[il caso] La Corte europea dei diritti dell’Uomo vuole capire perchè Berlusconi è stato condannato

A 8 anni dalla condanna per frode fiscale sulla vicenda della compravendita dei Diritti tv, la Cedu ha dichiarato “fondato” il ricorso del Cavaliere. E chiede di rispondere a 10 domande sulla tutela dell’imputato. Cosa può succedere adesso

Silvio Berlusconi (Foto Ansa)
Silvio Berlusconi (Foto Ansa)

In quella sentenza, e in quella condanna, c’è qualcosa che non va. Il governo italiano deve “verificare”. E “spiegare”. Chi lo chiede è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), una sorta di quarto grado europeo per chi ritiene di aver subìto condanne ingiuste.  La condanna, e la sentenza da verificare e spiegare , sono quelle del primo agosto 2013 quando la sessione feriale della Corte di Cassazione, quella che si riunisce per le emergenze durante le ferie d’agosto,  condannò l’allora senatore Silvio Berlusconi a quattro anni per frode fiscale nell’ambito dell’infinita vicenda che riguarda la compravendita dei diritti Tv. Sentenza definitiva per un’indagine iniziata dieci anni prima e arrivata in Cassazione già decapitata da una raffica di prescrizioni di una serie di fatti e reati. Una sentenza storica perchè Berlusconi fu costretto a lasciare il Senato in applicazione della legge Severino. Fu privato di titoli, incarichi e potere. Soprattutto fu interdetto a svolgere, nei fatti, la sua funzione di leader politico. Fu condannato ad un anno e mezzo di servizi sociali. Una sentenza che segnò il declino politico di Forza Italia

Una stagione mai chiusa nè risolta

Insomma, chi c’era si ricorda bene cosa si respirava in quei giorni e in quelli successivi: la fine di un’epoca, la “fine del ventennio”, la chiusura del sipario su Berlusconi e sul berlusconismo, lo scontro infinito politica-giustizia, le leggi ad personam. Una stagione finita ma non archiviata, meno che mai risolta. Stanno accadendo troppe cose perchè questo possa avvenire: i fatti che da un paio d’anni stanno coinvolgendo i vertici della magistratura, le correnti, la spartizione degli incarichi, i condizionamenti nelle nomine degli uffici e l’individuazione, anche da parte delle toghe, di un avversario politico (vedi le chat di Luca Palamara); il file audio del giudice Amedeo Franco, uno dei togati di quel collegio di Cassazione, che andò da Berlusconi a dirgli che la stanza fu pilotata. Peccato che il file audio sia spuntato nell’estate 2020 (allegato al ricorso a Strasburgo) e che nel frattempo Franco fosse defunto. Il presidente di quel collegio, Antonio Esposito, oramai in pensione, ha fatto esposti e querele. Una domanda: perchè Franco non manifestò allora il dissenso di cui ha parlato poi con lo stesso Berlusconi? Veleni, ombre, sospetti che adesso trovano il supporto giuridico dei giudici di Strasburgo.  

Ricorso ammissibile

Il 26 aprile scorso la Cedu ha comunicato al governo l’ammissibilità del ricorso di Silvio Berlusconi contro la sua condanna per frode fiscale nel 2013. E chiede di spiegare una serie di punti, dieci in tutto, che hanno a che fare appunto con lo svolgimento del processo, se è stato equo, e giusto.  Inizia così una sorta di nuovo processo sul processo che dovrà fornire alla Corte gli elementi per arrivare a un verdetto. Nel ricorso, inviato alla Corte di Strasburgo il 28 dicembre 2013, i legali di Berlusconi - Ghedini, Coppi, Nascimbene, Keir Starmer e Steven Powles - sostengono che l'Italia ha violato in vari modi il suo diritto a un equo processo, il suo diritto a non essere processato per un reato che gli era stato contestato in altri 2 processi e la negazione delle attenuanti.  Almeno sette domande delle dieci a cui i giudici della Cedu chiedono di rispondere riguardano tutte l'equo processo. La settima e l’ottava l'applicazione delle attenuanti e l'ultima chiede di spiegare perchè Berlusconi sarebbe stato processato più volte per lo  stesso reato. In base alle regole della Corte di Strasburgo il Governo ora ha 16 settimane per rispondere. Entro il 15 settembre.

