Draghi cerca di sminare le tensioni nella maggioranza. Ma avvisa: “Governo avanti finchè governa”

Il Cdm approva la Nota di aggiornamento. Quadro economico molto positivo. Il premier dà una mano alla Lega: “Faremo la riforma del catasto ma non ci sarà un euro di tasse in più”. Con la legge di bilancio riformate anche Quota 100 e Reddito di cittadinanza. “Finora abbiano centrato tutti gli obiettivi”

Mario Draghi
Mario Draghi (Foto Ansa)

Con in mano i numeri economici più belli che uno potesse immaginare, Mario Draghi si presenta in conferenza stampa e prova a fare da pompiere nei giorni più difficili del suo mandato. Il caso festini a base di sesso e droga a casa di Luca Morisi, l’ex guru della comunicazione del Capitano; il romanzo Quirinale di cui nessuno vuole parlare ma su cui tutti si esercitano; lui stesso “messo” ovunque, più volte al giorno, tra palazzo Chigi, Colle ma anche nella terra di nessuno del logoramento; la campagna elettorale che si porta dietro le divisioni nel centro destra e nella Lega e la sotterranea guerra per bande nel centrosinistra. Il tutto mandato a rullo 24 ore su 24 su tv, radio, telefonini, tablet e pc. Effetto della campagna elettorale, si dice. Tra due settimane al massino - i ballottaggi chiudono il 17 ottobre - dovrebbe calmarsi un po’ la situazione. Ma poi inizierà il regolamento di conti tra chi ha vinto e chi ha perso. A destra tra Salvini e Meloni e a sinistra dove Letta dovrà decidere con chi allargare il suo centrosinistra, con Bersani che anche ieri sera diceva “l’agenda Draghi non è la mia, la sua legge di bilancio non potrà mai essere la mia” o con Calenda e Renzi che invece rivendicano quasi tutto delle decisioni del premier.

Toni rassicuranti

Insomma, se la maggioranza balla adesso, dovrebbe ballare anche dopo quando la sessione di bilancio e le riforme del Pnrr costringeranno il premier e la larga maggioranza a trovare la sintesi su questioni molto divisive: quota 100, reddito di cittadinanza, riforma fiscale, legge sulla concorrenza che aprirà al mercato le municipalizzate rompendo decenni di monopolio asfittico. A maggior ragione, e per tutto questo, ieri Draghi ha cercato di essere rassicurante scansando quasi tutto quello che può risultare divisivo. Soprattutto, in questo momento, per la Lega. Presidente, i fatti delle ultime ore la fanno sentire a fine corsa? In partenza magari per il Quirinale? è stata una delle prime domande in conferenza stampa. “Questa domanda viene posta praticamente ogni ora. Magari non a me direttamente e comunque … come ho sempre detto ogni volta che me l’avete fatta, a me pare offensivo parlare della Presidenza della Repubblica. Ciò detto, ribadisco che questa domanda dovete rivolgerla al Parlamento che ha in mano il potere di continuare o chiudere questo incarico. Una cosa però voglio dire: questo governo non si consuma per restare e resta finchè ha efficacia. Di questo sono convinti tutti i ministri”.

“Nessuna tassa in più”

Ieri Mario Draghi ha voluto dare una mano per provare a ristabilire un minimo di pace nella maggioranza. Si era capito dalla cabina di regia di martedì quando il consiglio dei ministri economico con in agenda Nadef, delega fiscale e decreto fiscale era stato semplificato e spogliato delle parti più divisive come la delega fiscale appunto. Se ne è avuta conferma ieri quando il premier è stato molto attento a non dire una parola che potesse mettere in difficoltà qualcuna delle parti della larga maggioranza. Quindi, ad esempio, la riforma del catasto si farà “ma saranno modifiche solo informative” così da escludere nuove tasse sulla casa”. Per Quota 100, si vedrà, c’è ancora tempo, “ne parleremo in legge di Bilancio. E’ chiaro che sono da rivedere alcune cose, così come in altri provvedimenti ma ne parleremo nelle prossime conferenze stampa”.

“Crescita equa, inclusiva e duratura”

Per essere efficace l'esecutivo deve poter fare tutto quanto serve per rendere la crescita “equa, inclusiva e duratura”. ”. Il quadro è incoraggiante: l'economia cresce “di gran lunga” più del previsto: +6% quest'anno e da metà 2022 torneremo ai livelli precrisi. Questa crescita, sorretta dalle vaccinazioni e da tutte le misure anti-Covid, va “protetta” e accresciuta nei prossimi anni, senza disperdere la fiducia che “ora c'è nell'Italia, fra gli italiani e nel resto del mondo verso l’Italia”. Volano gli investimenti (+15%) e deficit e il debito sono in netto calo, rispettivamente al 9,4% (era previsto l'11,8%) e al 153,5% (era 155,6% nel 2020). Per una manovra che Draghi e il ministro Franco seduto accanto in conferenza stampa annunciano come “espansiva” ci sono 22 miliardi di extradeficit e oltre 4 e mezzo per il taglio delle tasse grazie ad un maggior gettito. “In legge di bilancio bisognerà scegliere misure che spingono la crescita” ha sottolineato Draghi. Si interverrà su ammortizzatori sociali, su Quota 100, su Reddito di cittadinanza. In parallelo, entro fine ottobre, arriverà la legge sulla concorrenza e le concessioni. Abbiamo già recuperato due terzi del Pil perso lo scorso anno e anche grazie al Recovery plan l'obiettivo è una crescita superiore, spiega il ministro dell'Economia, “alla media dell'ultimo quarto di secolo”. Dal 2021 al 2024, le previsioni dicono +6, +4,7, +2,8 e +1,9. Ci sono ancora forti incognite per effetto delle varianti Covid e dell'inflazione. Ma se non ci saranno scossoni nel 2024 si inizierà un percorso di crescita “neutrale”, non più espansivo, e di più forte riduzione del debito. Nella convinzione, ha assicurato Draghi, che sia “irrealistico” il ritorno dal 2023 al vecchio patto di stabilità europeo, qualunque sia il governo in Germania, neanche se ci fosse “un ministro delle Finanze”rigorista. Anche queste parole di miele per il centrodestra. E non solo.

