelle, Chiara Appedino dovrà vedersela con Lauta Castelli. Meloni sceglie Abruzzo e Roma, contro Zingaretti

Sgarbi ha già emesso il verdetto: “Io vinco e Pierferdi sarà senatore a vita”. C’è voluta la mano del diavolo, in questo caso il Rosetellum, per mettere uno contro l’altro questi due fuoriclasse della politica. E comunque il critico d’arte è sicuro, come davanti ad un dipinto del 500, sua specialità, sull’analisi della sfida e del voto: “Lui era convinto di vincere. Finchè poi non sono arrivato io. Ma tu pensa: lui viene dal mio mondo, fu nominato Presidente della Camera da Berlusconi quando c’erano Fini e anche Meloni.…”. Critico d’arte ma velenoso come solo un politico navigato sa essere. Il loro ring sara il collegio uninominale per il Senato di Bologna. Altro veleno tattico da parte del critico d’arte: “Casini è bellissimo, nobilissimo ma per gli elettori io a Bologna sono il riferimento qualcosa”. Scenderanno in campo anche gli scommettitori, potete stare tranquilli, perchè i duelli diretti che stanno saltano fuori da una prima occhiata alle liste hanno talmente tanto sale che ci sarà posto anche per le scommesse. Se dovesse servire per appassionare un po’ i cittadini e far dimagrire la massa degli indecisi tendenti all’astensione, ben vengano anche le scommesse. E i duelli. Che sono tanti: Berlusconi vs Renzi in Lombardia; Calenda vs Bonino a Roma dove vanno a scontro diretto anche Meloni e Zingaretti.
Fiano vs Rauti, per ripassare la storia
Il più interessante, storicamente di peso, sarà a Sesto San Giovanni dove Isabella Rauti, senatrice di Fratelli d’Italia, figlia di Pino Rauti e moglie di Gianni Alemanno, insomma una che la “fiamma” ce l’ha stampata sul petto, dovrà combattere contro il deputato Pd Emanuele Fiano, figlio- invece - di una famiglia che ha avuto stampato, questa volta sul braccio, il numero identificativo di Auschwitz. Depositate finalmente le liste, concluso l’estenuante tira e molla di chi è dentro e fuori, degli esclusi e dei premiati, dei sommersi e dei salvati ( e ci scuserà Primo Levi se usiamo il titolo di uno dei suoi scritti più duri) , è possibile iniziare a fare i circolati rossi sui collegi che vedranno contro nomi e storie che rappresentano di per sè una sfida al di là dell’apparteneza politica. Calenda contro Bonino a Roma, dove si scontrano anche Nicola Zingaretti e Giorgia Meloni, mentre Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Salvini se la vedranno tutti a Milano, teatro della sfida al Senato fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Er precauzione ricordiamo qui velocemente come funziona la legge elettorale chiamata ingiustamente Rosatellum: è vero che il primo firmatario è stato Ettore Rosato allora Pd e oggi candidato del Terzo Polo di Renzi e Calenda, ma occorre ricordare che il risultato finale è la sintesi delle richieste e delle pretese di ciascun partito che poi ha votato la legge elettorale. Che nessuno, soprattutto nel centrodestra, ha voluto cambiare in cinque anni di legislatura. Anzi, non sarebbe peregrino pensare che la crisi di governo sia dovuta anche al fatto che tra Pd e Movimento si stava facendo largo l’idea del proporzionale.
Quindi il Rosatellum assegna il 37% dei seggi con un sistema maggioritario a turno unico in collegi uninominali: in ciascun collegio è eletto il candidato più votato, secondo il sistema noto come uninominale secco. Vince chi prende un voto in più. E sono questi scontri diretti che andiamo a cercare tra le liste depositate ieri sera alle 20 nelle varie Corti d’Appello.
Calenda vs Bonino
I duellanti hanno da tempo cominciato a tirare i primi affondi, chi colpendo di fioretto chi prediligendo la sciabola. Carlo Calenda ed Emma Bonino sembrano preferire la seconda. “Mai ho visto in vita mia un voltafaccia tanto repentino e truffaldino” ha detto Bonino commentando l'addio di Calenda e Azione all'alleanza con il Pd, saltata dopo nemmeno una settimana. Calenda ha lasciato Letta per accasarsi con Italia Viva e Matteo Renzi, scelta non condivisa da + Europa che ha preferito rimanere con il Pd. “Io pensavo che Bonino si candidasse nelle liste del suo partito, di quello che ha fondato, non nel Pd” ha ribattuto il leader di Azione: “Credo che questa sia una finta news. Come fa a candidarsi nella lista proporzionale sotto il Pd avendo un partito che si chiama + Europa? A questo punto chiuderà il partito che lei stessa ha fondato”. Poi Calenda ci ha anche infilato qualche riferimento a “camerieri” e “padroni”, ma insomma due anni di coalizione insieme non hanno impedito ai due di fare scintille già nel riscaldamento. Sarà duello a tutti gli effetti. Non solo di genere ma anche generazionale. Perchè sui temi, poi, tra i due le differenza sono veramente poche. Vedremo chi la spunterà. Nella Capitale sarà duello anche tra Giorgia Meloni (candidata anche nell’uninominale dell’Aquila) ma la vera partita sarà con Nicola Zingaretti, capolista Pd alla Camera.
