Coraggio Italia e partito di Dibba e Casaleggio, le due calamite per gli ex M5s
Dopo qualche settimana di bonaccia, ripartono vorticosi i movimenti parlamentari. Che sono destinati ad aumentare esponenzialmente fino all’elezione del presidente della Repubblica
Dopo qualche settimana di bonaccia, ripartono vorticosi i movimenti parlamentari. Che sono destinati ad aumentare esponenzialmente fino all’elezione del presidente della Repubblica, che su Tiscalinews vi raccontiamo e vi racconteremo come un “tutti i cambi di gruppo minuto per minuto” e che influiscono e influiranno sulla composizione di Montecitorio, oltre che su quella dei gruppi.
La scomparsa di Epifani
Andiamo per ordine: la scomparsa di Guglielmo Epifani, gentiluomo della politica e del sindacato, che era stato eletto sul proporzionale come tutti i parlamentari di Liberi e Uguali che non si aggiudicarono nessun collegio uninominale, nel 2018 – da plurieletto - optò per la circoscrizione Sicilia 2 e, come sempre accade in questi casi, non ci sarà bisogno di suppletive, ma subentrerà la prima dei non eletti: l’avvocata messinese Maria Flavia Timbro, il cui ingresso a Montecitorio sarà ufficializzato oggi.
Le suppletive d’autunno
Invece, come noto, le suppletive d’autunno serviranno per il collegio uninominale di Siena, dove era eletto l’ex ministro dell’Economia e delle Finanze dei governi di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan, che ha lasciato Montecitorio per andare a presiedere Unicredit.
E in queste ore dovrebbero essere ufficializzate anche le dimissioni di Emanuela Del Re, ex viceministra pentastellata degli Esteri e della Cooperazione internazionale in entrambi i governi di Giuseppe Conte, che al momento non sono state ancora annunciate in aula. Del Re – che lascerà Montecitorio perché è stata nominata rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Sahel - era eletta nel collegio uninominale di Roma Primavalle, dove Conte non correrà, anche perché tutt’altro che blindato.
M5S e Coraggio Italia
E poi questi giorni di ripresa dei lavori parlamentari hanno portato nuovamente un vortice di movimenti e di cambi di gruppo.
A funzionare da acceleratore, stavolta, sono fondamentalmente due fatti: il big bang del MoVimento Cinque Stelle, i cui gruppi a Camera e Senato registrano l’esodo più forte della storia parlamentare della Repubblica italiana e la nascita di Coraggio Italia, la creatura del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che hanno dimostrato con i fatti che si possono espugnare roccaforti ritenute inespugnabili e che ora sembrano inespugnabili, ma dalla parte opposta.
E queste due storie, il MoVimento che cambia pelle e Coraggio Italia che cresce e che oggi è a 24 deputati e 7 senatori e al 3,5 per cento nei sondaggi, tantissimi e tantissimo in meno di due settimane, si incrociano.
Perché la creatura di Toti e Brugnaro è piena di ex pentastellati; una senatrice, Marinella Pacifico, e otto deputati: Fabio Berardini, Fabiola Bologna, Matteo Dall’Osso, Carlo Ugo De Girolamo, Martina Parisse, Marco Rizzone, Gianluca Rospi a cui si è aggiunto oggi Emilio Carelli.
La costituzione del gruppo
Ma andiamo con ordine: il 27 maggio c’è stata la costituzione del gruppo di Coraggio Italia alla Camera, presieduto dall’ex coordinatore azzurro veneto Marco Marin, ex schermidore che nella sciabola è stato olimpionico a Los Angeles ed è salito sul podio olimpico anche a Barcellona e a Seul con un totale di un oro, due argenti e un bronzo alle Olimpiadi, oltre ovviamente alle medaglie ai mondiali.
Lo stesso giorno, una dei 24 deputati del nuovo gruppo di Toti e Brugnaro, l’allora ex leghista Tiziana Piccolo, ha cambiato idea e, esattamente come aveva mandato la lettera di adesione al nuovo gruppo, postina attivissima di Montecitorio, ne ha mandata un’altra per dire che tornava con Matteo Salvini.
