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Dossieraggi, il sospetto dei mandanti. Le cinque questioni che Crosetto dovrà chiarire davanti al Copasir

Il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti ha deciso di convocare il ministro della Difesa. Crosetto ben contento di poter chiarire una volta per tutte il contenuto di un verbale, e non solo, reso al procuratore Cantone. A giorni la nuova decisione del gip sulla richiesta di arresti domiciliari per il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano e per il magistrato Laudati

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Il ministro della Difesa, Crosetto (Ansa)
Il ministro della Difesa, Crosetto (Ansa)

Tutta la verità e nient’altro che la verità Guido Crosetto la dirà nel segreto del Copasir, davanti ai parlamentari membri del comitato di controllo sui servizi segreti presieduto da Lorenzo Guerini (Pd) che ieri ha deciso il calendario delle audizioni in base ovviamente alla disponibilità del ministro. Sono almeno cinque le questioni su cui il ministro della Difesa sarà interpellato nel segreto del quinto piano di San Macuto per fare chiarezza, spiegare i dubbi e le ombre di quello che è ad oggi una serie ipoteca che si allunga sulla fedeltà e affidabilità della nostra intelligence. Per sgomberare il campo, oppure no, dal dubbio che pezzi della nostra intelligence siano coinvolti nell’inchiesta sui dossieraggi avvenuti dal 2015 al 2022 all’ombra degli uffici della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. O, peggio ancora, facciano da sponda ad altri uffici stranieri.

L’inchiesta di Perugia

Prima di spiegare i cinque punti che saranno oggetto dell’audizione del ministro Crosetto, è necessario un rapido ripasso di quanto è successo tra Roma e Perugia negli ultimi due anni.

L’inchiesta nasce a fine 2022 quando il ministro Crosetto denuncia alla procura di Roma, con vigore c coraggio, deciso ad andare fino in fondo, la pubblicazione di articoli che lo riguardano con informazioni riservate e disponibili solo in specifiche banche dati. La procura di Roma individua subito l’origine del “baco” (ogni accesso alle banche dati lascia specifiche tracce) negli uffici della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, gli atti vengono trasferiti per competenza a Perugia, a marzo ci sono le sorprendenti, coraggiose e gravissime audizioni in Commissione antimafia del procuratore antimafia Melillo e del procuratore Cantone. In tre giorni di audizioni fiume Cantone e Melillo parlano dell’inchiesta come del “verminaio” degli accessi abusivi eseguiti dal finanziere Pasquale Striano su mandato del magistrato, ora in pensione, Antonio Laudati, allora coordinatore nell’ambito della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo dell’Ufficio Sos.

Gli arresti negati

Dal 2015 al 2022 le indagini hanno contato decine di migliaia di accessi abusivi alle varie banche dati delle polizie e della Banca d’Italia riguardanti 172 obiettivi, per lo più personalità politiche. Informazioni che spesso e volentieri sono finite su alcuni quotidiani e hanno determinato sputtanamenti o preliminari di indagine per atti relativi. Cantone ha chiesto a giugno gli arresti domiciliari per Striano (tuttora in servizio) e Laudati (in pensione da agosto) per pericolo di inquinamento delle prove e il rischio di reiterazione del reato. Il 16 luglio il gip ha rigettato la richiesta pur confermando “l’indiscutibile presenza di plurimi, gravi e precisi indizi”. La procura ha fatto ricorso dimostrando che tra marzo e giugno sia Striano che Laudati, che hanno bypassato gli interrogatori, hanno provato a contattare ministri, sottosegretari, magistrati con lettere e memorie secondo l’accusa “fuorvianti”. Erano anche in grado di sapere come stavano procedendo le indagini.

A livello mediatico la “storia” s’immerge fino ad esplodere nuovamente alla fine di agosto quando diventa pubblica la notizia della richiesta di arresto negata. Un’inchiesta che continua perché la procura ha sempre ipotizzato che quel giro di accessi abusi vorticoso e duraturo negli anni possa aver avuto dei mandanti. Striano e Laudati, è l’ipotesi, non possono aver fatto tutto da soli. Probabilmente, sempre l’ipotesi, hanno agito per conto e su mandato di altri.

