Tre soluzioni per Cospito. La lentezza dello Stato sta aggregando nuovamente la galassia anarchica

La Cassazione deve anticipare ad horas il verdetto. Il Dap deve firmare il trasferimento per garantire le cure mediche. Il ministro agisca su tutte le leve possibili. Se  Cospito dovesse morire, lo Stato non solo ha perso ma sarà responsabile di una nuova stagione di attentati

Cospito (Ansa)
Cospito (Ansa)

Lo Stato non si piega alla violenza” gridano in coro ministri e parlamentari di Fratelli d’Italia, che invocano “misure eccezionali contro la sfida dei terroristi”. A metà pomeriggio è intervenuto il ministro dell’Interno ma il registro delle parole non è cambiato molto: “Lo Stato non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili”. A ruota palazzo Chigi: “Lo Stato non scende a patti con chi minaccia”. Tutto assolutamente vero. Ma lo Stato  non può permettersi di far morire in carcere un detenuto. Chiunque esso sia. E’ il più grande fallimento dello stato dei diritti e delle pene. E invece, stiamo assistendo ad una drammatica escalation di matrice eversiva - anarchica contro uno Stato prigioniero di se stesso e di regole che per quanto sacrosante devono essere sapute amministrare. Diciamolo subito: ci sono già tante emergenze e problemi, non abbiamo bisogno di alimentare una spirale di violenza di matrice anarchica che si sa dove inizia ma non dove finisce. Invece, purtroppo, la situazione sta sfuggendo di mano. Nell’ultimo mese ci sono stati attacchi alle nostre sedi diplomatiche all’estero (Cipro, Germania, Spagna) a sottolineare la dimensione almeno europea del movimento anarchico, le città pullulano di scritte e si è chiusa ieri una settimana segnata da disordini e attentati entrambi con feriti, buste con proiettili. Una scia di fatti tutti uniti dal filo rosso dell’anarchia.  

Chi è Alfredo Cospito 

Il casus belli di tanta tensione è purtroppo noto: il regime di carcere duro (il 41 bis divieto assoluto di colloqui, contatti e permessi) cui è sottoposto Alfredo Cospito, 55 anni, in carcere da sei anni per il ferimento (gambizzazione) dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi nel 2012. Poiché origina tuto da qui, è importante spiegare bene l’iter giudiziario e processuale di Cospito. Come si arriva cioè al 41 bis, allo sciopero della fame in corso da 105 giorni e al rischio del “suicidio” in carcere. 

L’uomo sta scontando una ulteriore condanna a 20 anni per alcuni attentati qualificati come strage e per aver diretto la Fai, Federazione anarchica informale, che i giudici hanno considerato come associazione per delinquere con finalità di terrorismo. La pena, però, non è ancora definitiva perchè la Cassazione ha rinviato alla corte d’appello di Torino per un ricalcolo della pena circa alcuni fatti del 2006: Cospito e altri anarchici avevano posizionato due ordigni a basso potenziale esplosivo in due cassonetti dell’immondizia davanti all’ingresso della caserma alla scuola allievi carabinieri di Fossano, poi esplosi nella notte senza provocare nè morti nè feriti. Secondo la ricostruzione giudiziaria, il primo ordigno doveva servire ad attirare sul posto le forze dell’ordine, il secondo doveva esplodere subito dopo.

Secondo la corte d’Appello il reato è di strage semplice, la Cassazione invece ha ritenuto che si tratti di strage politica, «allo scopo di attentare alla sicurezza dello stato». Si tratta di un delitto di pericolo e non di danno ed è punito con l’ergastolo senza alcuna gradazione di pena e rientra tra i reati ostativi. Vale a dire che, per la sua gravità, non prevede alcun beneficio penitenziario se il detenuto non collabora con la giustizia. Si tratta di uno tra i reati più gravi del codice penale. Non è stato riconosciuto nemmeno nel processo per la strage di Bologna del 1980 che costò la vita a 80 persone all’ex Nar, Gilberto Cavallini.

La corte d'Appello ha sollevato la questione di costituzionalità davanti alla Consulta che è chiamata a chiarire se sia possibile applicare l’attenuante della “tenuità del fatto” anche nel caso di strage politica.