Dieci domande

Le domande rivolte al Governo dalla Corte di Strasburgo puntano in primo luogo ad avere chiarimenti sull'indipendenza e la modalità di  formazione, in base alle leggi italiane, dei tribunali che hanno giudicato Berlusconi. Per i giudici europei è un aspetto essenziale per determinare se vi sia stato o meno un equo processo e quale impatto abbia avuto il rifiuto, da parte del tribunale di Milano, della richiesta di Berlusconi di spostare il processo altrove. Pretende chiarimenti, sempre per i giudici europei,  l'assegnazione del caso alla sezione feriale della Corte di Cassazione invece che alla Quinta, specifica su materia fiscale e che già aveva trattato casi analoghi a quello della compravendita dei Diritti Tv con esiti opposti a quelli della sezione feriale. Un’altra questione sollevata dalla Corte di Strasburgo riguarda le dichiarazioni fatte alla stampa dall'ex giudice Antonio Esposito, allora presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione, dopo la lettura del dispositivo della sentenza ma prima che ne fossero depositati i motivi. I lunghi virgolettati furono pubblicati su Il Mattino di Napoli. I giudici europei vogliono sapere se questo gesto ha leso il principio d'imparzialità della Corte di Cassazione. Vogliono sapere anche se Berlusconi ha avuto la possibilità di contestare questa eventuale violazione davanti a un tribunale italiano. Altre quattro domande rivolte al Governo italiano riguardano  vari aspetti procedurali. La Corte vuole sapere se altri tribunali italiani, negli anni, hanno violato il diritto di Berlusconi a partecipare al proprio processo quando sono state rifiutate le sue domande di legittimo impedimento per rinviare l'udienza per motivi legittimi e di salute. E anche se il leader politico è stato privato del suo diritto a conoscere la natura delle accuse rivoltegli a causa del rifiuto del tribunale di Milano di tradurre alcuni documenti del fascicolo. O ancora se l'ex Premier ha avuto sufficiente tempo per preparare la sua difesa e se l'impossibilità di interrogare  alcuni testimoni ha violato il diritto all'equo processo.

Le risposte del governo italiano

Non saranno facili. Ma saranno decisive. Inutile precorrere i tempi. Del resto a otto anni dalla sentenza e ben sette dal ricorso che giace sui tavoli della Cedu dal febbraio 2014, sarebbe ridicolo avere fretta adesso. Ed è un esercizio super tecnico fare scenari su cosa potrebbe succedere dopo se la Corte dovesse “condannare” lo Stato italiano per aver leso i diritti di un proprio cittadino sottoponendolo ad un processo ingiusto. Anche perchè per anni abbiano scritto che Berlusconi è stato in fuga dai suoi processi puntando sempre alla prescrizione. Certo colpisce come ieri nessuno avvocato del Cavaliere abbia voluto commentare. Anche tra i parlamentari, nessuno ne ha voluto fare un caso. “Troppo presto e anche troppo tardi” è l’unico commento amaro strappato ad un tecnico che conosce il dossier. Troppo presto perchè gli scenari che si potrebbero aprire sono infiniti. Troppo tardi perchè sette anni per un giudizio di ammissibilità sono anche questi veramente troppi. In questo frattempo, infatti, Berlusconi ha scontato la pena, ottenuto la riabilitazione totale recuperando tutti i suoi diritti tanto che è stato eletto al Parlamento europeo. Quella sentenza del 2013 però impedisce alla Fininvest di detenere le quote eccedenti il 9,99% di Banca Mediolanum. Un diritto contestato proprio perchè la condanna per frode fiscale ha tolto i requisiti di “onorabilità” necessari per detener le quote. In parallelo a Strasburgo, per riottenere i requisiti di onorabilità,  gli avvocati di Berlusconi hanno proposto alla Corte d’Appello di Brescia la revisione del processo milanese.

L’ira di Esposito

L’unica reazione di giornata è stata quella del giudice Esposito, oramai in pensione ma possiamo dire perseguitato da quella sentenza. Prima il procedimento disciplinare (archiviato) per l’intervista “rubata” ma finita sui giornali a poche ore dal verdetto. Poi per il suo collega Franco, pace all’anima sua, che era andato da Berlusconi per dirgli che il verdetto era stato pilotato. Adesso anche la Cedu. Esposito non si perde d’animo: “Ho dato mandato ai miei legali di chiedere di potere partecipare al giudizio che si svolgerà a Strasburgo, presenteremo memorie e documenti”.

Entro il 15 settembre il governo dovrà rispondere. Per scritto. E “senza grigi” fa notare un avvocato esperto di procedure dinanzi alla Cedu, “cioè le risposte dovranno essere Sì o no e poi a seguire le argomentazioni del caso”. E’ chiaro che l’Italia risponderà no. Come hanno già fatto i giudici che hanno archiviato l’indagine su ipotetiche irregolarità nell’assegnazione della causa alla sezione feriale della Cassazione. Poi ci sarà la replica dei difensori del Cavaliere. Tutto scritto. Ma  tutto con tempi indefiniti. E mentre va avanti il processo Ruby ter, procedimento nato da un processo già concluso con la formula “il fatto non costituisce reato”.