Il verbale di Crosetto

In questo frattempo sono stati trasmessi in Commissione antimafia i faldoni dell’inchiesta, migliaia di pagine, tutti gli accesi tracciati, e sono iniziati ad uscire pezzi di verbale. Tra questi l’interrogatorio che Crosetto ha reso al procuratore Cantone il 22 gennaio scorso in cui ha detto di aver avuto con l’Aise (agenzia di informazioni per la sicurezza esterna guidata da Giovanni Caravelli e prima di lui dal generale della Guardia di finanza Luciano Carta) “rapporti non particolarmente buoni tanto da contestare in più di una occasione mancate informazioni al ministero che avrebbero potuto creare problemi alla sicurezza nazionale”. Quanto ai rapporti con Caravelli, spiega il ministro nel verbale, “sono formalmente buoni anche se le rimostranze le ho anche esplicitate a lui contestandogli la mancanza di doverosa cooperazione”. Qualche riga più sotto il ministro lancia poi il sospetto che qualcuno nell’Aise abbia potuto ritenerlo “responsabile di mancate conferme in posizioni di vertice in società partecipate di Stato”.

L'identikit sembra portare a Luciano Carta, passato dall’Aise alla presidenza di Leonardo, sostituito dal governo Meloni. Il verbale è stato reso noto domenica e a palazzo Chigi è scattato l’allarme rosso: il ministro della Difesa, che ha contatti quotidiani con l’intelligence, mette a verbale con un magistrato di avere dubbi sulle agenzie della nostra sicurezza? Sospetta di mele marce tra i nostri 007? La faccenda si fa troppo seria. Specie in un momento, a livello internazionale, in cui abbiamo bisogno che tutto sia rigorosamente sotto controllo. Non stiamo parlando, per intendersi, dei complotti alla Boccia/Sangiuliano e meno che mai di quelli contro Arianna Meloni. Alfredo Mantovano, autorità delegata all’intelligence, ha subito vergato un comunicato per blindare l’Aise e Caravelli, il giorno dopo il Cdm lo ha nominato prefetto (una promozione), tutti d’accordo persino Crosetto che corregge ma poi rilancia i suoi messaggi. Anche ieri il ministro ha attaccato il Pd perché “mistifica la mia denuncia, sarò felice di poter spiegare tutto al Copasir”.

Cinque “domande” per Crosetto

E il Comitato ieri ha definito i confini e i termini dell’audizione. Sono almeno cinque le questioni da approfondire con il ministro. La prima: circostanziare meglio quello che è a tutti gli effetti un attacco all’Aise visto che il ministro ha detto a verbale al magistrato che l’intelligence ha taciuto informazioni preziose anche per la sicurezza nazionale. La seconda: poiché l’allusione di Crosetto al generale Carta è chiara ed esplicita pur non facendo espressamente il nome, quale sarebbe il ruolo del generale della Finanza ed ex capo dell’Aise in questa faccenda. Il terzo punto: Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega all’intelligence, esclude che i nostri 007 siano in ogni forma e ad ogni livello coinvolti nell’inchiesta Striano-Laudati sui dossieraggi. Lo esclude anche Crosetto o ha informazioni diverse? Ad esempio pranzi riservati a Villa Spada, centro logistico della Guardia di finanza? Il quarto punto: perché il ministro continua a fare comunicati a dichiarazioni invece di interloquire in maniera riservata con il presidente del Copasir? Infine, il quinto punto: Crosetto ha detto di non aver detto tutto al procuratore Cantone perché “tanto poi si sa che fine fanno i verbali”. Teme anche che, poiché il livello di informazioni sul suo conto è molto approfondito e invasivo, “queste attività di dossieraggio possano pervenire anche da parte di paesi stranieri”. Cosa sa il ministro ed è sua intenzione adesso dire tutto quello che sa?

Una faccenda molto seria

Ora, qui non c’entrano le sindromi da accerchiamento, i bunker, i vittimismi che sono dinamiche che hanno per lo più a che fare con le singole persone. Evitiamo anche di fare un gigantesco minestrone che tutto mescola e tutto confonde. Il punto è se siamo o meno un paese con un livello di sicurezza pari a quello di un colabrodo. Vietato scherzare. Urgente chiarire.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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