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D’Incà, pentastellato mite, attaccato come capo dei cattivoni dai suoi ex compagni di partito

L’esponente dei 5stelle bersagliato dagli ex del MoVimento che oggi sono nella componente de L’Alternativa c’è e quelli che siedono nel Misto di Montecitorio.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Federico D’Incà (Foto Ansa)
Federico D’Incà (Foto Ansa)

Se non ci saranno decreti legge da annunciare a Ferragosto, come solitamente avviene tutti gli anni, perché la Costituzione prevede che le Camere si riuniscano appositamente anche solo per l’annuncio entro cinque giorni dal loro varo, ora abbiamo anche i due appuntamenti su carta intestata: le ferie di deputati e senatori sono ufficialmente iniziate e il Senato della Repubblica tornerà a riunirsi per la seduta pubblica numero 357 della diciottesima legislatura martedì 7 settembre alle 16,30 con all’ordine del giorno “Comunicazioni del presidente sul calendario dei lavori”. Mentre la Camera dei deputati si vedrà il giorno prima, lunedì 6 settembre alle 10, per la cinquecentocinquantaseiesima seduta pubblica della legislatura con all’ordine del giorno la Discussione sulle linee generali del disegno di legge: “Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”.

Diciamo la verità, non sono sedute particolarmente impegnative e le vacanze dei parlamentari dureranno probabilmente almeno un giorno in più, anche perché in questa legislatura c’è chi non ha ancora finito di metabolizzare il Ferragosto in aula per la crisi del Papeete e la caduta del primo governo di Giuseppe Conte, quello gialloverde.

Federico D’Incà

In quelle settimane, ancora per pochi giorni, il deputato pentastellato bellunese Federico D’Incà era questore di Montecitorio, comunque un ruolo importante nelle gerarchie del MoVimento anche perché è quello da cui si controllano le spese della Camera. Ma la crisi del governo Conte uno e l’approdo al governo Conte bis lo portò nell’esecutivo, nel ruolo di ministro per i rapporti con il Parlamento, incarico in cui fu molto apprezzato da maggioranza e opposizioni – fatta salva la normale e sacrosanta dialettica parlamentare in occasione delle richieste di fiducia alla Camera o al Senato – per cui D’Incà veniva individuato dagli avversari politici, in particolare dal centrodestra, come colui che chiedeva in continuazione la fiducia dopo aver contestato gli eccessi di richieste di fiducia per tutto il quinquennio precedente, quando al governo c’erano Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni.

Ad esempio, l’azzurro Simone Baldelli, uno dei mastini dell’aula, gli consigliò di imparare a memoria la formula della richiesta della fiducia in aula, in modo da essere più pronto per i successivi interventi.

Insomma, comunque, il suo equilibrio e il suo stile felpato e cortese da veneto mite -  quasi un democristiano pentastellato, un Mariano Rumor 4.0 almeno quanto Luigi Di Maio è un Ciriaco De Mita dei giorni nostri (e sia chiaro, in qualche modo voglio fare un complimento a entrambi) – ha conquistato un po’ tutti, tanto da conquistarsi la conferma nello stesso ministero nel governo di Mario Draghi.

Attaccato come il capo dei cattivoni

Ma proprio per questo il povero D’Incà, pentastellato mite, è attaccato come il capo dei cattivoni da parte dei suoi ex compagni di partito, gli ex del MoVimento che oggi sono nella componente de L’Alternativa c’è e quelli che siedono nel Misto di Montecitorio.   

Ad esempio, Michele Sodano, eletto con i Cinque Stelle nel collegio uninominale di Agrigento, in occasione della richiesta di fiducia sulla riforma Cartabia ricordò il retroscena personale di quando D’Incà chiamò lui e tutti gli scettici sulla fiducia al nuovo esecutivo per convincerli: “Qualche mese fa, prima di essere espulsi dal MoVimento 5 Stelle, un signore chiamò me e i miei colleghi dicendoci: siete giovani, avete un futuro davanti, non vi conviene non votare la fiducia a Draghi, ve ne pentirete. Quello stesso signore, ieri, nonostante noi fossimo seduti ad occupare pacificamente, con un gesto gandhiano, i tavoli del Governo, per allontanare una riforma che, oggi pomeriggio, lo stesso procuratore Di Matteo, nonostante le modifiche apportate da Conte, ha detto essere pericolosissima, ha pronunciato quelle parole per negare a questo Parlamento di esprimersi su una riforma tremenda. Allora, io dico al Ministro - che vedo, in questo momento - che probabilmente la nostra generazione, a causa di persone come lei, non avrà un futuro; ma potremo dormire tranquilli, Ministro D'Incà”.

