[Il retroscena] Ecco il decretone per mettere in sicurezza ponti, cavalcavia e strade. E il Pd denuncia il ministro Toninelli in procura

Danilo Toninelli ha riferito su Genova, ma è già pronto un decreto del governo che contiene “Disposizioni per la messa in sicurezza” delle infrastrutture e degli edifici pubblici italiani: ponti, cavalcavia e anche strade. L’esecutivo chiederà più soldi alla Ue e pensa che riaprire i cantieri potrà avere un effetto positivo sull’economia. “Assumeremo giovani ingegneri per controllare”, annuncia il ministro. Ma il testo sbloccherà i cantieri e i collaudi proprio come chiedevano i costruttori, che sono pronti a concedere una tregua all’esecutivo. Se a Genova passa la linea pentastellata, nel resto d’Italia prevale quella leghista. Intanto il Pd denuncia il ministro alle Infrastrutture in procura per aver dichiarato in aula di aver subito pressioni, ma senza aver fatto i nomi

Ponte Morandi, Genova
Ponte Morandi, Genova

Sul nome ancora è buio fitto. Perchè “Italia Sicura” l’aveva già usato l’ “odiato” Matteo Renzi e perché “Sbloccacantieri”, come ha suggerito un tecnico come e vorrebbero definirlo i costruttori dell’Ance, è una definizione che  i Cinquestelle considerano irricevibile. Così, più prosaicamente, le norme di cui si sta discutendo, e che stanno per tradursi in un decreto legge firmato da Giuseppe Conte in tandem con Danilo Toninelli, avranno un nome più asettico: Disposizioni per la messa in sicurezza del patrimonio pubblico italiano. Non è ancora certo, ma può essere che alla fine vi apponga la sua firma anche Matteo Salvini. Di cosa si tratta? Di un dispositivo di legge che, “dietro adeguato finanziamento” avvia una ricognizione di ponti, cavalcavia, strade ed altri edifici pubblici, comprese le scuole, e stanzia i soldi necessari per metterle in sicurezza all’occorrenza. L’idea era stata lanciata all’indomani  della strage del Ponte di Genova da Giancarlo Giorgetti che l’aveva buttata lì nel corso di un’intervista: “Ho in mente un piano e non riguarderà solo la rete autostradale, i ponti, i viadotti, gli acquedotti, ma anche le scuole e le situazioni di rischio causate dal dissesto idrogeologico. Sarà un'operazione di manutenzione senza precedenti”, disse il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio. Gli strascichi della polemica sulle Autostrade e i contrasti su chi debba ricostruire il Ponte Morandi, lo scontro strisciante tra leghisti e pentastellati sulla Gronda e sulle nazionalizzazioni, hanno convinto però Palazzo Chigi a scindere le misure per Genova e la problematica delle concessioni autostradali da quella della sicurezza. 

Così ieri la Camera dei deputati ha discusso per molte ore,  dalle 15 fino alle 21, della sola ricostruzione a Genova, proprio mentre nella città ligure l’ira degli sfollati si rovesciava sulle istituzioni locali. Toninelli - come gli hanno rimproverato le opposizioni - si è limitato a qualche affermazione di carattere generale. “Il Governo è compatto nel ritenere che i lavori di ricostruzione del ponte non possano essere affidati ed eseguiti da chi giuridicamente aveva la responsabilità di non farlo e lasciare ad Autostrade la ricostruzione del viadotto sarebbe una follia e irrispettoso nei confronti dei familiari delle vittime”, ha esordito il ministro per le Infrastrutture e per i Trasporti. Ma nelle sue parole non c’è stata traccia di temi come la nazionalizzazione delle autostrade o l’impegno a realizzare altre opere come la Gronda, che il governatore ligure Giovanni Toti chiede a gran voce, ma che i Cinquestelle sembrano proprio non volere. 

Ad accendere la giornata è stato l’affondo del pentastellato che, rivendicando la pubblicazione del testo delle concessioni alle società autostradali sul sito del Mit, ha fanno cenno a “pressioni, interne ed esterne” che avrebbero voluto impedirlo. La frase del ministro ha suscitato le proteste delle opposizioni, che gli hanno chiesto di rivelare a chi si riferisse, sollecitando anche il presidente della Camera a intervenire. Ma Roberto Fico - con un certo imbarazzo - ha preferito rimettersi alla responsabilità del collega di partito, che non ha ritenuto di fornire alcuna spiegazione delle sue accuse. Così alcuni deputati del Pd, per fare chiarezza su quello che considerano un possibile reato,  hanno scelto di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica. 