Ma questo doppio cambio di gruppo della Piccolo in poche ore, probabilmente il record mondiale nella storia di Camera dei deputati e Senato della Repubblica, non ha pesato sulla consistenza di Coraggio Italia, tanto che poche sedute dopo sono arrivati ufficialmente il senatore Sandro Biasotti, ex presidente della Liguria, che ha lasciato Forza Italia per aderire al gruppo Misto di Palazzo Madama e alla componente “IDEA e Cambiamo”, che è l’anteprima di Coraggio Italia appena arriveranno i tre senatori necessari per un gruppo autonomo, ed è tornato il ventiquattresimo membro alla Camera: l’ex vicedirettore del Tg5 e direttore di Skytg24 Emilio Carelli, eletto per il MoVimento nel collegio uninominale di Roma-Fiumicino, che aveva lasciato i pentastellati al momento della crisi del Conte bis, spiegando che non sopportava lo scivolamento a sinistra di quello che era stato il suo mondo e andando nel Gruppo Misto alla ricerca di una purezza neo pentastellata e moderata, ringraziando comunque Luigi Di Maio per il lavoro insieme.
Carelli
E non è un caso che proprio l’uscita di Carelli nella crisi di gennaio fu la prova, quasi una cartina di tornasole, che il Conte ter non sarebbe mai nato e che si andava verso il governo di Mario Draghi.
E non è un caso nemmeno che proprio Carelli ieri abbia firmato l’intervento sulla fiducia sul decreto riaperture, il primo in assoluto di un parlamentare di Coraggio Italia, insistendo sul fatto che il nuovo partito di Toti e Brugnaro è il partito di Draghi. E anche di Mattarella.
Tanto che l’ex direttore del tigì di Sky, fra gli applausi dei colleghi del suo gruppo, ha concluso la sua dichiarazione di voto con un omaggio al Capo dello Stato: “Presidente, l'occasione di questa dichiarazione di fiducia al Governo vuole essere, anche per Coraggio Italia, l'occasione preziosa per rivolgere un saluto riconoscente al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l'impegno e l'alto senso delle istituzioni con cui ha ricoperto il suo ruolo in questi mesi difficili di pandemia, ma anche per la fermezza e la sensibilità politica con cui ha risolto una delicata crisi di Governo, nei mesi scorsi”.
Ma se Carelli e i suoi sette compagni ex pentastellati di “Coraggio Italia” (che in gran parte stimano Luigi Di Maio, che è rimasta l’immagine moderata di quel mondo) sono l’avanguardia della parte del MoVimento che non si riconosce più nella creatura così diversa da quella arrivata alle Camere come primo partito nel 2018, che non vogliono morire sovranisti come i loro ex compagni andati con Meloni e Salvini, c’è un’altra parte, quella più legata alla protesta e alla forza eversiva del MoVimento del 2018, che invece si riconosce nelle figure di Alessandro Di Battista, finora quasi nannimorettiano nel suo essere a cavallo fra “mi si nota di più se vengo o non vengo” e di Davide Casaleggio, dopo l’ufficializzazione della rottura con i Cinque Stelle.
Le figure di Dibba e Casaleggio
E proprio le figure di Dibba e di Casaleggio junior possono essere quelle che uniscono tanti ex pentastellati sparsi nei gruppi Misti di Camera e Senato, fra cui figure un tempo apicali come l’ex ministra per il Sud del governo gialloverde Barbara Lezzi, il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra e, sia pure non parlamentare, l’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta, che ha salutato la compagnia in settimana.
Con loro potrebbero esserci quelli de “L’alternativa c’è”, che sono i più organizzati a livello parlamentare: quattro senatori guidati da Mattia Crucioli e quindici deputati che stanno lievitando giorno dopo giorno; ultima della serie Jessica Costanzo, uscita dal gruppo per il rifiuto di votare la fiducia a Draghi, ma che inizialmente non aveva seguito gli altri ne “L’alternativa c’è”, ma era andata per qualche mese nel Misto-Misto.
Ne mancano solo cinque ora per fare un gruppo autonomo a Montecitorio. Ma l’impressione è che, appena Dibba e Casaleggio si strutturano, gli spostamenti saranno molti di più. Anche in vista della corsa al Colle.