Insomma, la mancata fiducia alla riforma si trasformò in un durissimo attacco all’ex amico, fra gli applausi degli ex pentastellati di ogni rito ed osservanza.

Alcuni giorni dopo

Mica finita perché, un paio di giorni dopo, sempre Sodano – quasi un Caterpillar delegato dagli ex pentastellati fra gli apolidi del Misto ad andare all’attacco di D’Incà, ha raddoppiato le accuse, sempre fra gli applausi dei suoi amici ex del MoVimento: “Complimenti per questo record: tre fiducie in una settimana. Se questo è il senso delle istituzioni che avete, a questo punto quale dimezzamento dei parlamentari? Ma abolitela completamente, questa Camera! C'è un risparmio enorme. Immaginatevi i risparmi sui biglietti aerei andata e ritorno dei deputati, oppure i costi di gestione della Camera stessa. Oppure, ho anche pensato così - questo è un calcolo un po'… che, visto che siamo in 630 per 4 giorni che siamo stati qui a non fare nulla, anche i soldi dei vari alberghi, dunque, potevano essere destinati a fondi, magari per i lavoratori che adesso si ritrovano disoccupati da quando avete annullato il blocco dei licenziamenti. Cioè, se una Camera non deve funzionare, allora sospendetela. Noi abbiamo passato una scorsa legislatura, come MoVimento 5 Stelle - adesso, chiaramente, noi non lo siamo più, perché un po' di coerenza l'abbiamo mantenuta, perdonateci - a condannare un uso smodato delle fiducie. Adesso abbiamo il Ministro D'Incà, del MoVimento 5 Stelle, che pone tre fiducie in una settimana su provvedimenti anche importanti”.

Ma non è solo Sodano. Un altro che non è propriamente un fan di D’Incà, pure lui ex pentastellato, è un deputato de L’Alternativa c’è, Raffaele Trano, ex presidente della commissione Finanze di Montecitorio per pochi mesi, che fu espulso dal MoVimento per essere stato eletto a quella carica con i voti dei deputati del centrodestra, senza dimettersi immediatamente, come è capitato in altri casi.

La "medaglia d'oro"

A Trano, ad esempio, piacciono le Olimpiadi, tanto che nella penultima seduta ha chiesto la parola al vicepresidente renziano Ettore Rosato spiegando: “Presidente, mi consenta, per il suo tramite, di conferire una medaglia d'oro al Ministro D'Incà, perché ha messo il record di fiducie in una sola settimana…”.

E sempre Trano, il giorno successivo, è tornato sul tema, stavolta coinvolgendo in una triangolazione fra attuali pentastellati ed ex anche la vicepresidente di turno, l’esponente del MoVimento Maria Edera Spadoni. Il deputato de L’Alternativa c’è ha iniziato il suo intervento sulla fiducia al decreto sulla Pubblica Amministrazione, con sarcasmo: “Poi abbiamo il non plus ultra, il campione delle richieste di fiducia, con il record di tre richieste, due delle quali su un unico provvedimento, in appena quattro giorni: parlo del Ministro D'Incà che potrebbe ambire all'oro olimpico. Anzi, viste le recenti delusioni sportive per le mancate medaglie olimpiche in alcune discipline su cui puntavamo, chiediamo ufficialmente al presidente del CONI, Giovanni Malagò, di fare richiesta al CIO per integrare la squadra di atleti azzurri…”.

A questo punto, la vicepresidente Spadoni l’ha stoppato, con il suo stile dolce: “Mi scusi, collega, le ricordo che stiamo parlando del potenziamento della pubblica amministrazione…”. E Trano: ”Ci arriviamo…”.

Di nuovo la Spadoni, a cui non difetta l’ironia: “Ci sta arrivando…”. E Trano: “…infatti stiamo anche parlando di quello”. E Spadoni: “Prego”. E Trano: “Veramente stiamo parlando della dichiarazione di voto alla fiducia. Quindi, dicevo …per integrare la squadra di atleti azzurri a Tokyo con il Ministro D'Incà e di introdurre la richiesta della fiducia tra le discipline del programma olimpico: sicuramente non farà altro che migliorare il medagliere. E’ come al bar di Guerre stellari”.

Poi, nonostante l’assenza del povero D’Incà, bersaglio mobile dei suoi ex compagni, l’Italia ha comunque battuto il record di medaglie olimpiche.

 

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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