Due cose nuove, per la verità, il membro del governo le ha dette. Come chiesto da enti locali e leghisti, e suggerito dalla Confindustria  ligure e dalle altre organizzazioni imprenditoriali, ha anticipato che il suo ministero sta  predisponendo un provvedimento d’urgenza che conterrà una serie di agevolazioni fiscali a favore delle imprese della città e la sospensione del pagamento dei mutui da parte delle famiglie. Quanto ai primi interventi, ha quantificato gli stanziamenti in 33,47 milioni di euro. Toninelli ha anche annunciato che il suo ministero procederà a costituire “mediante l’assunzione di giovani ingegneri” una task force per il controllo delle strutture e per la loro manutenzione potenziando il servizio ispettivo, anche in questo caso, però, senza scendere nei dettagli. L’operazione, infatti, sarà contenuta nel prossimo decreto e il ministro non ha voluto bruciare i tempi. Anche la risoluzione scritta da Lega e M5s e votata a tarda sera con una larga maggioranza dalla Camera dei deputati non contiene indicazioni specifiche, ma l’impegno “a ricostruire il nuovo ponte a Genova entro un anno”. I soldi per questa operazione dovrebbero essere messi dalla società Autostrade per l’Italia, mentre per finanziare il decreto omnibus gli sherpa avrebbero già trattato con l’Unione europea e i leghisti punterebbero ad ottenere per quel tipo di investimento un po’ di flessibilità rispetto al parametro deficit-pil. Sicuro è invece lo strumento, che è quello del decreto legge: immediatamente esecutivo, in vigore per novanta giorni in attesa della sua conversione in legge. Oltre alla messa in sicurezza, come chiesto da imprenditori del settore e come suggerito dalla componente leghista, conterrà misure per velocizzare l’apertura dei cantieri e i collaudi, semplificando le procedure come accade nei casi di commissariamento. Le norme anticipate da Toninelli sembrano venire incontro alle richieste dell’Associazione nazionale costruttori, che da tempo chiede misure per far ripartire il settore e denuncia i gravi danni causati dal disinvestimento in opere pubbliche. Salvini potrebbe consentire a Di Maio di prendere tempo sulla Tav, ma tenta in questo modo di ricucire le fratture intervenute con quel mondo. Se a Genova alla fine è passata la linea tracciata da Luigi Di Maio, sugli altri cantieri, insomma, l’avrà vinta Matteo Salvini. Il decreto, che potrebbe entrare al pre consiglio dei ministri in programma per oggi - nel corso del quale si discuterà anche delle norme anticorruzione -  utilizzerà anche fondi e competenze che fino a pochi mesi fa erano state canalizzate in una “struttura di missione” della Presidenza del consiglio dei ministri chiamata proprio “Italia sicura”. Sul sito dedicato, si legge che “ha avviato 1400 cantieri e sbloccato e programmato 9 miliardi di opere”, tra cui moltissimi interventi sui plessi scolastici. Ideata dall’ex segretario Pd nel corso della sua esperienza di governo, è poi stata abolita dal governo Conte.

L’ex capogruppo al Senato dei Cinquestelle, diventato rapidamente il più noto tra i ministri pentastellati dopo Luigi Di Maio, non ha avuto molta tregua dal giorno del giuramento, tra crisi per la chiusura dei porti e crolli. Sarà forse per questo che, a cento giorni dall’insediamento del governo, il “titolare” del dicastero di Porta Pia non ha ancora assegnato le deleghe ai suoi sottosegretari, Edoardo Rixi, che sta seguendo da vicino la causa ligure, Armando Siri e Michele Dell’Orto. Eppure il suo non è un caso isolato: solo sei dei tredici ministri con portafoglio hanno già assegnato le mansioni ai loro vice. I più ligi, che hanno già messo in moto la macchina ministeriale, sono stati il titolare dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, quello degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, quello della Giustizia Alfonso Bonafede, quello della Salute Giulia Grillo, quello della cultura Alberto Bonisoli e i due vicepremier nonché ministri dell’Interno e dello Sviluppo Economico.