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La Cpi scrive all'Italia sul caso Almasri: "Roma inadempiente, renda conto di quanto accaduto entro 30 giorni"

La Corte dell'Aja invia gli atti al governo sul caso del torturatore libico arrestato a Torino e scarcerato per essere rimpatriato in Libia contro l'ordine di cattura internazionale. Roma accusata anche di non avergli sequestrato cellulari e pc, come d'obbligo

Antonella A. G. Loidi A. L.   
Il torturatore libico Almasri arriva in Libia con un volo di Stato (Ansa)
Il torturatore libico Almasri arriva in Libia con un volo di Stato (Ansa)

L'Italia non ha collaborato e non ha cercato di interloquire con la Corte internazionale dell'Aja su Almasri. Non è tutto, perché non lo ha nemmeno perquisito e non ha proceduto al "sequestro dei materiali" in suo possesso, quali telefoni cellulari o pc. In conseguenza, il governo italiano è chiamato a rispondere per "inadempienza" davanti alla Camera preliminare, l'organismo giudiziario della Cpi che ha notificato a Roma l'avvio di una formale procedura di accertamento per una condotta difforme rispetto alle richieste dell'organismo giudiziario internazionale. L'Italia non ha infatti dato seguito a quanto prescritto dalla Corte dell'Aja - di cui il Paese è membro - ovvero il mandato di arresto nei confornti di Osama Elmasry-Almasri Njeem, il generale libico accusato di crimini contro l'umanità. Per questo, formalmente, si richiede all'Italia una memoria da inviare entro trenta giorni.

Secondo quanto scrivono Il Fatto quotidiano e Repubblica, che hanno dato la notizia, la Cpi chiede conto anche della "mancata cooperazione sulla perquisizione e il sequestro dei materiali" di Almasri. In ogni caso la Camera, "prima di qualsiasi accertamento di mancata cooperazione, ascolterà lo Stato richiesto", si chiede negli atti recapitati a Roma. E valuterà se "la questione debba essere deferita al Consiglio di sicurezza (dell’Onu, ndr) e/o all’Assemblea degli Stati" che aderiscono allo Statuto di Roma. Insomma, le risposte dovranno essere ben argomentate e convincenti.

Trenta giorni di tempo per dare spiegazioni

Il documento ancora recita: "La camera preliminare I (la "Camera") della Corte Penale Internazionale (la "Corte" o "CPI") invita con la presente la Repubblica Italiana ("Italia") a presentare osservazioni per spiegare la mancata consegna alla Corte di Osama Elmasry-Almasri Njeem dopo il suo arresto in territorio italiano", stando a quanto si legge nel documento della Corte, trasmesso a Roma. La Camera invita quindi l'Italia "a fornire, entro il 17 marzo 2025, informazioni relative alla mancata consegna" del torturatore libico nonché a "presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione e al sequestro di materiali" dei quali disponeva al momento dell'arresto.

La Corte scrive anche che la memoria dovrà essere inviata "in una delle lingue di lavoro della Corte", ovvero non in Italiano. Il parallelo con le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante la sua informativa in Parlamento non possono non tornare alla memoria. "Un atto scritto in inglese", aveva detto il Guardasigilli riferendosi al mandato d'arresto della Corte, presupponendo la difficoltà ad acquisirlo in tempi rapidi proprio a causa della lingua inglese usata dalla Cpi.

La ricostruzione dei fatti 

"Il 17 gennaio 2025 - si legge nella nota che ricostruisce quanto accaduto in quei giorni - la Corte è stata informata che Almasry si trovava all'interno dell'area Schengen, in un paese diverso dall'Italia. La Camera ha quindi accelerato la valutazione [...] e il 18 gennaio ha emesso, a maggioranza, un mandato d'arresto. Sempre il 18 gennaio, la Camera ha emesso un'ordinanza [...] che incarica il Cancelliere di inviare richieste di cooperazione [...] di sequestrare qualsiasi prova o dispositivo trasportato dal sospettato che possa contenere prove e di trasmettere tali prove alla Corte". 

"Il 18 gennaio - nota ancora la Corte - il cancelliere ha inviato richieste urgenti di arresto provvisorio di Almasry ai sei Stati europei in cui si riteneva che il sospettato potesse essere presente: uno di questi Stati era l'Italia". "Il 19 gennaio è stato arrestato dall'Italia a Torino e il 21 gennaio è stato rilasciato e riportato in Libia". E qui l'accusa da sottoporre a istruttoria: "L'Italia non ha cercato di avviare consultazioni con la Corte ai sensi dell'articolo 97 dello Statuto nel periodo tra l'emissione del mandato d'arresto e il ritorno di Almasry in Libia". Ora la parola passa al governo.

Antonella A. G. Loidi A. L.   
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