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Draghi dai gesuiti: matematica, basket e un po' indisciplinato

di Askanews   
Draghi dai gesuiti: matematica, basket e un po' indisciplinato

Città del Vaticano, 3 feb. (askanews) - Bravo in matematica, ma anche a basketball, buoni risultati e disposto a far copiare anche ai compagni meno versati nello studio. Infine, difficile da immaginare a posteriori, un po' indisciplinato. E' il ritratto di Mario Draghi che emerge dagli anni ormai lontani in cui il presidente del consiglio incaricato frequentava il liceo classico dell'Istituto Massimiliano Massimo a Roma."A me viene da pensare che se i frutti sono questi, l'albero è vivo e ha radici profonde", dice ad askanews l'attuale rettore, padre Giovanni La Manna. "I Gesuiti hanno iniziato a fare scuola dalla fine del Cinquecento, abbiamo la responsabilità di attualizzare questa esperienza portandola avanti e facendola crescere e Mario Draghi offre l'opportunità di vedere concretamente che l'educazione dei padri Gesuiti ha qualcosa da dare nella crescita degli alunni, rendendoli protagonisti del loro percorso di crescita culturale, umana e spirituale".I ricordi sono ormai lontani, ma padre La Manna sa che Draghi "era bravo in matematica e buon giorcatore di basket". Già negli anni scorsi alcuni suoi compagni di classe raccontarono che Draghi era bravo e faceva copiare chi invece arrancava. "Una cosa bella del Massimo è che c'è la possibilità di crescere come compagni e come comunità", si limita a commentare con una punta di divertimento nella voce il rettore, "non faccio fatica a credere che fin dagli studi si preoccupasse degli altri".Un particolare di quegli anni è stato lo stesso Draghi a raccontarlo in una intervista d'annata ad Antonella Palermo di Radio vaticana, in occasione dell'anniversario della costruzione della attuale sede nel quartiere Eur, video ora riproposto sul sito dello stesso istituto.

L'allora presidente della Bce ricorda la figura del rettore dell'epoca, padre Franco Rozzi, per il quale fece un elogio funebre nel 2010: "Erano anni in cui si passavno molto tempo a scuola. lo sport e le altre attività portavano spesso l'attività scolastica al tardo pomeriggio. Gli incontri con padre Rozzi erano frequenti, da quelli con contenuti prevalentemente disciplinari ad altri in cui voleva essere informato sull'andamento scolastico: e ricordo purtrppo o per fortuna - afferma Draghi - che quelli a contenuto prevalentemente disciplinare erano frequenti nel mio caso"."E' interessante ascoltare Draghi quando parla della sua esperienza ricordando nome e cognomi dei padri con i quali è stato in relazione", sottolinea oggi padre La Manna, ricordando che sempre un confratello gesuita celebrò anni dopo il matrimonio dell'ex governatore della Banca d'Italia.Nell'intervista Draghi mette in evidenza lo "standard di eccellenza ma insieme anche un messaggio morale che pervadeva un po' tutta la giornata che si passava a scuola. Un messaggio che esprimeva che le cose andavano fatte al meglio delle proprie possibilità, che l'onestà era importante, ma poi soprattutto che tutti noi eravamo speciali, in qualche modo. Non tanto perché andassimo al Massimo ma perché speciali come persone umane".Il rettore del Massimo oggi chiosa: "E' interessante vedere come Draghi è stato capace di interiorizzare uno degli obietivi del nostro percorso di educazione: sapere individuare il bene non solo a livello personale ma anche a livello comunitario. E la testimonianza concreta di quanto sia capace di pensare al bene comune lo abbiamo visto quando era governatore dela Banca d'Italia e presidente della Bce".Padre La Manna, a lungo direttore del Centro Astalli per i rifugiati, respinge con cortesia le critiche di chi taccia il Massimo di essere un istituto riservato ai benestanti. "Posso dire che se chi ha governato la Compagnia di Gesù in questi anni in Italia ha chiesto a chi per 11 anni ha lavorato al Jesuit Refugee Service e che ha quindi una sensibilità sociale marcata di fare il rettore di un collegio del genere molto probabilmente aveva presente quel che si dice del Massimo. Quel che non si dice, però. è che è una scuola riconosicuta come includente, come mostrano anche le classifiche in materia. Abbiamo borse di studio, i genitori hanno la possibilità di confrontarsi con chi ha la responsaiblità del collegio per affermare concretamente che l'economia viene dopo le persone, e quindi se un ragazzo ha il desiderio di impegnarsi al Massimo non deve essere penalizzato dall'aspetto economico. Da un po' di anni questa è una sensibilità viva e concreta: solo quelli che hanno i soldi possono studiare al Massimo? Posso dire che non è cosi, al Massimo se si desidera crescere culturalmente, spiritlamente e umanamente è spossibile farlo tenendo in secondo piano l'economia".Tornando alll'allievo più famoso, Mario Draghi, "sapere che in questo momento di difficoltà per tutti noi si possa contare su una persona come lui è di conforto perché il momento è molto delicato, come ha sottolineato il presidente Mattarella, e siamo contenti che da una scuola dei gesuiti possano uscire persona come Draghi", racconta il rettore, che però sottolinea come il Presidente del Consiglio incaricato sia "l'esempio più evidente in questo momento ma dall'istituto vengono tanti altri professionisti impegnati nella loro professione ma attenti al bene comune. E questo ci conforta e ci stimola a rimanere sempre più impegnati in questa sfida che è l'educazione perché il nostro mondo come sta funzionando non può piacerci e quelli che ora sono alunni saranno coloro che potrano un domani trasformarlo in un mondo più attento, più serio, più onesto e più vivibile".

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