[Il retroscena] Il decreto vuoto per la ricostruzione del ponte: niente nomina commissario e niente lavori. Altro rinvio
Le tensioni M5s - Lega rallentano il Decreto Urgenze. Ha rischiato di slittare, poi è stato approvato con una formula burocratica che consentirà ai tecnici di cambiare nuovamente il testo. M5s e Lega non sono d’accordo sul commissario e sui poteri che dovrebbero essere attribuiti a questa figura. Salvini vuole Toti, ma Di Maio no. Toninelli aveva promesso l’affidamento diretto dei lavori per la ricostruzione a Fincantieri e la nazionalizzazione delle autostrade, ma nel testo non c’è nemmeno quello. In compenso potrebbero abbassare i pedaggi
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Che ci fosse qualche problema nella maggioranza lo si era capito quando, a due ore dal Consiglio dei ministri, si era deciso di “discutere” e non più di approvare il Decreto Urgenze che pure era il piatto forte dell’ordine del giorno. Quello che inizialmente doveva essere il Decreto Genova - come anticipato da TiscaliNews - ha esteso i suoi contenuti ad alcuni interventi localizzati a Ischia e nel Centro Italia e più in generale a misure sulle opere pubbliche, finendo per cambiare anche il nome. Soprattutto, però, più che uno strumento immediatamente efficace per affrontare l’emergenza di Genova, sembra ridotto a un’appendice del Decreto milleproroghe, per quanto è fatto di rinvii e sospensioni. Nel corso della riunione qualcuno dei ministri ha segnalato che rimandare nuovamente un decreto pensato per far fronte all’emergenza del Ponte Morandi, per giunta con una denominazione che richiama la necessità di fare presto, non sarebbe stato un bellissimo messaggio. Così Giancarlo Giorgetti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con una maggiore esperienza sulle spalle rispetto agli altri, ha suggerito la soluzione: “Approviamolo salvo intese”. La formula adottata appartiene al lessico un po’ bizantino della politica italiana: significa che i ministri appongono la loro firma sotto ad un testo che però nei giorni successivi può essere modificato nei passaggi non cruciali. Tant’è: Barbara Lezzi, ministro per il Mezzogiorno, è potuta uscire da Palazzo Chigi e dare la notizia: “Abbiamo approvato il decreto”.
Nessuna nomina nel testo uscito da Palazzo Chigi
Già, ma cosa contiene il testo approvato, e che dovrà comunque essere ratificato dal Parlamento? Nessuno dei tre cardini della politica del governo che il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli aveva indicato nel corso della sua infuocata audizione al Parlamento lo scorso 26 agosto. Il titolare del ministero di Porta Pia allora aveva lanciato un duro atto di accusa contro la società Autostrade, accusato tutti i governi precedenti di gravi inadempienze e annunciato “un decretone”. In quella occasione, anticipò anche che con questo dispositivo l’esecutivo avrebbe nominato un commissario straordinario per la ricostruzione, dato l’affidamento diretto della costruzione del ponte a Fincantieri, - una società statale, in coerenza con la recente passione del M5s per le Partecipazioni statali -, e provveduto alla revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia. Il testo uscito ieri sera da Palazzo Chigi però non contiene nessuna nomina. “Il nome del Commissario straordinario sul ponte sarà indicato con un decreto del Presidente del Consiglio successivo, nei prossimi giorni”, ha confermato lo stesso Giuseppe Conte durante la sua conferenza stampa a Palazzo Chigi, parlando di sé in terza persona come Giulio Cesare nel De bello gallico. In un primo tempo sembrava pacifico che il governo avrebbe nominato il governatore della Liguria Giovanni Toti, ma i Cinquestelle si erano opposti al forzista rilanciando sul sindaco di Genova, Giovanni Bucci, forse perché politicamente più sbiadito e quindi meno tentato