La strage nei cantieri

Un premier deciso, rassicurante e che guarda al futuro prendendo impegni e riempiendo l’agenda. La cosa più urgente da fare nell’immediato è mettere fine alla “strage ormai quotidiana di morti sul lavoro”. Draghi pronuncia i nomi delle persone morte nelle ultime 36 ore sui luoghi di lavoro. Sono ben dieci. Una strage, appunto, “per cui saranno messe in campo misure immediate e pene severe”. Per andare avanti e garantire questa tabella di marcia il governo deve avere la “credibilità” di “non mancare” uno solo dei suoi appuntamenti e ha intenzione di farlo. La prossima settimana arriverà in Cdm la delega che disegnerà la cornice della riforma del fisco e del catasto. “Se finora abbiano rinviato la misura non è perchè i partiti si mettono di traverso, abbiano semplicemente avuto molto da fare” ha precisato il premier. Ci sarà anche la riforma catastale ma “non saranno aumentate di un euro le tasse sulla prima casa. Bisogna però fare chiarezza e “trasparenza” di un'Italia catastale che è meno estesa di quella geografica. Sarà un percorso di emersione degli immobili e revisione delle rendite lungo anni. Le tasse non saliranno, ha assicurato: “Nessuno pagherà di più o di meno e nessuno pagherà per la prima casa”.

Un tesoretto da 4,3 miliardi per tagliare le tasse

Nelle 157 pagine della Nadef un po’ tutti i partiti della larga maggioranza riescono a trovare qualcosa di identitario da rivendicare. E anche questo contribuisce a rasserenare un po’ gli animi. Si prevede un anticipo al 2022 del taglio delle tasse, che potrebbe essere anche piuttosto sostanzioso, in attesa della delega fiscale che avrà tempi più lunghi. A cosa destinare il tesoretto di 4,3 miliardi? Una sola misura ma efficace? Oppure spargere la somma in tanti microinterventi che però rischiano di non essere percepiti dal cittadino? Se il governo seguirà la relazione finale della Commissione Finanze, il tesoretto di 4,3 miliardi potrebbe essere potrebbe investito nel taglio dell’Irap. Oppure nel taglio dell’Irpef peri ceto medio o nel taglio del cuneo fiscale. Nella Nadef c’è la proroga del Superbonus e degli incentivi 4.0 per le imprese. La riforma degli ammortizzatori sociali per accompagnare la ripresa e riportare l'Italia non solo agli stessi livelli di Pil ma anche al pieno recupero dei posti di lavoro persi durante la pandemia. Non dovrebbe arrivare, almeno per il momento, il salario minimo, che non compare tra i ddl collegati. E questo fa storcere la bocca a sinistra.

22 miliardi di extradeficit

Il nuovo scenario economico di crescita consente di prendersi oltre un punto di Pil all'anno di extradeficit per i prossimi tre anni e rimandare al 2024 una nuova tornata di spending review che, insieme alla stabilizzazione dei ritmi di crescita, porterà il debito gradualmente a livelli pre-pandemia nel 2030. Per il prossimo anno ci sono 20-22 miliardi a disposizione per nuovi interventi: la gestione degli effetti della pandemia (vaccini e altro); sostegno ai settori in difficoltà perchè “non tutte le categorie, dal primo gennaio prossimo saranno uscite dalla fase che stiamo vivendo”. Ci saranno poi “i fondi garanzia, gli incentivi per l'efficientamento energetico degli edifici, gli incentivi per investimenti innovativi” tutte misure rivendicate dal M5S e dal ministro Stefano Patuanelli. E arriveranno anche, ha annunciato Mara Carfagna, i livelli essenziali di assistenza per alcuni servizi cruciali: “asili nido per il 33% dei bambini in ogni Comune; un assistente sociale ogni 6.500 abitanti; potenziamento del servizio di trasporto per gli studenti disabili”.

Agenda fitta, ora e nel futuro

Perchè mai - è da chiedersi - Salvini, o altri, dovrebbero lasciare un governo che in sette mesi ha prodotto una striscia di segni + inseguendo nuove, ma non si sa quali, maggioranze e facendo precipitare il Paese nell’instabilità? Mai utile alla crescita e alla fiducia. L’agenda Draghi è fitta di appuntamenti. Nell’immediato e nel futuro. Un vasto programma, verrebbe da dire. Il governo ha proposto Roma come sede di Expo 2030. Dopo il Giubileo nel 2025. Certo, tutte cose che può fare anche dal Quirinale. Ma da palazzo Chigi gli vengono sicuramente meglio.