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Dispetti al centro: FI ruba deputati agli altri, Calenda non ne ha, Renzi e Toti fanno paura

Sono moltissimi i movimenti in corso in vista delle sedute per eleggere il presidente della Repubblica, che dovrebbero svolgersi dal 20 gennaio in poi

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Giovanni Toti e Matteo Renzi (Ansa)
Giovanni Toti e Matteo Renzi (Ansa)

L’unica novità ufficiale nella composizione di gruppi parlamentari della settimana, con l’ormai tradizionale titolino “Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto”, un classicissmo, è stata annunciata in aula nell’ultima seduta di Montecitorio dal vicepresidente renziano Ettore Rosato: “Comunico che, con lettera pervenuta in data 9 dicembre 2021, il deputato Giovanni Vianello, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire alla componente politica “Alternativa” del gruppo parlamentare Misto. Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di avere accolto la richiesta”. E così resterà almeno fino a lunedì, quando è prevista la prossima seduta della Camera dei deputati, e a martedì, quando ci sarà la prossima seduta del Senato della Repubblica, dopo altri dodici giorni di sospensione dei lavori dell’aula (si sono riunite solo le commissioni), che ormai sono diventati anch’essi tristemente tradizionali.

Movimenti in corso per eleggere il presidente della Repubblica

Eppure, al di là dell’ufficialità, sono moltissimi i movimenti in corso in vista delle sedute per eleggere il presidente della Repubblica, che dovrebbero svolgersi dal 20 gennaio in poi. Come sempre, ve li racconteremo minuto per minuto su Tiscalinews, ma il campo di gioco è soprattutto il centro dello schieramento politico, che negli auspici di chi ci sta lavorando, può diventare un supercentro, ma che per le schermaglie fra alcuni dei suoi protagonisti rischia di essere un centrino.

Patto federativo fra Italia Viva di Renzi e Coraggio Italia di Toti

Tutto nasce dal patto federativo fra Italia Viva di Matteo Renzi e Coraggio Italia del presidente della Liguria Giovanni Toti e del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il cui numero altissimo di grandi elettori può essere decisivo per spostare gli equilibri su un candidato o sull’altro. E, infatti, da quando Renzi ha trionfato nella battaglia per portare Mario Draghi a Palazzo Chigi e da quando Toti e Brugnaro hanno costituito ufficialmente il loro partito e il gruppo parlamentare alla Camera è partita un’operazione di accerchiamento, tesa a portar loro via parlamentari.

Calenda è straordinariamente debole in Parlamento

Mentre Carlo Calenda, forte dello straordinario risultato a Roma, con il 20 per cento solitario e il ruolo di primo partito della Capitale, è invece straordinariamente debole in Parlamento: gli unici rappresentanti, infatti, sono lo stesso Calenda (che però siede a Bruxelles e Strasburgo e come eurodeputato non è grande elettore), il senatore Matteo Richetti e i deputati Nunzio Angiola e Enrico Costa. Totale: tre grandi elettori, a cui, forse, si possono aggiungere i due di +Europa e del sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, che sono Emma Bonino al Senato e Riccardo Magi alla Camera. Calendiani e boniniani fra l’altro hanno perso per strada due ex pentastellati: Flora Frate alla Camera e Gregorio De Falco al Senato.

Invece, in Parlamento sono fortissimi Renzi, Toti e Brugnaro. Italia Viva conta 27 deputati e 16 senatori, 43 uomini in tutto, e Coraggio Italia, che al Senato si chiama “Idea-Cambiamo!-Europeisti”, ha 22 deputati e 7 senatori, 29 parlamentari in totale, a cui si aggiungeranno almeno due delegati regionali: lo stesso Toti e probabilmente un renziano in Toscana. In totale è un pacchetto di mischia di 74 uomini, decisivi come ago della bilancia da qualsiasi parte si guardi lo scenario parlamentare ed è questa una chiave di lettura che può aiutare a leggere i cambi di gruppo degli ultimi mesi.

