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Crosetto riapre lo scontro tra politica e magistratura, poi ci ripensa. Ma Forza Italia e Lega non intendono fermarsi

La battaglia tra politica e magistratura va avanti da sei lustri. È iniziata forse prima di Tangentopoli, si è consolidata negli anni del berlusconismo, e ora sta per riesplodere. Questa volta in forma diversa. Non c’è più la calamita Berlusconi a dividere e a impedire che le due parti possano dialogare

di Alberto Falci   
Foto Ansa
Foto Ansa

Non è dato sapere se sfidare la magistratura rientri nella strategia di elettorale di Giorgia Meloni e del suo governo. Insomma, potrebbe non esserci solo il premierato nella narrazione della campagna elettorale che sta per iniziare per le europee. La giustizia, d’altronde, è un nervo aperto da almeno trent’anni in Italia. Ragion per cui non è un caso se le parole di Guido Crosetto, ministro della Difesa e fondatore di Fratelli d’Italia, hanno sollevato un polverone, un caso politico dall’esito non scontato. La battaglia tra politica e magistratura va avanti da sei lustri. È iniziata forse prima di Tangentopoli, si è consolidata negli anni del berlusconismo, e ora sta per riesplodere. Questa volta in forma diversa. Non c’è più la calamita Berlusconi a dividere e a impedire che le due parti possano dialogare. Non c’è, per dire, questa volta un’inchiesta a far deflagrare i rapporti.

Ora, siamo in un’altra fase. Il ministro della Difesa, in un’intervista al Corriere della Sera, si lascia scappare questa affermazione: «L’unico vero pericolo è l’opposizione giudiziaria. A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese mi aspetto che si apra presto questa stazione, prima delle Europee…».  

In sostanza, Crosetto veicola questo messaggio: l’attuale esecutivo può finire prematuramente la sua esperienza soltanto a causa di una spallata giudiziaria. Il passo in avanti rispetto ad altre esternazioni del passato recente risiede nel fatto che Crosetto è più preciso, circoscrive la cosa. Arriva a dire, e sta qui la novità, che ci sarebbero state «riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fermare» l’attuale esecutivo. Il riferimento, nemmeno tanto velato, è al recente congresso di Area, uno delle due correnti di sinistra della magistratura, riunito a fine settembre a Palermo. Consesso cui hanno preso due leader del fronte progressista: Elly Schlein, segretario del Pd, e Giuseppe Conte, leader dei 5Stelle.

La butta lì il titolare del dicastero della Difesa. L’impressione è che Crosetto abbia concordato tutto con la presidente del Consiglio. «Non è possibile - rivela una fonte qualificata - che una frase del genere sia uscita dalla bocca di un ministro della Repubblica senza che quest’ultimo non abbia prima avuto un confronto con il presidente del Consiglio».

Oltretutto c’è un filo rosso tra l’uscita di Crosetto e le parole pronunciate da Meloni qualche mese fa, quando un giudice di Roma decise l’imputazione coatta del viceministro alla Giustizia meloniano, Andrea Del Mastro, per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio sul caso dell’anarchico Cospito. Quel giorno uscii un dispaccio firmato “Fonti di Palazzo Chigi” che prendeva di mira la magistratura e che recitava: «È lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso di inaugurare la campagna elettorale per le elezioni europee». Ecco perché in pochi dubitano che i due non si siano confrontati. Crosetto, va da sé, smentisce. Replica con un secco «No». Sia come sia, ora dopo ora la sfida con i magistrati continua a prendere quota. E in Consiglio dei Ministri salta prima la possibilità di inserire test psico-attitudinali per l'ingresso in magistratura: l'ipotesi, sulla falsariga di quanto avviene per forze di polizia e forze armate è emersa in mattinata durante il pre-Consiglio ed è stata presentata nella riunione, in cui sono stati discussi due decreti legislativi per la riforma dell'ordinamento giudiziario. Eppoi viene dato il via libera al provvedimento sulle 'pagelle' per le toghe.

Evocare il complotto contro il governo di destracentro solleva l’immediata reazione dell’opposizione e dell’Associazione nazionale dei magistrati. «Il ministro Crosetto venga a riferire in Aula» dicono in coro Pd, M5S, Alleanza Verdi e sinistra e Azione. I democratici si muovono anche su un altro piano e invocano che Crosetto debba riferire in commissione Antimafia. Il Pd appunto si muove per primo e richiede alla presidenza della commissione, Chiara Colosimo, per calendarizzare un’audizione del titolare della Difesa di fronte ai commissari dell’Antimafia. Nella riunione di oggi sarà scelta la data per ascoltarlo. Allo stesso il ministro della Difesa, da par sua, non intende sottrarsi. «Ho dato una risposta al fondo di un’intervista su tutt’altro. Una risposta nella quale racconto una cosa riferitami. Una preoccupazione, non un attacco. Dico che voglio riferire al Parlamento. Vengo attaccato, insultato, minacciato, offeso. Preventivamente. Dovrei avere paura? Non ne ho».

Ed è come se Crosetto volesse minimizzare rispetto all’uscita di domenica, quasi a voler pacificare il clima. I grillini sono infuriati. Dice Valentina D’Urso, capogruppo M5S in commissione Giustizia: «Si rechi in procura se ha elementi concreti con cui supportare quelle accuse. Le sue improvvide dichiarazioni hanno ringalluzzito quegli esponenti politici, in particolare di Forza Italia, che non perdono occasione per rilanciare la separazione delle carriere come madre di tutte le riforme, come priorità assoluta, come argine alla magistratura. Così facendo hanno svelato ancora una volta qual è il vero obiettivo di tutto il governo Meloni: addomesticare le Procure, assoggettare il potere giudiziario a quello esecutivo, in modo che il governo possa spadroneggiare indisturbato sulla Costituzione e sulle norme internazionali».

E non è un caso allora se Forza Italia ne approfitta per rilanciare la riforma della giustizia: «Non so che cosa ci sia alla base delle affermazioni del ministro Crosetto, persona corretta e con la testa sul collo - dice il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli -, noi prendiamo le sue parole come spunto per ribadire, rimarcare e sottolineare l’importanza e l’urgenza di una profonda riforma della Giustizia, anche per non cadere in equivoci e non fare di ogni erba un fascio. Non contro qualcuno ma a favore del Paese». E che la situazione abbia riportato le lancette indietro lo si comprende dall’uscita del leghista Andrea Crippa. «Crosetto ha ragione, la magistratura in Italia, non tutta però gran parte, ha sempre dimostrato che il centrodestra, quando è forte deve essere colpito. Salvini è l'esempio che una parte della magistratura non è che indaga in base a un'oggettiva colpevolezza ma in base ad appartenenze politiche. Quindi se sei di centrodestra sei penalizzato e mi aspetto, visto che il centrodestra è forte, come ha detto Crosetto qualche indagine o diceria, qualche intercettazione che verrà magari fuori tra qualche giorno su qualche giornale di sinistra, l' 80%». Ed è come se i due azionisti di minoranza del governo Meloni non volessero fermarsi. E volessero dunque continuare una guerra che dura da più trent'anni. E chissà se mai finirà.

di Alberto Falci   
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