Il 41 bis, perchè

Nel frattempo, il 4 maggio 2022, Cospito è stato sottoposto al regime di carcere duro, con esclusione di ogni possibilità di corrispondenza e di detenere libri e scritti, diminuzione dell’aria a due ore e riduzione della socialità a una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti.

Il cambio di regime detentivo è stato motivato dagli scambi di lettere con altri anarchici e la pubblicazione di scritti su riviste d’area, che tuttavia Cospito mantiene da 10 anni e prima di maggio non erano mai stati ritenuti pericolosi.

Secondo i magistrati torinesi, questo epistolario farebbe riemergere l’esistenza di una vera e propria organizzazione anarchica e la rinascita della Federazione anarchica informale. Nel corso del processo, Cospito è intervenuto con dichiarazioni spontanee: «Oltre all'ergastolo ostativo, visto che dal carcere continuavo a scrivere e collaborare alla stampa anarchica, si è deciso di tapparmi la bocca per sempre con il 41 bis», ha detto, spiegando che «continuerò il mio sciopero della fame per l'abolizione del 41 bis e dell'ergastolo ostativo fino all'ultimo mio respiro, per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo paese». Fino all’ultimo respiro. Appunto. Lo sciopero della fame va avanti dal 20 ottobre. Le condizioni di salute del detenuto sono gravemente compromesse come attestano numerose visite mediche e come si legge su vari certificati. Cospito ha perso 40 chili, è caduto fratturandosi il setto nasale e le sue condizioni di salute, ha riferito il Garante nazionale per le persone private della libertà, Mauro Palma, sono “in progressivo deterioramento”. Da qui la richiesta di trasferirlo “in tempi rapidi” in un altro carcere, dotato di una struttura “in grado di garantire un immediato intervento” sanitario se la situazione dovesse peggiorare. Angelica Milia, medico di fiducia dell'uomo, ha rilanciato ieri l'allarme: “Ha valori di potassio molto bassi e ha perso un ulteriore chilo, ora pesa 73 kg. Abbiamo aumentato la terapia per evitare aritmia e fibrillazione cardiaca che potrebbero essergli fatali. Va trasferito in una struttura adeguata”.

Tre possibili “soluzioni”

Il trasferimento è una delle possibilità sul tavolo. E’ un atto amministrativo disposto dal Dap, sulla base di un parere medico. Non si toccherebbe la pena, che resta il carcere duro. Un’altra strada è il ricorso che il legale Flavio Rossi Albertini ha presentato in Cassazione contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha respinto un reclamo contro l'applicazione del 41 bis per 4 anni.L'udienza fissata al 20 maggio è stata eccezionalmente anticipata al 7 marzo, troppo tardi viste le condizioni fisiche di Cospito. Una terza strada è nella mani del ministro Nordio: domani in Commissione alla Camera risponderà ad alcune interrogazioni parlamentari. Il Guardasigilli ha assicurato che segue “con la massima attenzione” la vicenda, ricordando come spetta all'autorità giudiziaria poter disporre di una sospensione della pena o chiedere al ministro una revoca del regime speciale. Dai magistrati - al momento - non sono arrivati segnali. E’ chiaro però che il ministro potrebbe ben facilmente muoversi per facilitare il trasferimento in una struttura adeguata sotto il profilo dell’assistenza medica. Oltre che sollecitare per anticipare la decisione del 7 marzo, un tempo insostenibile per uno che fa lo sciopero della fame. Che succede se in queste attese assurde il detenuto dovesse morire? Lo Stato che oggi invoca rigore e nessuno sconto e rivendica il dovere della pena, di cosa si potrà maggiormente vantare se Cospito dovesse morire? Della lunghezza dei tempi delle decisioni?  Dell’applicazione del 41 bis per aver scritto lettere “eversive" dal carcere? Diceva ieri l’avvocato Rossi Albertini commentando le dichiarazioni muscolari e fiere di palazzo Chigi e dei parlamentari di Fratelli d’Italia:  “L’esecutivo sembra fermo al marzo del 1978. Qui non si discute se cedere alle pressioni ma se ricorrono le condizioni per mantenere il mio assistito al 41 bis”. Non  “una questione di muscoli - quindi - ma di diritto, di interpretazione estensiva di una norma eccezionale. Il 41 bis dovrebbe essere applicato nei casi tassativi previsti dalla legge, è una norma di stretta interpretazione. Per Cospito è stato ampliato, dilatato il perimetro applicativo e dopo 105 giorni di sciopero della fame siamo ancora in attesa della decisione del Ministro”.

