Da Capo Politico a "sconosciuto", così i 5 Stelle ignorano Di Maio e Conte guarda a destra
La nomina internazionale dell'ex ministro degli esteri a rappresentante speciale dell'Ue nel Golfo non ha scatenato solo le critiche delle forze di maggioranza ma anche quelle degli ex compagni di partito
C’è una notizia che, in questi giorni, è al centro dei commenti nei Transatlantici, nei saloni e alle buvette di Camera e Senato. Sì, certo, c’è il passaggio di Enrico Borghi, membro del Copasir e già autorevole esponente del Pd, a Italia Viva, con tanto di comunicazione ufficiale sugli atti parlamentari dell’adesione al gruppo di Renew Europe e del Terzo Polo, ma anche l’assicurazione sulla vita che il gruppo di senatori guidato da Raffaella Paita ha la forza anche per andare avanti da solo persino qualora la federazione del Terzo Polo si spaccasse.
Luigi di Maio rappresentante speciale dell'Ue nel Golfo
Ma la Notizia, la vera notizia, è il lancio di agenzia che ufficializza la nomina internazionale di Luigi Di Maio: “Il Comitato Politico e di Sicurezza dell'Ue ha ratificato la nomina di Luigi Di Maio a rappresentante speciale dell'Ue nel Golfo. Il Comitato, composto dai Rappresentanti dei 27 Stati membri presso il Cops, ha preso atto della nomina proposta dall'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Borrell senza che ci sia stata alcuna discussione. La nomina dell'ex ministro degli Esteri dovrà essere ratificata dal Consiglio europeo. La procedura di ratifica, in teoria, non prevede dibattiti. In caso positivo Di Maio entrerà in carica come inviato Ue nel Golfo dal primo giugno”.
Forti critiche dalle forze di maggioranza
Una notizia che ha scatenato le forze di maggioranza del governo italiano che hanno appreso della nomina di Gigino senza saperne nulla, come certificato anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: il primo ad essere durissimo è stato il suo collega vicepresidente del Consiglio nel primo governo di Giuseppe Conte, Matteo Salvini (“ci sono mediatori con curriculum migliori”), e poi ancora “ambienti della Lega” (cioè sempre Salvini) e ancora l’azzurro Maurizio Gasparri che, a norma del regolamento del Senato, ha appena presentato una risoluzione per esprimere anche a livello parlamentare tutte le perplessità per la scelta di Di Maio.
Il curriculum politico di Gigino
Ora, il curriculum politico di Gigino è straordinario, perché raramente si è visto un cursus honorum così veloce in pochissimo tempo: militante, capo politico del MoVimento Cinque Stelle, vicepresidente della Camera dei deputati nella sua prima legislatura, il più giovane di sempre, candidato alla presidenza del Consiglio nella legislatura successiva, ministro del Welfare e dello Sviluppo Economico nel primo governo Conte, quello gialloverde, ministro degli Esteri nel Conte bis, quello giallorosso, e sempre titolare della Farnesina anche nel governo di Mario Draghi. Insomma, nemmeno un giorno da deputato semplice. Poi, certo, c’è stato il problema del flop di “Impegno civico”, il partito fondato insieme a Bruno Tabacci – con la scissione più numerosa dell’intera storia parlamentare italiana di deputati e senatori ex pentastellati - che ha portato in Parlamento il solo Bruno Tabacci, eletto nel suo collegio uninominale milanese, mentre Di Maio, candidato nell’uninominale nel collegio di Napoli-Fuorigrotta ha perso, male, contro l’ex ministro dell’Ambiente del MoVimento ed attuale vicepresidente della Camera pentastellato Sergio Costa.
