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In senato si litiga e il decreto aiuti bis è seppellito dalla campagna elettorale

Palazzo Madama è andato in scena un teatrino dell’assurdo che ha portato a un nulla di fatto su un provvedimento molto importante per le famiglie italiane

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Senato
Senato (Foto Ansa)

L’ultima seduta di Palazzo Madama prima della pausa estiva era stata il 10 agosto, quindi quasi un mese fa e, stavolta, né il Senato della Repubblica, né la Camera dei deputati avevano dovuto affrontare la famigerata “seduta di Ferragosto”, generalmente convocata quando c’è da annunciare la presentazione di un decreto legge urgente da parte del governo o quando Matteo Salvini fa la crisi di governo. Stavolta, invece, complice la campagna elettorale e lo scioglimento delle Camere, è andato tutto tranquillo e il Senato si era dato appuntamento per martedì per affrontare un ordine del giorno semplicissimo: “Conversione in legge del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, recante misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industria” che, tradotto, è il decreto Aiuti bis, proprio quello su cui è caduto l’esecutivo guidato da Mario Draghi. E la Camera, che aveva chiuso i battenti un giorno prima rispetto al Senato, il 9 agosto, si è data appuntamento una settimana dopo, proprio perché ha all’ordine del giorno lo stesso decreto Aiuti bis. Ma la seduta del 13 settembre, la prima dopo le vacanze, andrà praticamente a vuoto, perché il decreto non c’è e resta solo il voto su un conflitto di attribuzione, quasi burocrazia d’aula. Cosa è successo per impedire a quello che era stato venduto, anche giustamente, dal governo Draghi e da quella che allora era la sua maggioranza come un provvedimento importantissimo per le famiglie italiane, tanto da far scaldare gli animi dei partiti?

Slitta il decreto aiuto bis

E’ successo che, in questi due giorni, a Palazzo Madama è andato in scena un teatrino dell’assurdo che ha portato a un nulla di fatto. E, stavolta, non si può scrivere nemmeno il tradizionale articolo sui senatori fannulloni che, nonostante un mese di vacanza, non combinano nulla. Oddio, è vero che i senatori, nonostante un mese di vacanza, non hanno combinato nulla. Ma stavolta non perché fannulloni, ma per motivi squisitamente politici, con la campagna elettorale che si è trasferita per due giorni in aula, con due sedute surreali che vi raccontiamo minuto per minuto. A partire da quella di martedì, quando la vicepresidente di turno, la pentastellata Paola Taverna, quasi commossa sapendo che potrebbe essere una delle sue ultime apparizioni in aula, visto che non è ricandidata per la regola dei due mandati del MoVimento Cinque Stelle, ha aperto la seduta alle 16,32, in ritardo di due soli minuti, ma dopo la lettura del verbale e le consuete comunicazioni della presidenza ha dato la parola al suo compagno di partito Daniele Pesco, presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, che ha spiegato: “Signor Presidente, è stato richiesto un periodo di tempo sufficientemente breve per approfondimenti istruttori su alcuni emendamenti che - si spera - verranno apprezzati non solo dai parlamentari, ma anche dal Governo. Per questo motivo abbiamo dovuto aggiornare le sedute delle Commissioni riunite 5a e 6a a domani mattina alle ore 9”.

La discussione in aula

A questo punto, a Paola Taverna non è rimasto che prenderne atto, anticipando anche in modo molto intelligente i cinque interventi di fine seduta prenotati, così da risparmiare tempo in serata e permettere a più senatori di ascoltarli. Alle 16,47, dopo un quarto d’ora, la seduta è stata sospesa e riconvocata al termine della conferenza dei presidenti di gruppo, prevista per le 19. A quel punto – erano le 20,08 - si è materializzato un altro vicepresidente, stavolta il leghista Roberto Calderoli, che in un minuto netto ha annunciato: “La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito che nella seduta di domani, con inizio alle ore 14,30, sarà discusso, fino alla sua conclusione, il decreto-legge aiuti-bis. Per la discussione generale del provvedimento sono stati ripartiti un'ora e sedici minuti in base a specifiche richieste dei Gruppi. La seduta non prevede orario di chiusura”, prima del solenne “La seduta è tolta” delle 20,09. Totale durata della prima seduta dopo le ferie estive: tre ore e trentasette minuti lordi, sedici minuti netti, discussione sul decreto Aiuti bis zero.