dall’idea di svolgere un ruolo da protagonista, ma la tensione ha portato ad un nulla di fatto. Toti per ora resta soltanto il Commissario straordinario per il crollo, ma non ha, al momento, nessun “super potere”. Sulla bocciatura del governatore, ha probabilmente pesato anche il fatto che il governatore si sia sempre detto contrario all’idea di far realizzare il nuovo ponte ad una società diversa da Autostrade per l’Italia, convinto che questa scelta avrebbe offerto maggiori garanzie almeno sulla tempistica della ricostruzione. Fatto sta che il decreto sul quale tutti hanno detto “sì” non contiene neppure l’affidamento diretto per la ricostruzione ad alcuna società. Insomma, ancora oggi, un mese esatto dalla tragedia della Valpolcevera, non si sa chi debba operare e in che modo. “Voglio vedere gli operai al lavoro entro fine settembre”, ha ripetuto più volte l’ex consigliere politico del Cavaliere, ma ora rischia seriamente di rimanere deluso. Sempre Giorgetti, consapevole del pasticcio, ha invitato Conte e Toninelli di incontrare i due esponenti delle istituzioni locali e di ascoltarli. A complicare le cose c’è però il fatto che M5s e Lega avrebbero visioni diverse anche sul peso da attribuire al ruolo del commissario straordinario, che, nel testo del decreto è definito piuttosto genericamente come “titolare dei procedimenti di approvazione e autorizzazione dei progetti”, con la possibilità di avvalersi “dei poteri di sostituzione e di deroga”.
Nessuna traccia della “nazionalizzazione” delle autostrade
Nel decreto non c’è traccia nemmeno della “nazionalizzazione” delle autostrade della quale pure avevano parlato più volte sia Luigi Di Maio che il suo ministro. Si allude, semmai, a una sospensione della concessione per un singolo tratto. Se sulla nomina del commissario, Toti, Bucci e gli altri amministratori liguri hanno visto deluse le loro aspettative, non si può dire che il governo sia stato del tutto sordo alle richieste economiche avanzate. Col Decreto Urgenze sono state infatti previste esenzioni fiscali per chi ha immobili o attività commerciali nella “zona rossa” del crollo, aiuti forfettari, e l’istituzione di una Zes, una Zona economica speciale, per il porto di Genova. E, come è accaduto nelle zone colpite dal terremoto, il governo M5s Lega ha disposto la sospensione delle notifiche di cartelle esattoriali e della riscossione dei tributi per un anno e rotti, fino alla fine del 2019. “A Genova abbiamo detto che saremmo tornati presto e ci andrò a ricordare la triste ricorrenza, ma non torno a mani vuote, torno con questo decreto per consentire l’intrapresa per il ripristino delle condizioni di vita delle popolazioni locali”, ha detto ancora Conte.
Ma è in arrivo un ritocco dei pedaggi
Il decreto realizza la promessa fatta dal ministro delle Infrastrutture sull’assunzione di nuovo personale addetto al controllo e al monitoraggio delle opere pubbliche a rischio. Si prevede l’istituzione di una Agenzia nazionale nella quale verranno assunti 250 giovani ingegneri che, secondo il ministro, “Andranno su tutto il territorio nazionale per controllare lo stato di salute dei ponti”. I nuovi ingegneri, in caso di dubbi, “obbligheranno l’ente gestore ad agire, e potranno bloccare la viabilità all'interno di questa struttura”, dunque disporre la chiusura di strade e di ponti. Non c’è la nazionalizzazione annunciata, ma un ritocco dei pedaggi sì. Il Consiglio dei ministri ha introdotto la modifica della legge che li disciplina sostituendo, a proposito della determinazione delle tariffe autostradali, la “parola “nuove” con l’espressione “in essere”. Così, quando il decreto verrà approvato, verrà presumibilmente verificata anche la congruità anche delle tariffe attuali, e non solo di quelle che dovranno essere stabilite in futuro. Che, secondo Toninelli, “potrebbero addirittura diminuire”.