Le reazioni degli ex compagni del Movimento
E qui arriviamo alle reazioni dei suoi ex compagni di MoVimento alla nomina europea di Di Maio, che non gratificano nemmeno della citazione del nome: “Noi preferiamo non nominarlo”. E vale la pena di leggere un intervento di fine seduta, l’altro giorno, con la vicepresidente di turno Anna Ascani a scandire: “Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Caramiello. Ne ha facoltà”. Caramiello, eletto anche lui in Campania ha detto, fra gli applausi di tutti i colleghi deputati del MoVimento Cinque Stelle: ”Presidente, onorevoli colleghi, cito dichiarazioni prese da alcune agenzie di stampa: “Non ci rappresenta”, “Un'operazione ergognosa”, “Un insulto alle istituzioni italiane”. Noi preferiamo non nominarlo, ma Josep Borrell lo ha indicato come inviato speciale dell'Unione europea per il Golfo, non quello di Napoli, la mia città, ma il Golfo Persico. Per carità è nelle sue facoltà, ma alcuni Paesi del Golfo Persico che cosa dicono di questa nomina? Presidente, ve lo dico io cosa dicono: è uno scherzo, è umorismo dell'Unione europea?
E' una nomina utile?
Visti gli incidenti diplomatici che ha creato con alcuni Paesi di quell'area geografica mi domando: questa nomina è utile politicamente all'Unione europea? Presidente, è vero che parliamo di un cittadino italiano, ma che non rappresenta politicamente gli italiani che lo hanno sonoramente bocciato nel settembre scorso, che non rappresenta il Governo attuale, che a più riprese si è espresso contro questa nomina, che non rappresenta questo Parlamento, basta leggere giornali e dichiarazioni varie e di sicuro non rappresenta più il MoVimento 5 Stelle e non lo rappresenta almeno dal gennaio del 2022. Presidente, è proprio ai fatti di quei giorni, forse, che andrebbe ricercato il suo maggiore e probabilmente unico sponsor. Presidente, vado a concludere. Purtroppo, da questa surreale vicenda si può ben comprendere che il peso politico di questo Governo nell'Unione europea è pari a zero e questo non è un bene per il nostro Paese”.
La svolta centrista e a destra di Conte
E qui è interessante anche vedere che le dimissioni di Di Maio e la scissione sono del 21 giugno 2002, mentre Caramiello parla del “gennaio 2022”. Così come è interessante vedere che a Di Maio viene rimproverata fortemente l’alleanza con il Pd proprio nel momento in cui Giuseppe Conte risposta il pendolo del MoVimento verso l’autonomia totale e in qualche modo verso il centrodestra. L’ex presidente del Consiglio – gratificato addirittura da esponenti leghisti del ricordo di provvedimenti presi durante il governo gialloverde – dialoga con Giorgia Meloni sulla Rai, ha chiuso un accordo con la maggioranza di governo sulla scelta di alcune cariche parlamentari, che ha provocato l’Aventino del Pd, riuscendo a piazzare con i voti pentastellati e del centrodestra anche l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (e Francesco Cardarelli, avvocato stimato da Conte, nel consiglio di presidenza della Corte dei Conti).
In più c’è stato il pubblico apprezzamento dell’ex presidente del Consiglio nei confronti di Giorgia Meloni per la sua lettera al Corriere della sera sul 25 aprile, che ha fatto arrabbiare l’ex magistrato Roberto Scarpinato – peraltro uno dei nomi “in quota Conte” alle scorse elezioni, la sua squadra candidata in posti praticamente sicuri – che ha fatto filtrare tutta la sua amarezza: “Sono entrato nel MoVimento perché ritenevo interpretasse i valori della sinistra, ma ora vorrei capire se tali valori sono effettivamente nostri”. Ma in realtà è molto semplice: se la radicalizzazione del Pd targato Elly Schlein va ad insidiare voti del MoVImento e Matteo Renzi va a prendersi quelle dei centristi di centrosinistra delusi, Giuseppe Conte si risposta verso il centro e verso la pancia del suo elettorato, in parte comune a Fratelli d’Italia e alla Lega. Si chiamano quote di mercato.