Nuova seduta

Che poi il decreto forse si chiama Aiuti bis perché ieri si è fatto il bis. Nuova seduta, stesso ordine del giorno.
Orario previsto di partenza 14,30, inizio anche questa volta quasi puntuale, con il vicepresidente di turno Ignazio La Russa alle 14,33, solito tran tran, lettura del verbale e comunicazioni della presidenza e poi La Russa anticipa: “Come sapete, le Commissioni riunite 5a e 6a hanno qualche problema nel definire i loro lavori: chiedo pertanto al presidente della 5a Commissione permanente, senatore Pesco, di riferirci in proposito”. E Pesco, particolarmente interessato anche in quanto pentastellato, visto che i massimi litigi sono sul Superbonus, spiega: “Signor Presidente, i lavori delle Commissione riunite sono ancora in corso di svolgimento. Attualmente la seduta è sospesa, sono in atto interlocuzioni tra i Gruppi e il Governo e penso che non si potrà arrivare in Assemblea prima delle ore 16. Nel caso in cui dovessimo finire prima, sarà nostra premura informare l'Assemblea”. E così, dopo solo quattro minuti, alle 14,37, La Russa ha sospeso i lavori fino alle 16, poi diventate le 16,12, quando si è materializzata la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha esordito con un ricordo vero e toccante – il miglior discorso della presidente del Senato, per distacco, di tutta la legislatura – del suo collega ed amico Nicolò Ghedini, scomparso recentemente, e poi è toccato alla senatrice a vita Elena Cattaneo ricordare invece in nome della scienza Piero Angela.

L’ordine dei lavori

A questo punto, si è iniziato a discutere “sull’ordine dei lavori” con un duetto fra la presidente Casellati e il presidente della commissione Bilancio Pesco, con un dibattito teso anche a decidere se convocare immediatamente la conferenza dei presidenti di gruppo del Senato o dopo un’ora, come richiesto dal ministro per i Rapporti col Parlamento Federico D’Incà. Che però è ex pentastellato, condizione necessaria e sufficiente a far chiedere a Pesco la conferenza immediata anziché all’ora proposta dal suo ex compagno di partito. Ed è toccato al povero Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, spiegare che D’Incà aveva un impegno fino alle 17,40, circostanza che ha portato la presidente Casellati a sospendere la seduta alle 16,28 – sospensione appositamente decretata “per decidere quando convocare la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama” - per poi riprenderla alle 16,30 e risospenderla immediatamente alle 16,31 per fare la benedetta conferenza, sia pure all’ora sgradita da D’Incà. Alle 17,42, la nuova ripresa, con Roberto Calderoli a chiudere la seduta, stavolta definitivamente, alle 17,43 annunciando che non se ne fa niente per tutta la settimana e a dare l’appuntamento a martedì 13 alle 12, stesso luogo, stessa compagnia, stesso ordine del giorno. Stavolta la seduta è durata tre ore e dieci minuti lordi e ventidue minuti netti.

Aula metafora della campagna elettorale 

Sempre senza il decreto, ma comunque con i tradizionali cambi di gruppo: sotto il classicissimo titolino “Gruppi parlamentari, variazione nella composizione” negli allegati alle sedute è stato reso noto che “I senatori Luigi Cesaro e Domenico De Siano, con lettere del 30 agosto 2022, hanno comunicato di cessare di far parte del Gruppo parlamentare Forza Italia Berlusconi Presidente - UDC e di aderire al Gruppo Misto” e che “Il senatore Gianni Pittella ha comunicato di cessare di far parte del Gruppo parlamentare Partito Democratico e di aderire al Gruppo Misto”. Sembrano tutti destinati al Terzo Polo. Insomma, l’aula come metafora della campagna elettorale.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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