Escalation

Senza contare che i ritardi dello Stato sono riusciti nell’impresa di ridare fiato e vita alla galassia delle sigle anarchiche che, anzi con qualche ritardo rispetto al passato, si sono messe in moto firmando azioni in Italia e in Europa. Cominciò tutto il 2 dicembre con l’attentato all’attaché diplomatica della nostra ambasciata ad Atene (Barbara Schlein, sorella di Elly, deputata e candidata alla segreteria del Pd). Ha visto nelle ultime settimane piccole azioni a bassa intensità un po’ in tutta Italia fino all’escalation dell’ultima settimana. Venerdì sera intorno alle 22, cinque

uomini incappucciati, ripresi dalle telecamere di sicurezza, sfondano con barattoli di vernice rossa la vetrata d’ingresso del palazzo che ospita il consolato generale italiano nella città. Poi imbrattano una parete esterna dell’edificio con tre scritte in catalano a vernice nera: «Italia Stato assassino», «Libertà per Cospito» e «Amnistia totale», la traduzione. Poche ore dopo, alle 3 di notte, due auto in fiamme a Berlino, una delle due ha la targa diplomatica italiana ed appartiene al primo consigliere Luigi Estero.  I fatti sono collegati: azioni concordate e simmetriche in due capitali dove la rete anarchica può contare su cellule attive. L’intelligence non ha mai avuto dubbi: la matrice è comune ed è anarchica e mette insieme il fatto che da settimane gli anarchici stanno alzando il tiro un po’ ovunque. La nuova linea non si limita più solo ad atti dimostrativi  ma comprende mobilitazioni di piazza e attentati dinamitardi eseguiti con il medesimo modus operandi. Tutte azioni che vengono con orgoglio rivendicate e collegate alla detenzione di Cospito. E arriviamo cosi alle ultime ore: a Torino è stato incendiato un ripetitore della telefonia mobile; sabato pomeriggio guerriglia urbana a Trastevere, poliziotti feriti e 41 arresti; la bomba al commissariato Prenestino; la lettera al direttore del Tirreno con dentro un proiettile e il messaggio di minacce ai giudici: “Se Alfredo Cospito muore i giudici sono tutti obiettivi/ 2 mesi senza cibo/ fuoco alle galere”. Sui siti riconducibili al mondo anarchici si parla di “chiamata internazionale all’azione” e ci sono vari messaggi di rivendicazione dei fatti dell’ultima settimana.

La stretta del Viminale

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il capo della Polizia Lamberto Giannini hanno deciso “una stretta”. In settimana si riuniranno con i vertici dell’intelligence e della polizia di prevenzione. Ci sarà un innalzamento della tutela per gli obiettivi sensibili, in Italia e all’estero considerati i legami con gruppi di analogo orientamento in Grecia, Spagna, Germania, Francia e Sudamerica. 

Ora, al di là della politica che proclama fermezza e rifiuta ogni trattativa, i responsabili della sicurezza non possono non notare che “una galassia, quella anarchica, quasi dormiente per fortuna da anni, abbia trovato nel caso Cospito nuova benzina per organizzare una nuova stagione di azioni”. E tutto perchè? Perchè è stato dato il 41 bis ad uno che ha scritto e pubblicato testi politici e di matrice eversiva. Peggio che mai: perchè lo Stato, quello fermo e che non molla, non riesce ad arrivare ad una decisione in tempi decenti. La Cassazione decida subito ( e non il 7 marzo) sul ricorso contro il 41 bis. Il Dap trasferisca d’urgenza in un carcere con un servizio sanitario adeguato questo cittadini detenuto. Il ministro si metta una mano sulla coscienza e trovi una soluzione. Questo non vol dire “scendere a patti con chi minaccia”. Vuol dire gestire le emergenze, create tra l’altro con le proprie mani. Vuol dire essere uno Stato autorevole.