Renzi vs Berlusconi
Ci va invece di fioretto Matteo Renzi capolista a Milano per il Senato contro Silvio Berlusconi. L'immagine del leader di Forza Italia che sale le scale del quartier generale del Pd per firmare il Patto del Nazareno e' di sette anni fa. L'accordo saltò dopo la prima elezione di Sergio Mattarella che, per Berlusconi, dovrà fare un passo indietro nel caso dovesse passare la riforma sul presidenzialismo da lui auspicata. Una riforma alla quale anche Matteo Renzi sembra ora aprire: “Non mi strappo le vesti e nemmeno i capelli sul presidenzialismo, chi dice che è una minaccia per la democrazia afferma che Usa o Francia non sono paesi democratici, il che è una follia”. Sul duello che lo vede impegnato contro il Cavaliere, il leader di Italia Viva ha usato il fair play: “Sarà molto divertente e utile per i cittadini che potranno riflettere su quale è la strada più giusta per il futuro, sulle tasse, sulla politica estera, sul costo dell'energia. Quando c’è confronto va sempre bene, l'importante è che ci sia civiltà”. Si può prevedere che l’arma del leader di Italia viva sarà più o meno questa: cosa ci fa una forza liberal ed europeista come Forza Italia in coalizione con due partiti sovranisti e nazionalisti?
Ben diversi i toni ricorrenti tra Renzi e Letta. Inutile dire chi abbia iniziato prima. Probabilmente aver escluso a priori Italia via dal “campo largo” e offrire a Renzi il diritto di tribuna, cioè due o tre posti sicuri in Parlamento nelle liste del Pd, non è stata una buona idea. Questo è il risultato. Enrico Letta è ormai ribattezzato sarcasticamente “Occhi di Tigre” (così Letta ha mobilitato i suoi alla campagna elettorale) da Renzi e dai suoi, tanto da farne un hashtag twitter.
Occhi di tigre
Nel Pd ci sono stati parecchi malumori da quando il 15 agosto il segretario dem ha voluto rendere noto in nomi in una Direzione iniziata quasi a mezzanotte. “Lo abbiano fatto per primi” hanno rivendicato alcuni generali del Pd. In realtà le liste sono state aperte fino all’ultima ora utile. Ed è certamente più utile arrivare secondi o terzi anzichè primi ed essere squalificati. Esponenti del calibro di Monica Cirinnà, Vincenzo Amendola, Stefano Ceccanti hanno meditato il passo indietro invece di provarci in collegi dati per persi. Il segretario Pd ha tenuto il punto e se Amendola è stato schierato come capolista in Basilicata è stato solo per il passo indietro fatto dal giovane segretario regionale Raffaele La Regina, finito nell'occhio del ciclone per un vecchio post su Israele. E’ stato Letta, invece, a risolvere in prima persona, il nodo Ceccanti spostando alla fine Fratoianni sul proporzionale. Il segretario dem è il primo a mostrare gli "occhi di tigre”: si candida a Vicenza, nel profondo Nord Est, già roccaforte della Lega e oggi territorio di conquista di Fratelli d’Italia. “Penso che la nostra campagna elettorale non debba essere in difesa, ma in attacco. Voglio dimostrare che queste elezioni possiamo vincerle, quindi ho deciso di fare un'incursione laddove la partita è più difficile e dove il numero di coloro che hanno tradito Draghi è altissimo”. Saranno tanti i candidati con gli occhi di tigre per affrontare sfide molto difficili in collegi dati blu scuro, cioè assegnati in partenza alla destra : abbiamo già detto di Fiano contro Rauti a Sesto; dura anche per Cirinnà nel Lazio, Morani nelle Marche, per Martina Nardi, presidente uscente di Commissione, nel collegio Camera Massa-Lucca contro la leghista Elisa Montemagni.
In Campania le sfide di governo
Secondo lo steso principio, Letta si candida anche in Lombardia. All’ombra della Madunina si concentrano le candidature di molti leader. Oltre a Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, si presentano come capilista anche Matteo Salvini, Giuseppe Conte e il segretario dem. Il leader M5s è candidato anche in Campania nel collegio Campania 1 ma non è candidato nell’uninominale e quindi non ci sarà lo scontro diretto con Luigi Di Maio, capolista di Impegno Civico. Sfida tra ex invece in Piemonte dove ci sarà il duello tra Chiara Appendino e Laura Castelli ora candidata con Impegno Civico. In realtà in questo collegio sarà uno scontro a quattro, al femminile e tra ex: l’ex Forza Italia Daniela Ruffino per Azione, per la Lega Elena Maccanti, il centrosinistra con Stefano Lepri e per Fdi Augusta Montaruli.
Le piccole Ohio d’Italia
In Campania è schierata una rappresentanza del governo Draghi: Dario Franceschini, Roberto Speranza e Mara Carfagna. Interessanti certi scontri in Molise e Basilicata, diventate una piccola Ohio. Sono tanti i collegi decisivi sparsi in tutte le regioni. La presidente del Senato Elisabetta Casellati è candidata all'uninominale in Basilicata e sfiderà Ignazio Petrone di Articolo 1. In Basilicata anche la sfida tra due ex presidenti di Regione: Vito De Filippo, capolista per il Pd, se la vedrà contro l'ex dem Marcello Pittella, candidato per Azione. Tra i duelli da seguire c’è quello tra Stefania e Bobo Craxi: i due fratelli sono candidati in Sicilia ma uno alla Camera e l’altra al Senato. La sorpresa è la candidatura di Rita Dalla Chiesa con Forza Italia in Liguria. Tra i volti noti anche la 95enne Gina Lollobrigida, candidata al Senato in Veneto e Sicilia con Italia Sovrana e Popolare, e il patron della Lazio Claudio Lotito in Molise.