Forza Italia punta i "totiani"

Certamente Forza Italia ha lanciato un’Opa sui totiani e li ha richiamati a casa promettendo peraltro improbabili ricandidature o rielezioni al prossimo giro ed è interessante vedere gli addii a Coraggio Italia, in alcuni casi prima ancora che nascesse: ad esempio, l’azzurra Fucsia Fitzgerald Nissoli ha partecipato all’atto costitutivo di Coraggio Italia, ma poi è rimasta in Forza Italia, aderendo alla nascita di un partito, ma non al suo gruppo parlamentare. E Tiziana Piccolo della Lega è rimasta nel gruppo di Toti e Brugnaro solo poche ore. E poi due ex azzurri bergamaschi, Alessandro Sorte e Stefano Benigni, un tempo fedelissimi di Toti, non sono nemmeno entrati nel nuovo gruppo, si è parlato di un loro avvicinamento a Fratelli d’Italia e Daniela Santanchè, ma ora il primo è tornato con Berlusconi, il secondo è nel Misto, dove l’ha raggiunto un altro totiano della prima ora come Claudio Pedrazzini.

E Forza Italia ha strappato a Brugnaro e Toti anche Gianluca Rospi, ex grillino che a un certo punto era rappresentante redivivo di Alfano in Parlamento e invece ora si è convertito sulla via di Arcore e dell’assalto al Quirinale. Mentre al Senato la decadenza del senatore eletto all’estero Adriano Cario è stata vissuta come una mezza vittoria da molti azzurri, proprio perché lui e l’altro senador Ricardo Merlo, ex sottosegretario agli Esteri nei due governi di Conte, erano in procinto di passare fra i totian-brugnariani, che potrebbero essere presto raggiunti da Alessandrina Lonardo, la signora Mastella, anche lei ultrà di centro e di moderazione.

Anche Renzi fa paura

Ma, se Toti fa paura, Renzi – king maker di tutte le operazioni degli ultimi anni, da Sergio Mattarella al Quirinale alle mancate elezioni con la nascita del "Conte bis" dopo la caduta del governo gialloverde e la crisi del Papeete fino al ruolo decisivo per la caduta dello stesso esecutivo e la nascita del governo Draghi – ne fa altrettanta. Tanto che, negli ultimi mesi, dopo una continua contabilità positiva, si è visto strappare deputati e senatori in continuazione, proprio dopo il ruolo decisivo per portare Draghi a Palazzo Chigi.

L'addio di Grimani

L’ultimo della serie, Leonardo Grimani, ha annunciato il suo addio (“Italia Viva ha esaurito la sua spinta riformista”), accusato invece dai renziani doc di andarsene solo perché ha chiesto un posto per la sua compagna e non l’ha ottenuto. Grimani, il cui passaggio al Misto sarà annunciato a margine della seduta di martedì, è solo l’ultimo di una serie di parlamentari che vengono sfilati uno a uno a Renzi, anche in questo caso, come per Toti, iniziato addirittura prima dei passaggi ufficiali, come capitato per Tommaso Cerno, cha avrebbe dovuto andare dal Misto a Italia Viva e invece è andato dal Misto al Pd.

Gli altri cambi

E poi al Senato Eugenio Comincini è tornato al Pd e Valeria Sudano è andata addirittura alla Lega. Con anche il tentativo azzurro di rimpolpare il proprio gruppo con Claudio Lotito dichiarando decaduto Vincenzo Carbone, ex di Forza Italia ora renziano, tentativo fallito, almeno per ora. E alla Camera hanno mollato Matteo in quattro in pochi mesi: Nicola Carè, tornato al Pd, l’ex presidente della Basilicata e sottosegretario con Gentiloni e proprio con Renzi, Vito De Filippo, anche lui tornato al Pd, Michela Rostan che era arrivata da Liberi e Uguali ed ha lasciato Renzi per il Misto e Francesco Scoma, che era arrivato in Italia Viva da Forza Italia e poi se ne è andato alla Lega. Insomma, Toti e Renzi fanno paura. Ed è per questo che i loro deputati sono così appetiti, anche se spesso chi cambia molti gruppi alla fine rischia di trovarsi a piedi, ritenuto inaffidabile da tutti. Ma la chiave politica di tutto questo è che anziché con il Grande Centro, a furia di farsi i dispetti da soli, i moderati rischiano di trovarsi con un centrino.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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