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Il dualismo Schlein-Conte anima l'opposizione e lo scontro televisivo. Ma al momento sembra solo avvantaggiare la premier Meloni

La ragione di tutto questo si può ascrivere a una sola cosa: Schlein non accetta Conte come leader e viceversa. E allora verrebbe da dire: ci vorrebbe una figura terza, un papa straniero

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
Foto Ansa
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Da alleati ad avversari è un attimo. Elly Schlein e Giuseppe Conte si inseguono da mesi. Almeno da quando la segretaria del Pd è stata eletta nel febbraio dello scorso anno. Il Nazareno corteggia il leader dei 5Stelle. A giorni alterni sembra fatta: il matrimonio s’ha da fare. Salvo poi ripensarci. La ragione di tutto questo si può ascrivere a una sola cosa: Schlein non accetta Conte come leader e viceversa. E allora verrebbe da dire: ci vorrebbe una figura terza, un papa straniero. C’è ancora tempo per individuarlo. Intanto Giorgia Meloni che è veloce nella lettura delle questioni politiche ha detto sì al confronto televisivo con Elly Schlein. Di sicuro lo ha fatto perché consapevole che quest’ultima sia l’avversario più semplice da incontrare. Si prefigura una sfida al femminile. Gli osservatori sono orientati sul fatto che la premier sia in vantaggio.

Eppure prima di vedere la sfida tra le due donne della politica italiana, si dovrà capire cosa succederà nel cosiddetto campo largo. Un campo largo che a dire il vero non sembra essere definito anche se la premier, come si diceva sopra, ha già deciso tatticamente chi sarà la suo competitor. 

In questo contesto la segretaria del Pd ne approfitta e si prende lo scettro della coalizione di centrosinistra. Al Nazareno sono già pronti, saggiano la polarizzazione dello scontro. Compulsano i sondaggi convinti che tutto questo potrà aiutare il Pd a superare la quota del 20 per cento. Domenica sera si è presentata a In Onda su La7 e l’ha messa così: «Su cosa incalzerei la Meloni in un confronto? Sulle disuguaglianze che sono aumentate, i salari che sono i più bassi in Europa e sulla sanità pubblica. In tre ore che ha parlato Giorgia Meloni in conferenza stampa non è riuscita mai a nominare la sanità pubblica. Il governo taglia e mente dicendo che sta facendo il più grande investimento della storia, riportando la spesa a prima della pandemia. Loro vogliono una sanità pubblica che lascia il campo al privato». E proprio per sottolineare chi detiene la golden share della coalizione ha aggiunto: «Siamo la prima forza di opposizione, sentiamo questa responsabilità, sappiamo di non essere autosufficienti, ma sul salario minimo siamo stati in grado di unire le opposizioni». 

Evidente che tutto dia fastidio di Giuseppe Conte. Va da sé la comunicazione dell’ex premier nega che sia così. Ma non è affatto così. Anche perché  l’avvocato del popolo è stato il punto di riferimento del mondo progressista per un lungo periodo dell’esperienza giallorosso. Osannato da Goffredo Bettini, ideologo dei democratici, coccolato da Dario Franceschini e Massimo D’Alema, a un certo punto la sinistra se ne innamora e lo prende come riferimento. Anche gli ex Dc lo osservano con interesse al punto da ergerlo a novello Prodi. Sì, il professore, l’unico che ha sconfitto il Cavaliere di Arcore. Tutto sembra volgere al meglio: Conte capocoalizione e via. Ma la fine del suo secondo governo ne appanna la parabola e l’ascesa prima di Draghi e poi di Meloni logora la leadership del leader dei 5Stelle. Eppure Conte non ci sta a farsi dettare la linea da Schlein. E così ogni qualvolta la segreteria di Pd fa un passo, l’ex premier dei cinquestelle ne fa un altro in direzione opposta. Ed è su queste note che Conte si è ripreso la scena rilasciando una serie di interviste in cui prende di mira di Meloni, così da proporsi come avversario, e si allontana dal Pd sottolineandone le differenze. 

«Le bugie dette in conferenza stampa hanno una radice chiara: Meloni ha preso voti sfruttando il suo ruolo di opposizione a tutto e tutti, mostrandosi forte, coraggiosa, aggressiva. Ma una volta arrivata a Chigi si è rivelata supina nei confronti di Bruxelles e succube nei confronti di Washington. Questo euro-atlantismo acritico fa impallidire il confronto con i nostri peggiori governi tecnici». Conte si prepara a sfidare la presidente del Consiglio. Non a caso inizia a filtrare l’indiscrezione che alla fine gli scontri tv potrebbero essere più di uno: Meloni versus Schlein e poi Meloni versus Conte. «Meloni sa che in un confronto con me non avrebbe vita facile con le fesserie che racconta» è l’avviso dell’avvocato del popolo. E ancora:«Se Meloni batte Schlein in un confronto tv non vuol dire che sia più forte dell’opposizione. Non possiamo ridurre a questo la nostra politica. Ho fatto un centinaio di vertici europei e internazionali dimostrando che ci si può sedere ai tavoli stando dritti e non accovacciandosi come fa Meloni come un agnellino». 

Che Conte abbia un disegno lo si comprende da quello che ha ripetuto il giorno successivo su Rete4, ospite di Prima di Domani: «Noi lavoriamo per progetti politici; non per costruire a tavolino una alleanza. Io non mi sono mai sottratto al dialogo, ma non chiedete a me e al M5s di costruire una alleanza, una federazione, non è la nostra storia. Abbiamo fatto una scelta chiara: siamo nel campo progressista. Noi lavoriamo su progetti, su temi e con il Pd ci sono ancora differenze». E sempre a Bianca Berlinguer: «Il leader dell'opposizione non lo sceglie Meloni ma i cittadini. E, senza nulla togliere a Elly Schlein, è inutile che Meloni cerchi di dribblare la presenza mia e del M5s. Noi saremo lì». 

Ed è stato lì, il M5S di Conte, a rimarcare le differenze sul caso dei saluti a romani per la commemorazione di Acca Larenzia. Se il Pd ha depositato un'interrogazione parlamentare per chiedere ai ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno) per sapere «quali iniziative urgenti intendano adottare in relazione ai gravi fatti avvenuti a Roma in occasione della commemorazione dei morti di via Acca Larentia, lo scorso 7 gennaio; nonché per impedire il ripetersi di fatti analoghi e contrastare con ogni mezzo l'apologia del fascismo e l'organizzazione di manifestazioni fasciste. E per sapere quali misure intendano adottare per attivare le procedure atte allo scioglimento dei gruppi neofascisti che espressamente inneggiano al disciolto partito fascista o ne richiamano fedelmente simbologia e modalità, come quanto avvenuto nel quartiere Tuscolano a Roma». Dall’altro i 5Stelle rilanciano e annunciano un esposto alla Procura di Roma «rispetto ai gravissimi fatti accaduti ieri a Acca Larentia per accertare eventuali reati commessi, tra cui apologia di fascismo, durante la commemorazione».

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
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